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La Cina “frena” l’incontro tra Francesco e il Dalai Lama

China flag and the Pope Francis – it

Jeffrey Bruno & Lianqing Li

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 11/12/14

La Santa Sede privilegia il dialogo con le autorità cinesi

E’ arrivato alle 11 di questa mattina a Roma il Dalai Lama per partecipare al summit dei Nobel per la Pace. Accolto con una cerimonia tradizionale di benvenuto da buddisti in arrivo da tutt’Italia e anche dalla Svizzera e dalla Francia, la massima autorità religiosa buddista ha chiarito che non ci sarà un incontro con papa Francesco perché l’amministrazione del Vaticano sostiene che non è possibile, potrebbero crearsi inconvenienti” ma nessun problema nei loro rapporti (La Stampa, 11 dicembre).

IL PRECEDENTE IN SUDAFRICA
Il Vaticano, scrive La Repubblica (10 dicembre), ha ricevuto nelle scorse settimane una richiesta di incontro da parte della "diplomazia" tibetana: lo stesso Segretario di Stato Parolin ha partecipato ad elaborare la decisione della Santa Sede, che inevitabilmente ha tenuto conto delle pressioni che la Cina fa contro leader politici e governi che accettano il confronto con il leader religioso tibetano in esilio. Erano state proprio le pressioni della Cina sul governo del Sudafrica a far cancellare il vertice mondiale dei premi Nobel che era stato fissato in Sudafrica ed è stato spostato in Italia dopo che il governo di Pretoria aveva rifiutato il visto di ingresso al Dalai Lama.

LA LINEA DEL VATICANO
Dall’entourage della massima autorità buddhista, sostiene il Corriere della Sera (11 dicembre), trapela una certa delusione. Ma la Santa Sede ha privilegiato il dialogo sottotraccia tra Cina e Vaticano, che si è già manifestato con la telefonata tra il Papa e il premier Xi, lo scambio di messaggi nel volo verso Seul (è stato il primo pontefice che ha potuto attraversare lo spazio aereo cinese) la possibile intesa sulle nomine dei vescovi, l’Asia come priorità del pontificato e quella frase di Francesco: «Se andrei in Cina? Ma sicuro, domani!». Un dialogo epocale tra realtà millenarie che non è il momento di complicare.

APPELLO ALLA CONVIVENZA E ALL'ARMONIA
"Le guerre in nome della religione sono incomprensibili", ha ribadito al suo arrivo a Roma. "Bisogna ribadire con forza la necessità di realizzare in nome della religione e di promuovere l'armonia tra le religioni, come è stato fatto in India che è un esempio di convivenza pacifica" – ha aggiunto il leader spirituale del buddhismo – "tutti abbiamo la responsabilità di promuovere l'armonia" (Ansa, 11 dicembre).

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