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Francesco usa la medicina della misericordia

Pope Francis

© JEFFREY BRUNOALETEIA

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 09/12/14

Monsignor Coda: nessuna rottura col Magistero tradizionale, è in perfetta sintonia con il Vaticano II

Papa Francesco sta trasformando il magistero della Chiesa Cattolica? C'è chi sostiene che lo stia mutando in un "magistero liquido", ben lontano dai dettami della Chiesa originaria.

IL SENSUS FIDEI
Alcune analisi, come quella de Il Foglio (11 ottobre 2013) sostengono che con Bergoglio «è in corso la fondazione di una nuova religione, di una neo chiesa in netta rottura, non solo con i predecessori, ma con il Magistero cattolico perenne. Il Papa venuto “dalla fine del mondo” sta operando – ed è un’evidenza, per chiunque la voglia vedere – una veloce dissoluzione della dottrina cattolica che, attraverso un erosivo “magistero liquido”, va a intaccare il sensus fidei così come trasmesso dalla Tradizione, che è la seconda via della Rivelazione».

PECCATO ORIGINALE E RISURREZIONE
Nella intervista concessa a Eugenio Scalfari (La Repubblica 1 ottobre), il Papa «arriva a sostenere che “il Figlio di Dio si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza”». Secondo Il Foglio, «per il Papa, che fa dell’antropocentrismo spinto e della “teologia dell’incontro” la cifra distintiva del suo pontificato, sparisce la finalità redentiva della kenosis del Figlio. Cristo si è incarnato per redimere l’uomo dalla schiavitù del peccato originale (anche questo sparito dal “magistero” bergogliano in luogo di un inaccettabile e pernicioso cainismo) e, attraverso la croce, farlo rinascere alla vita nuova della Risurrezione. Questo dice il cattolicesimo. Qui e solo qui è possibile la vera fratellanza in Cristo che non è quella umanitarista da ong e sentimentalista, tanto sbandierata quanto inaccettabile, di Papa Francesco».

VALUTAZIONI SCORRETTE
«È sorprendente come si possano dare valutazioni tanto scorrette quanto gratuite e offensive – sentenzia ad Aleteiamonsignor Pietro Coda, docente di Teologia sistematica e preside dell'Istituto Universitario Sophia a Loppiano – valutazioni non solo nei confronti di Papa Francesco, ma della stragrande maggioranza del Popolo di Dio che mostra di cogliere spontaneamente e in profondità il genuino significato evangelico delle sue parole e dei suoi gesti. Il fatto è che Papa Francesco rilancia con straordinaria limpidezza e con determinata tenacia la spinta di rinnovamento del Concilio Vaticano II che ha tradotto, nel nostro tempo, l’ininterrotta spinta di rinnovamento del Vangelo al cuore della vita e della missione della Chiesa». 

NESSUNA ROTTURA COL MAGISTERO
Secondo monsignor Coda «non c’è dunque nessuna rottura». Al contrario, «la “traditio” e cioè la trasmissione della verità del Vangelo di Gesù – dimensione tanto fondamentale della Chiesa che senza di essa la Chiesa semplicemente non sussiste – è un evento vivo e sempre nuovo. Avere le radici nel Vangelo vuol dire aprire le ali al soffio dello Spirito. Ascoltare la voce di Gesù Cristo vuol dire ascoltare – come dice il libro dell’Apocalisse – “ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa” (cfr. Ap 2,7): così che le parole di Gesù, che mai passeranno (cfr. Mc 13,31), diventino effettivamente udibili, comprensibili e vivibili dai nostri contemporanei».

LA FRATELLANZA SECONDO BERGOGLIO
Ma allora quando Bergoglio afferma, ad esempio, che “il Figlio di Dio si è incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della fratellanza”, cosa vuole intendere? «Intendeva dire – sostiene il teologo – quello che ha detto Gesù a chiare lettere: c’è un solo Padre e noi siamo tutti fratelli (cfr. Mt 23,8-9)! È il cuore del messaggio di Gesù, che nella sua pasqua di morte e risurrezione, grazie all’effusione “senza misura” (cfr. Gv 3,34) dello Spirito Santo, diventa il dono e il programma della sequela dei cristiani. Non dice Paolo che Gesù è “il primogenito tra molti fratelli?” (cfr. Rom 8,29)». 

"FIGLI NEL FIGLIO"
Il sentimento di fratellanza, «infuso nell’anima degli uomini da Gesù, è il frutto di quel dono dello Spirito Santo che, appunto, ci fa “figli nel Figlio” (cfr. Gal 4,5-6). Certo, diventare figli di Dio e fratelli in Cristo implica essere liberati dal peccato della separazione da Dio e dagli altri. Ma l’accento va messo sulla grazia e non sul peccato. Non dice Paolo: “Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia” (Rom 5,20)?».

UOMO DI DIO
Dunque si può replicare che Papa Francesco sia un sentimentalista o un umanitarista, dicendo che è semplicemente «un uomo di Dio». «Com’è possibile non rendersene conto – si interroga monsignor Coda – e non ringraziare il Padre per il dono ch’egli è per la Chiesa e per l’umanità? Non c’è niente di sentimentale in lui: al contrario, c’è lo stile – nel parlare e nell’agire – di un vero discepolo di Gesù chiamato a esercitare nella Chiesa il ministero di Pietro, con umiltà e fiducia nella grazia di Dio, un discepolo che continuamente attinge alla preghiera, alla meditazione della Parola di Dio, al nutrimento spirituale che ci è offerto dalla dottrina della Chiesa e dalla testimonianza dei Padri, dei Dottori e dei Santi, la luce e la forza interiore per discernere, per decidere e per guidare. Un esempio straordinario!».

LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA
Francesco, è il pensiero dell'autorevole teologo, «è un Papa “riformatore”, come sempre li ha conosciuti, di tempo in tempo, la storia della Chiesa. Egli s’impegna con decisione e parresia a realizzare quanto insegna il Vaticano II nella Lumen gentium: “la Chiesa, che abbraccia nel suo seno peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, di continuo avanza nel cammino della penitenza e del rinnovamento” (n.8). E come vero Papa riformatore, Francesco usa innanzitutto la “medicina della misericordia”, come la chiamava San Giovanni XXIII, ma, quand’è necessario, sa anche usare la sferza: “perché – dice la Scrittura (cfr. Eb 12,6) – il Signore educa colui che Egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio”».

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