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Papa Francesco ai cristiani ad Erbil: “la vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda”

Sala Stampa della Santa Sede - pubblicato il 06/12/14

Videomessaggio inviato ai profughi cristiani di Mosul rifugiatisi ad Erbil, nel Kurdistan iracheno

Papa Francesco ha mantenuto la promessa. In occasione del Concistoro dello scorso ottobre, dedicato alla situazione in Medio Oriente e in particolare a Siria e Iraq, mons. Louis Raphael I Sako, il patriarca caldeo di Baghdad, gli aveva chiesto di scrivere un messaggio ai cristiani iracheni costretti dalla feroce avanzata delle forze armate dell’Isis a fuggire dalle proprie case. "La nostra gente – disse mons. Sako in un’intervista ad Aleteia – ha bisogno della sua parola di consolazione e di incoraggiamento. Gli ho chiesto di scrivere un messaggio personale, una piccola lettera pastorale, come faceva l’apostolo Paolo per le prime comunità cristiane per esortare i cristiani a perseverare".

In realtà, papa Francesco si era dichiarato disponibile ad andare in Iraq di persona, ma finora le condizione di sicurezza non lo hanno consentito. Anche in occasione della sua recente visita in Turchia, Bergoglio – come ha rivelato lui stesso parlando con i giornalisti sull’areo che lo riportava a Roma – aveva espresso il desiderio di visitare i campi profughi al confine tra Turchia e Siria, ma anche questa possibilità è stata esclusa.

Così il pontefice ha affidato un suo videomessaggio al cardinale Philippe Barbarin, che in questi giorni si trovain visita ai cristiani di Mossul rifugiatisi ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, nel quadro del gemellaggio tra la sua diocesi di Lione e Mossul.

"Anche io, vorrei essere lì – dichiara Papa Francesco -, ma poiché non posso viaggiare, lo faccio così… ma vi sono tanto vicino in questi momenti di prova".

Di seguito pubblichiamo la trascrizione del videomessaggio inviato dal Papa ai profughi e che è stato presentato oggi, nel corso della visita di due giorni del cardinale Barbarin:

* * *
Cari fratelli e sorelle,

vorrei salutare tutti e ciascuno di voi, insieme al Cardinale Philippe Barbarin, che nuovamente vi porta la preoccupazione e l’amore della Chiesa tutta. Anche io, vorrei essere lì, ma poiché non posso viaggiare, lo faccio così… ma vi sono tanto vicino in questi momenti di prova. Ho detto, nel ritorno dal mio viaggio in Turchia: i cristiani sono cacciati via dal Medio Oriente, con sofferenza. Vi ringrazio della testimonianza che voi date; c’è tanta sofferenza nella vostra testimonianza. Grazie! Grazie tante!

Sembra che lì non vogliano che ci siano i cristiani, ma voi date testimonianza di Cristo.

Penso alle piaghe, ai dolori delle mamme con i loro bambini, degli anziani e degli sfollati, alle ferite di chi è vittima di ogni tipo di violenza.

Come ho ricordato ad Ankara, particolare preoccupazione desta il fatto che soprattutto a causa di un gruppo estremista e fondamentalista, intere comunità, specialmente – ma non solo – i cristiani e i yazidi, hanno patito, e tutt’ora soffrono, violenze disumane a causa della loro identità etnica religiosa. Cristiani e yazidi sono stati cacciati con la forza dalle loro case, hanno dovuto abbandonare ogni cosa per salvare la propria vita e non rinnegare la fede. La violenza ha colpito anche edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e i patrimoni culturali, quasi a voler cancellare ogni traccia, ogni memoria dell’altro.

In qualità di capi religiosi, abbiamo l’obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani!

Io oggi vorrei avvicinarmi a voi che sopportate questa sofferenza, esservi vicino… E penso a santa Teresa del Bambin Gesù, che diceva che lei e la Chiesa si sentiva come una canna: quando viene il vento, la tempesta, la canna si piega, ma non si rompe! Voi siete in questo momento questa canna, voi vi piegate con dolore, ma avete questa forza di portare avanti la vostra fede, che per noi è testimonianza. Voi siete le canne di Dio oggi! Le canne che si abbassano con questo vento feroce, ma poi sorgeranno!

Voglio ringraziare un’altra volta. Prego lo Spirito che fa nuove tutte le cose, di donare a ciascuno di voi forza e resistenza. E’ un dono dello Spirito Santo. E insieme chiedo con forza, come già ho fatto in Turchia, una maggiore convergenza internazionale volta a risolvere i conflitti che insanguinano le vostre terre di origine, a contrastare le altre cause che spingono le persone a lasciare la loro patria e a promuovere le condizioni perché possano rimanere o ritornare. Io vi auguro che voi ritorniate, che voi possiate ritornare.

Cari fratelli e sorelle, siete nel mio cuore, nella mia preghiera e nei cuori e nelle preghiere di tutte le comunità cristiane a cui chiederò di pregare, in special modo per voi, il giorno 8 dicembre, pregare la Madonna perché vi custodisca: Lei è madre, che vi custodisca.

Fratelli e sorelle, la vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda. Per favore, vi chiedo di pregare per me, che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca.

Vi benedica Dio onnipotente, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

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