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Niente fondi neri nelle finanze vaticane

Cardinale in Vaticano

© Giancarlo GIULIANI / CPP

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 05/12/14

Lombardi: "il cardinale Pell non ha parlato di fondi illegali o illeciti"

Bisogna stare attenti a non confondere i fondi extra bilanci vaticani, di cui ha parlato il cardinale George Pell nell’articolo scritto qualche giorno fa sul “Catholic Herald”, con fondi “illegali” o “illeciti” o anche solo male amministrati: lo ha precisato il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in risposta a quanto riportato dai media.

Il cardinale australiano a cui Papa Francesco ha affidato Segreteria degli affari economici della Santa Sede – in pratica un ministro delle finanze –, aveva affermato di aver trovato il bilancio vaticano in condizioni migliori di quanto si pensasse in quanto “alcune centinaia di milioni di euro erano nascosti in particolari conti settoriali e non apparivano nei fogli di bilancio”. In pratica Congregazioni, Consigli e soprattutto la Segreteria di Stato avevano accantonamenti di cui l’amministrazione centrale era all’oscuro.

“Il cardinale Pell – ha precisato Lombardi – non ha parlato di fondi illegali, illeciti o male amministrati, ma di fondi che non risultavano nei bilanci ufficiali della Santa Sede o dello Stato della Città del Vaticano, e di cui la Segreteria dell’Economia ha appreso l’esistenza nel corso del processo in corso di studio e revisione delle amministrazioni vaticane al fine di averne una conoscenza complessiva più adeguata in vista della razionalizzazione della gestione”. Il segno, secondo la nota della sala stampa proprio della “cooperazione costruttiva” fra le diverse istituzioni vaticane.

Del resto, era noto “ed era stato spiegato in precedenza anche pubblicamente dalla Prefettura
degli Affari Economici”, che i bilanci consolidati di Santa Sede e Stato Città del Vaticano di cui si rendeva conto ogni anno al Consiglio dei 15 Cardinali, “non abbracciavano in alcun modo l’insieme di tutte le numerose amministrazioni che fanno capo al Vaticano, ma solo le istituzioni principali della Curia e dello Stato”.

Niente di insolito, quindi, ma un sistema destinato ad essere superato insieme ai rischi che la mancanza di trasparenza può comportare invogliando persone di poche scrupoli ad approfittare "della ingenuità finanziaria e delle procedure segrete del Vaticano". Come ha scritto Pell nell’articolo su “Catholic Herald”: “le nuove strutture e organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel 21/mo secolo e rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità”.


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