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Muore la suora che i detenuti chiamavano “mamma”

Sor Mari Luz consuela a un interno de la cárcel de Estremera – it

© Ignacio Gil

Religión en Libertad - pubblicato il 05/12/14

Suor Mari Luz, “suor Tripi”, era forse l'unica persona in Spagna estranea alle istituzioni penitenziarie ad avere un salvacondotto per entrare in ogni carcere del Paese

Da più di 30 anni si dedicava alla pastorale penitenziaria e non aveva alcuna intenzione di abbandonare il proprio compito. Ogni mattina si alzava alle quattro e pur essendo malata non pensava di ritirarsi: “Andrò in pensione quando andrò in cielo”, aveva detto qualche mese fa al quotidiano Abc.

Dopo un momento di preghiera, “perché io da sola non posso fare nulla”, usciva dal convento delle Figlie della Carità di Madrid e aspettava un'ora, due o quelle che servivano in strada, indipendentemente dal fatto che piovesse, nevicasse o ci fosse un sole accecante. Suor Mari Luz, “suor Tripi”, aveva un impegno con i suoi prigionieri e questo era sacro. Prendeva l'autobus e percorreva centinaia di chilometri per andare da un carcere all'altro, dando amore ai reclusi.

Suor Tripi si è dedicata a consolare e ad accogliere i prigionieri delle carceri spagnole senza che si sentissero giudicati. Aveva solo un messaggio: “Dio ti ama, ti ama molto”.

Spiegava con naturalezza la sua vocazione verso i carcerati: “Mi sento inviata dal Signore e dai miei superiori a guarire i cuori spezzati, a liberare i prigionieri, a illuminare chi vive nelle tenebre; vado a parlare loro di Dio. Vado nelle prigioni e parlo con i reclusi; leggo con loro la Bibbia, ad esempio Isaia 43: 'Non temere, perché io ti ho riscattato… Sei prezioso ai miei occhi… e io ti amo'. E loro mi dicono: 'Ma se sono un miserabile…'. E io rispondo: 'Assolutamente no, per Dio sei suo figlio amato. Dio vuole che tu sia felice, con Lui'. Dire loro che Dio li ama è la migliore forma di evangelizzazione”.

“Il tuo cuore è buono ed è fatto a immagine e somiglianza di Dio”, diceva suor Tripi ai carcerati. “Le ferite che hai le può curare solo Cristo. Tu sei importante e speciale per Dio. Egli ti ama tanto da volere solo che tu sia felice. Anche se la tua vita è andata a rotoli, Dio viene a ricostruirla”.

La suora era probabilmente l'unica persona in Spagna estranea alle istituzioni penitenziarie ad avere un salvacondotto per entrare in tutte le carceri del Paese. “Sono persone buone, basta vederli. Nessuno dovrebbe stare qui. Hanno commesso un errore, tutti ne commettiamo”, ha detto mesi fa ad Abc.

Portandosi sempre dietro il suo carrello della spesa, suor Tripi andava di prigione in prigione regalando Bibbie e rosari bianchi di plastica che ogni recluso si metteva al collo o al polso. Consegnava anche schede telefoniche perché potessero chiamare le proprie famiglie e buste affrancate e biglietti per inviare gli auguri di Natale.

“Non chiedo mai loro cos'hanno fatto. Se vogliono sfogarsi me lo raccontano”, ha detto ad José Antonio Méndez in un'intervista pubblicata alcuni anni fa su La Razón.

Óscar, in carcere per droga, era inquieto per il metadone che aveva in corpo. Méndez raccontava che “chiama la suora 'mamma'” e diceva che “questa donnina gli ha cambiato la vita”, tanto che quando usciva in permesso passava il pomeriggio con il gruppo di preghiera di suor Mari Luz.

“È una santa. Se non fosse arrivata nella mia vita non so cosa sarebbe stato di me”, affermava Óscar con le lacrime agli occhi.

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, il settimanale Alfa y Omega ha pubblicato la testimonianza di suor Tripi, che riproduciamo integralmente:

“Non bisogna andare dai poveri se non con molto amore e aiutarli a scoprire, assaporare, sperimentare e conoscere con quale amore, misericordia e tenerezza Dio li ama. Ciò che conta è che si sentano amati da Lui. Cristo è venuto a salvare tutti, ma ha una predilezione speciale per i poveri. Io mi sento inviata dal Signore e dai miei superiori a guarire i cuori spezzati, a liberare i prigionieri, a illuminare chi vive nelle tenebre; vado a parlare loro di Dio. Vado nelle prigioni e parlo con i reclusi; leggo con loro la Bibbia, ad esempio Isaia 43: 'Non temere, perché io ti ho riscattato… Sei prezioso ai miei occhi… e io ti amo'. E loro mi dicono: 'Ma se sono un miserabile…'. E io rispondo: 'Assolutamente no, per Dio sei suo figlio amato. Dio vuole che tu sia felice, con Lui'. Dire loro che Dio li ama è la migliore forma di evangelizzazione. Organizziamo piccoli gruppi per leggere la Bibbia e recitare il Rosario, perché la fede non si può vivere da soli, va vissuta in comunità.

Mi alzo alle quattro del mattino per pregare e poi andare nelle carceri. San Paolo dice 'Come crederanno se nessuno glielo annuncia?' Per questo, se una persona ama Dio parla di Lui agli altri. Il problema è che non conosciamo Dio. E come possiamo conoscerlo? Con la preghiera e con la Parola; è necessaria anche la comunità: la fede che non si condivide non cresce. Se incontri Gesù Cristo, devi donarlo agli altri. Molti muoiono tristi e amareggiati perché non conoscono Dio!”

La veglia e il funerale di suor Tripi hanno avuto luogo nel suo convento, la Casa provinciale delle Figlie della Carità in Calle José Abascal 30 a Madrid. La religiosa è stata sepolta nel cimitero di San Isidro. Domenica 14 dicembre verrà ricordata in una Messa alle 12.30 nella chiesa del Rinnovamento Carismatico (Nuestra Señora de Lourdes y San Justino, Calle San Juan de Mata, 30, Madrid).

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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