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Cattolici, Onu e neuroscienziati contro la pena di morte per un disabile mentale

Sentenza di morte per disabile mentale

© Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/12/14

Tra poche ore in Texas esecuzione per Scott Panetti. Il mondo si mobilita

Il 3 dicembre il Texas giustizierà un malato mentale. Scott Panetti è stato diagnosticato schizofrenico quando aveva venti anni, ma questo non è bastato ad impedire la sua condanna a morte per l’omicidio dei suoceri. Ora Panetti ha 56 anni, le sue condizioni si sono aggravate, secondo gli avvocati non è in grado di capire cosa gli sta per succedere, ma verrà comunque messo a morte (La Stampa, 2 dicembre). 

IN AULA COME UN COWBOY
Il crimine commesso da Scott non è in discussione: lui è il colpevole. Però è altrettanto fuori discussione che sia malato. Durante il processo aveva preteso di difendersi da solo. Si era presentato in aula vestito da cowboy, e aveva chiesto di chiamare sul banco dei testimoni John Kennedy e Gesù Cristo. Era stato condannato a morte. 

IN CAMPO SANT’EGIDIO
A mobilitarsi con decisione contro la pena di morte per l’uomo è stata la Comunità di Sant’Egidio. L’ 1 dicembre, in occasione della "Giornata mondiale contro la pena di morte", la Comunità ha ricordato che lo scorso 21 novembre, alla Terza Commissione delle Nazioni Unite, 114 Stati, tre in più di due anni fa, hanno votato a favore dell’abolizione della pena di morte.  E i Paesi abolizionisti sono una netta minoranza rispetto ai mantenitori (La Repubblica, 1 dicembre). 

L’INTERVENTO DELL’ONU
Anche l’Onu, come riporta Avvenire (2 dicembre), ha tuonato contro l’esecuzione del disabile mentale in Texas. Gli esperti delle Nazioni Unite sostengono che l’uomo ha "dimostrato disabilità psico-sociali" e che l’esecuzione della condanna a morte infrangerebbe le norme internazionali sulla pena di morte, nonché il divieto globale di infliggere torture e punizioni disumane. "Data la natura irreversibile della pena di morte – si legge nel testo dell’Onu – ci appelliamo urgentemente al Governo degli Stati Uniti e allo stato del Texas perché trovino un modo per fermare l’esecuzione programmata, e speriamo che siano fatte serie valutazioni per commutare la sentenza". 

LA DENUNCIA DEI NEUROSCIENZIATI
Dura è la presa di posizione della Società italiana di Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze. I neuroscienziati, riporta sempre il quotidiano dei vescovi, denunciano: "La decisione del Texas di procedere all’esecuzione stride acutamente con molti principi umanitari, ma soprattutto, dal nostro punto di vista di Società Italiana di Neuroetica, stride con forti evidenze scientifiche. Apprendiamo infatti dalle neuroscienze cognitive che il comportamento è legato alla funzione di precise strutture cerebrali; il giudizio morale, il distinguere tra il bene e il male, il controllo degli impulsi, la pianificazione di un’azione hanno una base nel nostro cervello». 

CAPACITA’ RAZIONALI DISSOLTE
Chiunque abbia avuto a che fare, per ragioni professionali o più crudelmente per il destino avverso di una persona cara, con pazienti colpiti da lesione traumatica o da processi neurodegenerativi della parte più anteriore del cervello, affermano i neuroscienziarti, «sa come quelle capacità che ci rendono esseri sociali razionali e ragionevoli si possano dissolvere come neve al sole». I neuroscienziati, dunque, si dichiarano contrari alla pena di morte «e, in particolare, ritiene di ribadire che la pena capitale per un malato di mente non può avere alcun fondamento fattuale». 

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