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Non c’è uomo più uomo e più bello di mio figlio sacerdote

A young priest – it

© Andrea Nissolino / Flickr / CC

Catholic Link - pubblicato il 01/12/14

È bene ricordare che i figli ci sono stati affidati da Dio e sono questo: qualcosa di affidato e un dono allo stesso tempo

Io e io marito abbiamo tre figli, tutti e tre ancora molto piccoli. Il secondo è un maschio, e sembra particolarmente simpatico. Quando lo vedono per strada mi dicono spesso frasi come questa: “Che bel bambino! Da grande farà sicuramente impazzire le ragazze”. Varie volte ho sorriso e ho risposto: “Magari lo volesse Dio e diventasse sacerdote”.

Non di rado ho ricevuto uno sguardo scandalizzato o una parola di rimprovero di fronte a questo desiderio. Come posso volere una cosa del genere? Ho la sensazione che se dicessi che vorrei che diventasse ingegnere o semplicemente che facesse impazzire le ragazze la reazione sarebbe diversa…

In molti luoghi l’avere è diventato un indicatore di successo e valore. E a quanto sembra i figli fanno parte di questo avere. Ho denaro, ho due macchine, una casa, un posto di lavoro importante… ho figli. Dimentichiamo che i nostri figli sono una bellissima missione e iniziamo semplicemente a trattarli come un’altra delle nostre pertinenze, proiettando in loro un futuro già indirizzato, pianificato e su cui spesso non c’è stata neanche una consultazione, un futuro che all’improvviso “assicuri” il successo a noi genitori.

I figli non sono nostri. Mi sono ripetuta questa frase varie volte e sono certa che dovrò ripetermela altre volte nella vita. È duro e difficile da accettare per le madri come per i padri. Sono il frutto del nostro amore e li abbiamo portati nel ventre e nel cuore. L’unione e l’amore che abbiamo con i nostri figli sono molto profondi. Lasciarli andare e accettare che non sono nostri in qualche modo può essere difficile.

È bene però ricordare che i figli ci sono stati affidati da Dio e sono questo: un qualcosa che ci è stato affidato e allo stesso tempo un dono. È nostra missione, nostro dovere e privilegio formare questi bambini perché riescano ad essere uomini e donne buoni e felici. Ma non solo questo; come cattolici, la nostra missione è anche formarli nella fede, nell’amore per Dio. Ed è questo aspetto che voglio approfondire.

Dio ci ha fatti e noi siamo suoi. Siamo suoi non nel semplice senso del possesso che ho esposto nelle righe precedenti, ma nel senso di essere curati da vicino in modo speciale e diverso per ciascuno. Creati per l’amore, per essere felici. Ha un progetto speciale per ciascuno. E ci ha dato la libertà per scegliere di seguire questo progetto.

Come genitori e primi formatori della fede dei nostri figli, è importante essere aperti a ricevere questa missione che Dio ha per noi e che Egli ha anche per i nostri figli. La relazione che formeranno con Lui sarà unica e personale come la nostra. E quanto deve essere bello per un genitore vedere i frutti di quel seme di fede che abbiamo seminato nel cuore dei nostri figli attraverso una chiamata vocazionale! Perché questa chiamata sia ascoltata, è molto importante allevare i nostri figli in un ambiente di libertà, di virtù, donazione, generosità.

La vocazione religiosa è una chiamata molto bella. È un dono di Dio che si riceve nella fede ed è coltivato nella preghiera. Dio chiama chi sceglie. Credo fermamente che come genitori possiamo collaborare molto aiutando i nostri figli a discernere in un ambiente di assoluta libertà la loro vocazione e che essi possano rispondere a questa chiamata.

Se come genitore voglio il meglio per mio figlio, che questa definizione del meglio non sia limitata semplicemente al fatto che abbia le cose migliori, i giochi migliori, che vada alla scuola migliore, alla migliore università. Il meglio per i miei figli è che siano felici, e questa felicità include la risposta che daranno alla chiamata di Dio a compiere il suo progetto e dipende da questa.

Se voglio il meglio per mio figlio, non è illogico che come madre cattolica desideri che Dio chiami qualcuno dei miei figli a servirlo da vicino. Perché aiuti i più bisognosi, perché consoli gli afflitti, perché porti la fede a quanti non ce l’hanno o l’hanno perduta. Che dono grandissimo deve essere avere un figlio religioso ed essere testimoni di questa unione così vicina con Dio, così esclusiva, così felice!

Vedere i seminaristi così gioiosi, essendo uomini ben formati, intelligenti, attraenti per l’umanità, pieni di valore, mi riempie di entusiasmo. Non posso non desiderare di vedere una donazione e una felicità di questo tipo in mio figlio.

Siate aperti alle vocazioni che si sviluppano nel vostro seno. Pregate che come segno di speciale amore il Signore chiami uno o più dei vostri membri a servirlo. Vivete la vostra fede con la gioia e il fervore che incoraggia tali vocazioni. Siate generosi se vostro figlio o figlia, fratello o sorella, decidono di seguire Cristo su questa speciale via. Permettete che la loro vocazione cresca e si rafforzi. Date il vostro pieno appoggio ad una scelta liberamente fatta” – San Giovannni Paolo II, Nagasaki, Giappone, 25.II.1981.

Riassumo che il desiderio dei genitori deve essere la felicità dei propri figli, aiutarli a discernere liberamente, generosamente, e sostenerli in quella decisione senza paura, fiduciosi nel fatto che compiranno il progetto di Dio, sia esso la vocazione al matrimonio o quella a una vita consacrata a Lui.

Vi lascio con un paio di video sulla vocazione religiosa che ci possono aiutare a illustrare meglio il tema.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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