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La fotomodella di 9 anni e il valore dell’infanzia

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Aleteia - pubblicato il 01/12/14
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Il caso Kristina Pimenova e il tema dei “bambini adultizzati”
Kristina Pimenova è una fotomodella. E’ stata sulla copertina di Vogue e ha prestato il suo viso angelico a stilisti del calibro di Armani, Roberto Cavalli e Dolce & Gabbana. Tutto apparentemente normale se non fosse che Kristina ha solo 9 anni, e fa la modella da quando ne ha 3.

2 milioni di followers
Inutile dire che la bambina-modella spopola anche sui social network: la sua pagina Facebook ha oltre 2 milioni di Followers e anche su Instagram, dove i fan sono 315 mila, non passa giorno senza che appaiano sue foto, professionali o “rubate” in momenti di vita quotidiana.

Critiche e preoccupazioni
Data la sua ultra esposizione "social-mediatica", il suo caso non è passato inosservato: nonostante il profilo Facebook dichiari che la bambina non posta autonomamente le foto e che i contenuti sono accuratamente filtrati e gestiti dal suo entourage non sono mancate le critiche. Soprattutto per gli atteggiamenti che la baby modella deve assumere davanti agli obbiettivi dei fotografi: sguardi intensi e pose sottilmente provocanti. C’è chi si chiede se tutto questo non le abbia tolto la spensieratezza dell’infanzia. E chi invece ipotizza che i commenti sessisti che raccolgono alcuni suoi scatti rischiano di provocare alla piccola traumi duraturi. Senza dimenticare chi affronta senza peli sulla lingua il tema della pedopornografia online: la sovra esposizione di Kristina non rischia di alimentare le pulsioni, spesso oscure, che si muovono nel web?

Tranquillità dei genitori
I genitori, però, non sembrano preoccuparsi, come dichiara la madre, Glikeriya: “Kristie ha iniziato la sua carriera a tre anni – ha scritto la donna su Facebook– ovunque andassimo la gente mi diceva che era adorabile e mi suggeriva di farle fare la modella. Ho deciso di provare e  li si è subito accorta di quanto era divertente, soprattutto le sfilate e gli spettacoli di moda. Da allora per lei è uno spasso e continua ad amare ogni minuto di ciò che fa".

Valore dell’infanzia
Il tema dei “bambini adultizzati” è sempre più all’ordine del giorno e un’interessante contributo a riguardo arriva dall’associazione spettatori AIART in un commento a conclusione dell’ultima edizione di “Ti lascio una canzone”: «“Se anche la sfida viene posta tra canzoni e non tra cantanti, rimane il triste spettacolo di “bambini  travestiti da cantanti” citando il critico televisivo Aldo Grasso e impegnati in “grottesche imitazioni degli adulti” come scritto a suo tempo da Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori e consulente della commissione parlamentare dell’infanzia. Se i valori tipici dell’infanzia sono ingenuità e spontaneità – continua il commento – come conciliarli con una sfida all’ultimo punto di share, sotto i riflettori, guardati da tutti, criticati e giudicati, esprimendo atteggiamenti, posture e modulazioni della voce e trucco che non appartengono alla propria età? La differenza tra bambini e adulti si discioglie nel mare dell’omologazione al mondo adulto con le sue emozioni e tensioni amorose, e per uso e consumo di questo si va a caccia di audience in totale assenza di quell’aspetto ludico e rilassato così caratterizzante il mondo dei bambini.» 

In fuga dall’età
«Assistiamo ad una dilagante corsa verso un’adultizzazione dell’infanzia, pari quasi alla regressione verso forme esibite di giovinezza, rincorse e ricreate artificiosamente dai cinquanta sessant’enni. Siamo in un periodo storico in cui “si è in fuga dalle età”, come spiega la presentazione dell’interessantissimo e intenso video-denuncia “Corpi bambini. Sprechi di infanzia”, realizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università degli studi di Bologna.» 

Sprechi d’infanzia
Il video denuncia il fenomeno attuale dell’adultizzazione dei bambini e delle bambine quale sintomo di incuria nei loro confronti e richiama alla responsabilitàeducativa e sociale di tutelare i loro diritti e i loro desideri, primo fra tutti quello di avere un’infanzia.