Ad “A Sua Immagine” debutto di don Ciotti, don Albanesi, don Patriciello e don RigoldiIl Vangelo arriverà dalle "periferie": quattro «preti di strada», don Luigi Ciotti, don Vinicio Albanesi, don Maurizio Patriciello e don Gino Rigoldi, debutteranno in tv, su Rai 1, nella rubrica religiosa "A Sua Immagine", per commentare le letture della domenica (Vatican Insider, 25 novembre).
TRADURRE IL MESSAGGIO DEL PAPA
E se il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, parla della rubrica come di «televisione di qualità e di grandi contenuti», il segretario Cei monsignor Nunzio Galantino dice esplicitamente che «si vuole tradurre in fatti e immagini ciò che Papa Francesco ci chiede senza sosta: quello di essere chiese in uscita e allora anche televisione in uscita».
LA VERITA' DELLA VITA
Il presidente della Comunità di Capodarco don Albanesi rimarca: «La Chiesa ha fatto due fettine: da una parte i pii, in preghiera, dall’altra noi. Non abbiamo le facce emaciate di quelli che portano il cilicio, ma nelle situazioni estreme incontri la verità della vita; anche nelle storie più disperate trovi una speranza e un sollievo lo dai non per umanità, ma perché credi in Dio. Tu, che sei figlio di Dio, ti senti invitato a trattare gli altri come figli di Dio» (La Repubblica, 25 novembre).
PERIFERIE NON GEOGRAFICHE
Don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera, richiama le parole del Pontefice: «Sento una responsabilità della parola che si porta agli altri. Quelle parole di papa Francesco ‘andate nelle periferie’ l’ho avvertita mia: non solo geografiche ma quelle delle persone che stanno cercando un senso alla loro vita. Essere nel mondo per tentare di saldare il cielo alla terra. Saldare il Vangelo alla Costituzione italiana» (Redattore Sociale, 25 novembre).
PARLANDO DI GESU'
Se per don Ciotti la lotta alle mafie è una ragiona di vita, la battaglia di don Rigoldi, è di ridare una speranza ai giovani del carcere minorile Beccaria di Milano: «Finalmente potrò parlare di Gesù Cristo! Mi chiedono sempre di parlare di droga, criminalità, disagio giovanile». E nello spiegare il Vangelo in tv non potrà fare a meno di avere sotto gli occhi «i 40mila ragazzi che in 41 anni ho incontrato al Beccaria» (Vatican Insider, 25 novembre).
POVERTA' AMMASSATE
Quegli stessi giovani che don Patriciello prova ad allontanare dalla devianza e dal carcere a Caivano, paese ad alto tasso camorristico a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. «Nella mia esperienza – dice don Patriciello – sono entrato in contatto con periferie difficili, dove le povertà sono state ammassate e dove spesso per la parola del Vangelo è difficile farsi ascoltare. Si tratta di aree dove è più difficile passare nelle mani della criminalità organizzata piuttosto che nella parrocchia» (Agensir, 25 novembre).
TRA BOSS E TUMORI
La realtà dove opera Patriciello è la stessa dove prestava servizio don Peppino Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe. «Il Signore ha voluto che io operassi lì, nella terra dei Fuochi, dove le persone muoiono di tumore e dove i boss fanno affari con la morte. A chi mi chiede se, a volte, non mi senta scoraggiato di fronte a tutta questa povertà, rispondo che non è possibile. Non ce lo possiamo permettere. Ci sono troppe persone che hanno bisogno del nostro aiuto per mollare la presa sul male».