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Trovatore per Gesù: intervista a John Michael Talbot

John Michael Talbot – it

John Michael Talbot

Aleteia - pubblicato il 25/11/14

Rocker degli anni Settanta, cattolico convertito, padre di una comunità religiosa. Attraverso tutto questo, Talbot è un “folle per Dio”

di Zoe Romanowsky

John Michael Talbot è uno dei più noti e famosi cantanti e cantautori cattolici contemporanei. Musicista, autore, oratore, presentatore e fondatore di una comunità con base in Arkansas (Stati Uniti) chiamata Brothers and Sisters of Charity (Fratelli e Sorelle della Carità), Talbot è un'icona per molti cattolici. Nato nel 1954 in una famiglia metodista di Oklahoma City, a 15 anni ha lasciato la scuola per diventare il chitarrista di una band di rock-folk chiamata Mason Proffit. Alla fine, un percorso spirituale lo ha portato alla fede cattolica e a un ministero ad ampio raggio. L'editrice di lifestyle dell'edizione inglese di Aleteia , Zoe Romanowsky, ha parlato con John Michael Talbot della sua vita, della sua conversione e del suo ministero.

John Michael, la conosco soprattutto come musicista e autore di canzoni, ma lei è un marito, un insegnante, il padre di una comunità religiosa e molto altro. Come si descriverebbe a questo punto della sua vita?

Mi vedo più di qualsiasi altra cosa come un evangelizzatore cattolico. Viaggio negli Stati Uniti facendo 150 eventi ogni anno. I cattolici sono pronti per essere nuovamente entusiasmati sulla loro fede, e noi incoraggiamo questo fatto attraverso un ministero di amore e speranza. Mi sento molto simile al medievale San Romualdo, che per la maggior parte della sua vita ha viaggiato come eremita itinerante e ha fondato o riformato più di 120 monasteri.

Una delle parole che sono state usate per descriverla è “trovatore”. Può spiegare cosa signifca questo termine per lei?

Uso la musica per preparare il terreno del cuore della gente e poi predicare la parola di Dio alle anime che sono state adeguatamente preparate attraverso la preghiera musicale e la meditazione. Penso che il seme della parola cresca più facilmente in un terreno di questo tipo.

È stato sempre un “cercatore spirituale”? Cosa l'ha portata al cristianesimo?

Penso di esserlo sempre stato. Anche quando ero un musicista secolare della tradizione folk e country, ho sempre cercato verità più profonde nei testi e nelle melodie delle canzoni che suonavo e cantavo.

Dopo una lunga ricerca attraverso le varie religioni del mondo, sono stato attirato da Gesù perché sembrava capace di dire tutto e più di tutti gli altri grandi fondatori, ma con meno parole. Anziché limitarsi a indicare la via, la verità e la vita, Gesù è realmente la via, la verità e la vita. L'aspetto veramente bello di questo è che egli lo fa senza alcun senso di moralismo spirituale. Conferma tutto ciò che è buono, santo e vero in quello che lo ha preceduto, ma lo completa in tutta umiltà. Ciò è culminato nella croce e nella resurrezione, dove egli diventa il paradosso dei paradossi. In quel grande paradosso troviamo la proclamazione nel silenzio, la comunione nella solitudine, la gloria nell'umiltà e nell'umiliazione e alla fine la vita nella morte. Gesù proclama tutto questo non solo come parola, ma vivendolo realmente. Non si limita a predicare la parola; Egli È la Parola fatta carne. Questo è il grande mistero dell'Incarnazione nel cristianesimo.

Cosa l'ha attirata in particolare verso la fede cattolica?

In primo luogo bisogna dire che non volevo essere cattolico; non speravo di diventare cattolico; in realtà i cattolici non mi piacevano nemmeno molto, e ancora lavoro su questo. Ma il Signore mi ha rivolto una parola. Ha detto: “Voglio che tu diventi cattolico. Quella cattolica è la mia prima Chiesa, il mio amore, ma si è ammalata ed è quasi morta. La guarirò, e la risolleverò a nuova vita, e voglio che tu ne faccia parte”. A quel punto ho detto semplicemente “Amen” e ho cercato un sacerdote francescano. Sono andato in un eremo, ho ricevuto una formazione quotidiana e sono diventato un cattolico romano nel febbraio 1978.

Sono state tre le cose principali che mi hanno portato al cattolicesimo, a cominciare dalla Patristica. Le Scritture derivano dalla Chiesa, per cui se c'è un passo della Scrittura discutibile che oggi ci divide ha senso risalire alla Chiesa delle origini dalla quale sono derivate le Scritture, per vedere se avevano almeno un'interpretazione sostanziale di come viverlo. Quando l'ho fatto, ho trovato le espressioni primitive di quella che oggi chiamiamo la Chiesa cattolica romana. In secondo luogo, ho trovato una grande tradizione di Vangelo radicale nell'eremitaggio monastico e francescano, che non era del tutto assente in altre tradizioni, ma sembrava più sviluppata in quella cattolica. Ciò include la preghiera contemplativa e il misticismo, particolarmente presenti nelle tradizioni ortodosse orientali, ma anche molto sviluppate nell'Occidente romano. Devo ammettere che la tradizione orientale mi colpisce molto, soprattutto alla luce del fatto che l'eredità monastica è nata in Egitto, in Palestina e in Siria, ma nell'analisi finale ho finito per inserirmi nell'Occidente cattolico romano perché sono di fatto un occidentale e mi sentivo maggiormente a mio agio in questo contesto.

Come ultima cosa, c'è stato il rinnovamento carismatico cattolico. Mi ha accolto in quegli anni iniziali e lo fa ancora oggi.

Lei ha iniziato la sua vita musicale come artista di una rock band chiamata Mason Proffit. Com'era la sua vita da rockstar degli anni Settanta?

Non siamo mai stati rockstar “conclamate”. Suonavamo con molte rockstar, ed eravamo pienamente immersi nella vita rock, ma eravamo una di quelle band “quasi famose”. Non ho mai fatto uso di droghe, e mi sono ubriacato solo un paio di volte. Ho deciso che il divertimento che comportava non compensava gli effetti collaterali; mi divertivo parecchio senza, per cui perché mandare tutto all'aria?

Ma era uno stile di vita estenuante. Abbiamo fatto 300 concerti all'anno per cinque anni di fila e pubblicato cinque album. Viaggiavamo o in autobus o su linee aeree commerciali. Non era inusuale guidare per 12 ore di seguito per passare da un concerto all'altro. In quelle lunghe corse in autobus avevamo poca scelta: dormire, stordirsi o leggere. Io ho scelto di leggere, ed è allora che ho iniziato a leggere di religione e filosofia. Ho anche iniziato a leggere di Gesù in una versione della Bibbia che mi aveva regalato mia nonna, e quelle parole hanno iniziato a colpirmi. È stato in uno di quei lunghi viaggi in autobus che ho iniziato davvero a prendere in considerazione Cristo in modo serio.

In genere tornavo a casa dai concerti e pregavo: “Dio, chi sei – egli, ella o esso?” Non mi importava in realtà. Non avevo “un'agenda”, volevo solo sapere. Dopo oltre un anno di preghiere senza risposta – e penso che sia importante perché Dio non risponde sempre alle nostre preghiere in modo immediato –, ho avuto un'inequivocabile esperienza di Gesù Cristo. A quel punto ho iniziato a definirmi cristiano.

Che effetto ha avuto la sua conversione religiosa sul suo rapporto con la musica?

Penso che mi abbia reso più riflessivo. Sono sempre stato interessato ad andare oltre il semplice impatto emotivo di un particolare stile musicale. Cercavo l'energia sottesa alla vibrazione delle corde. Ha anche influenzato il mio rapporto con i compagni della band. Erano molto protettivi riguardo alla mia conversione, perché volevano che fosse reale e che fosse tenuta al riparo da tutte le ovvie impurità dello stile di vita rock 'n roll. Lo apprezzo ancora oggi, e ancora li ritengo buoni amici. Dicevano: “Cos'è successo a John Michael… è diventato una persona migliore!” Il vero cristianesimo ci rende esseri umani migliori.

Una cosa è abbracciare la fede religiosa, un'altra è fondare un'intera comunità religiosa. La sua è una delle poche che accoglie coppie sposate e famiglie. Ci può dire qualcosa di più dei Fratelli e Sorelle della Carità? Cosa si possono aspettare i visitatori quando vengono da voi?

Noi diciamo che Gesù è il nostro fondatore, le Scritture la nostra regola e l'amore la nostra legge più grande. L'amore è guidato dalla verità. Integriamo varie spiritualità e vari stili di vita in un'unica comunità. Integriamo anche le tradizioni ecclesiali carismatica e contemplativa, spontanea e liturgica, monastica e secolare, clericale e laica. Se venisse a farci visita, in molti modi vedrebbe un'integrazione di un monastero cattolico tradizionale con le espressioni più comuni della fede mennonita. È piuttosto sorprendente.

Com'è essere padre di una comunità religiosa, e qual è stata la sua lezione più importante fino a questo momento?

Viene naturalmente. La gente è attirata verso il tuo ministero e cerca il tuo input e il tuo sostegno. Alcuni vogliono venire e vivere quello stile di vita con te. Si forma una comunità, come nasce un bambino. A quel punto, tu diventi semplicemente un padre o una madre spirituale. L'analogia del padre o della madre spirituale non vuole essere un segno di controllo eccessivo che può rasentare l'abuso. Mi piace ciò che dice papa Francesco su questo tipo di rapporto. Egli definisce i direttori spirituali e le persone di questo tipo “compagni”. La direzione spirituale è proprio così – camminare con la gente nel suo viaggio spirituale.

Lei ha avuto un forte impatto su molte persone nel corso degli anni. Qual è la parte più gratificante del suo ministero?

L'aspetto più gratificante è sentire storie di conversione e guarigione. È particolarmente bello con l'avvento di cose come Facebook e altri media sociali. Oggi sento molto parlare di persone che sono state letteralmente salvate dalla morte ascoltando la mia musica, leggendo un libro, vedendo un programma televisivo, venendo a un evento ministeriale. Queste testimonianze mi lasciano sempre sbalordito. Intendo che dopo tutto non faccio altro che comporre le mie piccole canzoni per Dio, e scrivo libri basati su quel poco che ho scoperto nel mio percorso spirituale. È davvero un atto di grazia quando sento queste testimonianze. Ultimamente ho sentito di persone che suonano la mia musica mentre una persona cara muore. Questo fatto mi fa sempre sentire come gelatina.

Cosa la ispira?

Detto in poche parole, Gesù! Lo considero il maestro dei maestri, il guru dei guru, il re dei re e il Signore dei signori. Dopo di lui vengono i grandi santi monastici. E quando loro non mi ispirano posso sempre contare su San Francesco d'Assisi per avere la spinta spirituale di cui ho bisogno. Amo la tradizione cattolica e orientale di venerare i santi. Quando leggo e medito le vite dei santi, sono sempre incoraggiato dal fatto che se sono riusciti ad essere radicali per Cristo posso farcela anch'io.

Capisco che la Preghiera di Gesù è importante nella sua vita e lei incoraggia la gente a recitarla. Mi può dire qualcosa di più su cosa sia e sul perché l'ama così tanto?

È un modo per unire il nome e la persona di Gesù a ogni respiro che facciamo: “Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbia pietà di me, peccatore”. Ciascuna di queste parole è altamente significativa e rivelatrice nel nostro viaggio spirituale in Cristo. Ho scritto un libro sull'argomento chiamato The Jesus Prayer (La Preghiera di Gesù) e l'ho incluso in un capitolo del mio ultimo libro, Nothing Is Impossible With God (Nulla è impossibile con Dio).

Al giorno d'oggi c'è spesso un abisso tra le persone con fede religiosa e quelle che si considerano “spirituali” ma non parte di una religione o di una Chiesa. Come possono conciliarsi per rendere il mondo un luogo più giusto e pacifico?

Penso che sia un errore separare troppo spiritualità e religione. La religione senza una spiritualità attiva è morta, ma la spiritualità senza una religione saldamente radicata sul pianeta Terra non è pienamente incarnata. È come un uccello che ha bisogno delle ali per volare verso i cieli. Abbiamo bisogno di entrambe.

Lei ha una barba molto lunga, che può ricordare alla gente i protagonisti di Duck Dynasty, un reality show della A&E. Può parlarci un po' della decisione di farsi crescere una barba così lunga?

Credo più nella Monk [monaco, ndt.] Dynasty che nella Duck Dynasty! (Ride) Parlando seriamente, la tradizione monastica è ben più antica e venerabile – e le barbe sono più lunghe! I monastici all'inizio del cristianesimo si facevano crescere la barba e i capelli dopo il momento della professione. Molti non se le tagliavano più. Io ho fatto crescere la mia in un lungo arco di tempo e di ritiro di preghiera. È solo più facile, e simboleggiava un po' della crescita che stavo sperimentando interiormente. Ho deciso di lasciarmi crescere capelli e barba, e sono rimasto piacevolmente sorpreso del fatto che ci fosse uno show chiamato Duck Dynasty. Da allora è diventato una specie di scherzo, ma è un gran modo per avviare una missione: assicuro al pubblico che Mosè non è arrivato nella loro parrocchia, né lo ha fatto Gandalf né i tizi di Duck Dynasty. In genere suscito una risata.

Quale aspetto di lei potrebbe sorprendere la gente?

Vediamo… Mi piace il buon rock così come il coro e la musica classica. E mi piace un buon film. Uso anche i social media per assistere i milioni di persone che non comprano le mie risorse spirituali o non vengono ai miei eventi. Per via dello stile meditativo di buona parte della mia musica, molte persone pensano che io fluttui su una nuvola. Spero di essere una persona di preghiera, ma in realtà sono un tipo piuttosto banale. Dopo il periodo che ho trascorso in massimo ritiro, è come se tutte le maschere fossero crollate e io non avessi più paura di definirmi un folle per Dio. A volte dico che John Michael Talbot è morto, per cui posso scoprire chi sono realmente in Cristo. La vecchia persona è crollata, e quindi ora sono piuttosto rilassato. Sono più felice di quanto non sia mai stato, e in questo periodo della mia vita mi sto divertendo un sacco.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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testimonianze di vita e di fede
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