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Coraggio, Europa!

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 25/11/14

Una standing ovation per Papa Francesco al Parlamento europeo: "al centro non i mercati, ma la persona umana"

Coraggio Europa! Esci dal ripiegamento e dalla stanchezza e guarda in avanti. La tua non è solo una gloriosa storia passata, ma una storia ancora in larga parte da scrivere. Attorno alla centralità della persona umana, però, e non dei mercati. Papa Francesco, davanti all'emiciclo del Parlamento europeo che rappresenta 28 Paesi e 500 milioni di cittadini, ha rivolto un forte incoraggiamento all'Europa che si avverte come "nonna", non più fertile e intenta a "stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose", a ritrovare la sua "anima buona" che si fonda sulle intuizioni dei Padri fondatori.

Una prolungata standing ovation dei deputati europei, interrotta solo da un sorriso e da un cenno timido dell'interessato, ha accolto la densa esortazione di Papa Francesco a "vincere le paure che l'Europa – insieme a tutto il mondo – sta attraversando" recuperando la ferma convinzione degli artefici dell'unione tra gli stati europei che desideravano "un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e favorire la pace e la comunione tra tutti i popoli del continente".

La pace, la sussidiarietà e la solidarietà reciproca, un umanesimo incentrato sul rispetto della dignità della persona "parola chiave del secondo dopo-guerra": queste sono le basi dell'Unione europea. E al centro di questo ambizioso progetto politico "la fiducia nell'uomo, non tanto in quanto cittadino, – ha sottolineato papa Francesco – nè in quanto soggetto economico, ma nell'uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente".

Oggi la promozione dei diritti umani occupa un ruolo centrale nell'impegno dell'Unione europea, "un impegno importante e ammirevole" soprattutto di fronte alle tante situazioni nelle quali gli esseri umani sono trattati come "oggetti", dei quali si può programmare "la concezione, la configurazione e l’utilità", e che poi possono essere "buttati via quando non servono più", perché diventati deboli, malati o vecchi.

Non c'è dignità, infatti, senza la possibilità di "esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare la propria fede religiosa", non c'è dignità quando si è fatti oggetto di ogni genere di discriminazioni e il potere prevale sulla legge, non c'è dignità quando una persona "non ha cibo o il minimo essenziale per vivere", o "peggio ancora – ha scandito Bergoglio ricevendo il primo dei 13 applausi che hanno punteggiato il suo intervento – non ha il lavoro che lo unge di dignità".

I diritti individuali, tuttavia, ha ammonito il pontefice riprendendo una sottolineatura presente, da ultimo, anche nel suo intervento della settimana scorsa alla Fao, devono andare sempre insieme ai doveri altrimenti è facile cadere nella "concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale", "monade" staccata dalle altre "monadi" e incosciente della necessità di operare per il bene comune di tutta la società.

Una delle malattie più diffuse in Europa, secondo papa Francesco è la "solitudine" che accomuna anziani, giovani, poveri, migranti, tutti ugualmente abbandonati al proprio destino ed incerti sul futuro. E accanto a questo stili di vita "caratterizzati da un'opulenza ormai insostenibile e spesso indifferente nei confronti del mondo circostante, specie dei più poveri".

La "vocazione", non ha esitato a chiamare così papa Francesco il compito dei parlamentari, una "missione grande benché possa sembrare inutile" deve essere, allora, quella di riconoscere la "preziosità della vita umana" che non può essere oggetto "di scambio o di smercio" e di prendersi cura "della fragilità" tanto dei popoli quanto delle persone, contro un modello funzionalista che conduce alla "cultura dello scarto".

In questa cura, c'è la capacità di tenere insieme la "memoria" e insieme la "speranza" dell'Europa, di tenere insieme lo sguardo al "cielo", cioè l'apertura al trascendente che ha da sempre contraddistinto l'uomo europeo, con l'attenzione alla "terra", cioè la capacità concreta di affrontare le situazioni e i problemi. Senza l'apertura al "trascendente della vita", l'Europa rischia di perdere la propria "anima" e anche quello "spirito umanistico" che le appartiene e difende.

Un' Europa, che "sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose", lungi dal rappresentare un pericolo per la laicità degli Stati e l'indipendenza delle istituzioni, sarà invece argine contro "gli estremismi che dilagano nel mondo odierno" perchè è "l'oblio di Dio, non la sua glorificazione" a generare la violenza. E il pensiero corre immediatamente alle ingiustizie e alle persecuzioni che "colpiscono quotidianamente le minoranze religiose e particolarmente cristiane" in diverse parti del mondo, nel "silenzio complice di tanti".

L'Europa come "famiglia di popoli", saprà avvicinare i cittadini sfiduciati verso le istituzioni e coniugare "unità nella diversità" come recita il suo motto, facendo della peculiarità di ciascuno "la ricchezza" al servizio di tutti. E saprà tutelare la democrazia – una "sfida di questo momento storico" – contro una "concezione omologante della globalità" che depotenzia il "ricco contrasto, fecondo e costruttivo, delle organizzazioni e dei partiti politici tra loro", grazie alla pressione di interessi multinazionali non universali".

La famiglia "unita, fertile e indissolubile" come "cellula fondamentale della società", le istituzioni educative come scuola e università, un ambiente da valorizzare in quanto "custodi, non padroni", l'occupazione per la quale "reperire nuovi modi per coniugare la flessibilità del mercato con la stabilità", la questione migratoria di fronte alla quale l'Europa deve garantire l'accoglienza proponendo "con chiarezza la propria identità culturale" in quanto non si può più tollerare che il "Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero", il dialogo con gli Stati che vogliono entrare nell'Unione: questa l'agenda delle priorità sulle quali investire per sviluppare le doti della persona umana negli ambiti in cui esse si sviluppano e "portano frutto".

Una storia bimillenaria, ha affermato papa Francesco, lega l'Europa con il cristianesimo, una storia "non priva di conflitti ed errori" e "anche di peccati" ha aggiunto a braccio il pontefice. Dell'Europa il cristianesimo vuole essere l'anima, come scriveva un anonimo autore del II secolo: insieme, ha concluso Bergoglio, "è giunta l'ora di costruire insieme l'Europa che ruota non intorno all'economia ma alla sacralità della vita umana".

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