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Al cuore dell’unità tra i cristiani

Israël : Pope Francis and Constantinople Patriarch Bartholomew – it

ALESSIA GIULIANI/CPP

<span class="standardtextnolink">May 25, 2014: Pope Francis and Constantinople Patriarch Bartholomew during a ceremony in the Church of the Holy Sepulchre, in Jerusalem, Israel.</span> <span class="standardtextlabel">Reference:</span> <span class="standardtextnolink">271089</span>

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 19/11/14

Burigana: “papa Francesco ha reso l’impegno ecumenico un fatto quotidiano”

Già dai primi momenti successivi alla sua elezione, quando dalla loggia della basilica di san Pietro si presentò come “vescovo di Roma” – titolo pontificio che risulta accetto sia agli ortodossi che ai luterani – Bergoglio manifestò la sensibilità ecumenica che avrebbe caratterizzato il suo magistero pontificio. Una sensibilità confermata in seguito a più riprese da gesti e pronunciamenti in varie occasioni. Con pazienza Riccardo Burigana, docente di Storia ecumenica della Chiesa presso l’Istituto di Studi Ecumenici di Venezia, ha “collezionato” questi interventi nel libro “Un cuore solo. Papa Francesco e l’unità della Chiesa” (con prefazione del cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani), delle Edizioni Terra Santa, che verrà presentato il 20 novembre a Roma.

Per papa Francesco l’impegno ecumenico è centrale: perché?

Burigana: Si tratta di un’attenzione che, in primo luogo, lo pone in continuità con i pontefici che l’hanno preceduto a partire dal Concilio Vaticano II. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno posto al centro del proprio magistero l’unità visibile dei cristiani. La novità di papa Francesco – che si coglie nei tanti incontri e nei tanti gesti ecumenici di questi mesi di pontificato – sta nell’ aver reso questo impegno qualcosa di quotidiano. Bergoglio insiste molto sul fatto che, accanto al necessario dialogo teologico, occorre lo sforzo di tutti i cristiani di vivere nella quotidianità l’impegno per l’unità nella Chiesa, scoprendo i doni che ci sono in tutte le tradizioni cristiane.

In che modo si manifesta il tratto originale di Bergoglio?

Burigana: Basterebbe leggere i suoi molti interventi su questo tema durante gli incontri con i rappresentanti di chiese e di organizzazioni ecumeniche: è di pochi giorni fa, ad esempio, l’incontro con una delegazione di una delle organizzazioni che raccoglie molti pentecostali del mondo. Nelle udienze pubbliche, inoltre, Bergoglio pone spesso l’accento sull’unità della Chiesa e del Corpo di Cristo. Nell’Evangelii Gaudium troviamo una parte interamente dedicata al dialogo con questa accezione: un dialogo ecumenico, cioè tra cristiani, oltre le divisioni, per rendere più efficace la missione della Chiesa nella vita di tutti i giorni. Perché i cristiani uniti insieme possono, secondo il pontefice, fare cose meravigliose. La sua convinzione non è legata ai fenomeni contingenti della società secolarizzata rispetto alla quale i credenti devono fare “fronte comune”: papa Francesco lo collega all’obbedienza a ciò che è scritto nel Nuovo Testamento, perché l’appello all’unità di Gesù è così forte che non può essere dimenticato da parte dei cristiani del XXI secolo. 

Quanto incide in questo ecumenismo “quotidiano” la cordialità umana di papa Francesco?

Burigana: Lo stile accogliente di questo pontificato favorisce il dialogo. L’ascolto e il confronto, il diventare “amici” attraverso ripetute occasioni di incontro, porta a oltrepassare le divisioni  e diventa modello per lo stile di vita di tutti i cristiani che sono chiamati a favorire la cultura dell’accoglienza. Per Papa Francesco i cristiani che non hanno a cuore questa cultura mancano in qualcosa della loro missione.

Ricorre in questi giorni il 50° anniversario del documento sull’ecumenismo Unitatis Redintegratio: come si può valutare il percorso compiuto finora?

Burigana: Secondo me attraverso questa celebrazione si “festeggiano” 50 anni di ecumenismo. A volte, soprattutto coloro che hanno più a cuore di altri la causa ecumenica, tendono a trascurare i grandi passi fatti e le straordinarie meraviglie avvenute in questi cinquant’anni sulla linea di una comunione sempre più forte. Si “festeggia”, quindi, un documento del Concilio Vaticano II che è stato ecumenico non solo perché così lo riconosce la Chiesa cattolica, ma per la partecipazione, lo stile, l’intenzione di ripensare la partecipazione nella Chiesa al movimento ecumenico. Cinquant’anni hanno segnato tante tappe e, come ricorda spesso Papa Francesco, ognuna è stata importante – e bisogna renderne grazie al Signore e continuare a pregare per l’unità –, ma occorre ormai indicare delle mete concrete e una di queste è la condivisione della mensa eucaristica che è centrale per tanti cristiani.

Nel progredire del cammino ecumenico cosa rappresenta la prossima visita di papa Francesco in Turchia e al patriarca ortodosso Bartolomeo I?

Burigana: Anche questo incontro si può dire si ponga in una linea di continuità con i precedenti pontefici: da ultimo, papa Benedetto XVI si è recato in Turchia nel 2006. In questa occasione, tuttavia, in virtù del rapporto che si è creato tra il patriarca ecumenico Bartolomeo I e papa Francesco, c’è qualcosa in più: due fratelli, portatori  di tradizioni diverse – ma che hanno tanto in comune come quella di Costantinopoli e di Roma -, cercano insieme di rendere sempre più evidente la missione della Chiesa per evangelizzare il mondo e portare la pace. Bartolomeo e Francesco in questi mesi caratterizzati da incontri a più riprese e da vari messaggi, hanno cominciato a costruire una stagione nuova dell’ecumenismo. Il pellegrinaggio di Bergoglio per celebrare insieme Andrea, il fondatore della Chiesa di Costantinopoli, è un’altra tappa di un viaggio che ha delle mete vicine – il Sinodo pan-ortodosso che si terrà sempre a Istanbul nel 2016 – e altre più lontane. E’ stato proposto nei mesi scorsi di festeggiare insieme i 1700 anni del primo Concilio – la ricorrenza cadrà nel 2025 – e forse in quel giorno vedremo un’unità che in questo momento è solo nei sogni di alcuni o nelle speranze di molti.         

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