La misericordia di Padre Bernard Kinvi che ha rischiato la vita per salvare migliaia di musulmani perseguitati
Padre Kinvi lo ha fatto per rispondere alla sua vocazione: «Quando sono diventato sacerdote, ho promesso di servire i malati anche a costo di mettere la mia vita in pericolo. L’ho detto ma non sapevo realmente che cosa significasse. Quando però è sopraggiunta la guerra, ho capito bene che cosa voleva dire rischiare la vita. Essere un prete non è solo dare benedizioni. È molto di più: significa stare a fianco di coloro che hanno perso tutto».
La storia di Padre Bernard Kinvi, riportata sul Guardian (13 novembre) è letteralmente contagiosa, a partire dal suo gesto misericordioso: il prete cattolico ha rischiato la vita per salvare quella di centinaia di musulmani che vivono in Centrafrica, "dove fino a qualche mese fa i ribelli islamisti Seleka, spesso appoggiati dalla popolazione musulmana locale, davano la caccia ai cristiani. In seguito sono stati loro per mesi ad essere braccati dagli anti-balaka, una milizia locale animista". (Tempi, 18 novembre).
La forza della misericordia
Gli sforzi del sacerdote camilliano sono stati riconosciuti quest’anno da Human Rights Watch, che l’ha insignito del premio Alison Des Forges. Il riconoscimento viene dato a «uomini di valore che mettono a rischio la loro vita per liberare il mondo da abusi, discriminazione e oppressione». Ma Padre Bernard non l'ha fatto per il premio ma per fedeltà totale alla sua vocazione.