Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 25 Aprile |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

“Il mio problema non era tanto la droga o la violenza, quanto la mancanza di Dio”

The bishop hugging a boy – it

Catalunya Christiana

Aleteia - pubblicato il 17/11/14

La Comunità del Cenacolo: dalle tenebre alla luce senza farmaci né psicologi

di Samuel Gutiérrez

Nella Comunità del Cenacolo di Cornudella de Montsant (Tarragona, Spagna), una ventina di giovani percorre in fraternità un bel cammino che li porta dalle “tenebre alla luce”, permettendo loro di uscire dalla droga con le armi dell'amicizia, del lavoro e della fede.

Una volta al mese, monsignore – come i ragazzi chiamano l'arcivescovo di Tarragona, monsignor Jaume Pujol – si reca a El Montsant per trascorrere qualche ora con loro.

Escono a camminare insieme, condividono il cibo e le preghiere, egli li ascolta, li consiglia… Funge da padre e da pastore.

“Questa comunità è un gran bene non solo per i ragazzi, ma per tutta l'arcidiocesi”, ha confessato monsignor Pujol. “È un dono di Dio che possa esserci una comunità in cui si vede che gente che entra molto toccata, con dipendenze forti e la vita quasi distrutta, nelle tenebre, come dicono loro, può risuscitare a una vita nuova”.

“Per me è una gioia molto grande averli a Tarragona! La conversione di questi ragazzi è qualcosa di incredibile. La loro esperienza ci dice che anche la vita più distrutta si può sistemare e può diventare fuoco di spiritualità per altri… La soluzione è sempre Gesù Cristo, e questa è una cosa che per loro è molto chiara”.

La Comunità del Cenacolo è arrivata a Cornudella de Montsant nel giugno 2013. Da anni monsignor Pujol quasi “implorava” la sua presenza, consapevole delle numerose richieste che riceve in tutto il mondo.

“Ho pregato moltissimo perché fondassero una casa qui, e oggi mi sento un arcivescovo fortunato perché posso contare sulla loro presenza”, ha confessato.

“È davvero un miracolo”, ha commentato padre Eugenio, uno dei sacerdoti responsabili del Cenacolo. “In poco più di un anno, i ragazzi hanno fatto un gran bel lavoro”.

“Non solo l'opera di restauro della casa e del contesto, che è un lavoro materiale ed esteriore, ma soprattutto il lavoro interiore”, ha spiegato. “Il restauro esteriore va sempre accompagnato a un restauro interiore”.

“Non bisogna dimenticare che siamo tossicodipendenti”, ha aggiunto questo sacerdote italiano dall'accento argentino. “Questo è il grande miracolo! Siamo una comunità di pubblici peccatori… Èvero! Abbiamo molte limitazioni e fragilità, ma siamo nelle mani di Dio. Il Dio che incontriamo nella cappella lo possiamo vedere anche qui fuori”.

Dalle tenebre alla luce

Il Mas d’en Lluc presenta oggi un panorama splendido. Perfino le montagne che circondano la valle in cui è situata la casa sembrano abbracciarla. È il cielo sulla terra.

L'anno che questa ventina di giovani ha trascorso a El Montsant è stato basato sulla Provvidenza. Tutto è stato dato loro dal Signore e dalle persone che Egli ha posto sul loro cammino.

I ragazzi sono ben consapevoli del fatto che vanno lì non solo a curarsi, ma a salvarsi. “Il mio problema non era tanto la droga o la violenza nella mia vita, quanto la mancanza di Dio”, ha confessato Alexis, uno dei veterani della casa Mare de Déu de Misericòrdia.

Alexis deve avere circa trent'anni, ma il suo volto e il suo corpo, completamente tatuato, lasciano intravedere molti chilometri percorsi. Nella sua giovinezza, non molto lontana, è caduto nella rete della droga e della delinquenza.

Il suo corpo mostra ancora i segni di un passato oscuro, svastica nazista inclusa, ma il suo volto illuminato e il suo sguardo limpido mostrano una trasformazione difficile da spiegare con la sola logica umana.

Parlare con Alexis è come toccare il cielo con un dito. È come un incontro con il Risorto. È davvero una persona passata dalle tenebre alla luce.

Al Mas d’en Lluc ha lavorato molto quest'anno, ma assicura che è stato uno dei periodi più felici della sua vita.

Specialisti dell'Amore

Nella Comunità del Cenacolo, la testimonianza e l'accompagmaneto dei “veterani” è molto importante per chi è appena arrivato. Non si utilizzano farmaci, né ci sono psicologi o terapeuti.

I tossicodipendenti sono accompagnati da persone che hanno vissuto la stessa esperienza e che dopo essersi curate decidono di offrire un periodo della propria vita per aiutare i fratelli.

“In comunità diventiamo specialisti dell'Amore. Lo vogliamo, ci sforziamo… e a volte riesce male. Questo non è il paradiso. Ma il desiderio del nostro cuore è essere specialisti dell'amore”, ha confessato Alexis.

“La nostra forza vuole essere l'Amore che nasce dalla Croce di Cristo e dà vita ai morti. Siamo noi i primi a sorprenderci di ciò che Dio opera nella nostra vita. Siamo spettatori quotidiani della sua Resurrezione!”

Questa resurrezione quotidiana, riflessa nei volti allegri e pacificati di questi ragazzi, è il risultato di una proposta di vita semplice, familiare, disciplinata, basata sulla riscoperta della preghiera e del lavoro (ora et labora), dell'amicizia vera, del sacrificio e della fede in Gesù.

La spiritualità del Cenacolo è profondamente eucaristica e mariana. Nella giornata si alternano momenti di preghiera e di lavoro, condividendo la fede davanti alla Parola di Dio e ai fratelli, anche con giochi e feste.

La Comunità del Cenacolo è stata riconosciuta dal Vaticano come associazione internazionale di fedeli, e da essa è nata anche un'altra associazione di vita religiosa femminile, le Suore Missionarie della Resurrezione.

La Comunità ha più di 60 fraternità diffuse in tutto il mondo, alcune orientate alla missione.

Particolarmente amata è la fondazione della Liberia, in Africa, dove si accolgono bambini orfani e abbandonati.

Di fronte al dramma dell'ebola, tutti i membri della Comunità offrono in questi mesi le proprie preghiere, i sacrifici e i digiuni a favore del popolo africano e dei missionari che lì donano la propria vita.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
testimonianze di vita e di fede
Top 10
See More