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Nessuna violenza in nome della religione

Church and mosque, Aleppo, Syria – it

© James Gordon / Flickr

https://www.flickr.com/photos/james_gordon_losangeles/7818243294

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 13/11/14

Papa Francesco prepara un nuovo incontro dei leader religiosi?

La religione non può giustificare in alcun modo la violenza. Su questo principio, non scontato in tempi in cui si pretende di far tornare dalle sabbie della storia il califfato islamico e le guerre di religione, hanno concordato i partecipanti al terzo forum cattolico-musulmano che si è concluso a Roma il 13 novembre.

Una condanna unanime ha accomunato gli “atti di terrorismo, oppressione, violenza nei confronti di persone innocenti” così come “le persecuzioni, profanazioni di luoghi sacri e distruzione di eredità culturali”.

Il forum “Lavorare insieme per servire gli altri” costituisce il terzo appuntamento di un percorso iniziato dopo la pubblicazione della famosa Lettera di 138 saggi musulmani seguita al discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, che agì come stimolo per rinnovare un dialogo più intenso e fraterno.

Al centro di questa edizione del forum il tema dell'educazione dei giovani, l'attuazione del dialogo interreligioso e le modalità per contrastare la violenza per il bene comune. La delegazione cattolica era guidata dal cardinale presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Jean-Louis Tauran, con il segretario padre Miguel Angel Ayuso Guixot; quella musulmana — assente per motivi di salute il coordinatore, il principe Ghazi bin Muhammed di Giordania — dal professor Seyyed Hossein Nasr, professore di studi islamici alla George Washington University nella capitale degli Stati Uniti d’America.

I tempi di “gravi tensioni e conflitti nel mondo”, afferma il comunicato finale del forum diffuso dal dicastero del dialogo interreligioso, rendono auspicabile una maggiore cooperazione reciproca. 

Dopo aver preso atto dei numerosi esempi che ci sono nel mondo “di collaborazione attiva tra cattolici e musulmani in ambito educativo, caritativo e assistenziale”, i delegati hanno rilanciato l’importanza dell’”educazione dei giovani — in famiglia, a scuola, all’università, in chiesa o nella moschea — per promuovere il rispetto per gli altri”. A tal fine, “i programmi scolastici e i libri di testo dovrebbero riportare un’immagine obiettiva dell’altro” (L’Osservatore romano 14 novembre).

I partecipanti all’incontro di Roma, inoltre, hanno ribadito “l’importanza della cultura del dialogo tra le religioni per approfondire la comprensione reciproca”, considerata necessaria “per superare pregiudizi, distorsioni, sospetti e generalizzazioni inappropriate, che danneggiano le relazioni pacifiche”. Il dialogo dovrebbe poi portare all’azione, specialmente tra i giovani. E a tal proposito i partecipanti “hanno incoraggiato cristiani e musulmani a moltiplicare le opportunità d’incontro e di cooperazione a progetti congiunti per il bene comune”.

Su questo impegno scende l’incoraggiamento di papa Francesco che nell’udienza del 12 novembre “ha salutato tutti i partecipanti, incoraggiandoli a perseverare sul cammino del dialogo tra cristiani e musulmani, e ha notato con piacere il loro impegno comune verso il servizio generoso e disinteressato alla società”.

Il tema della responsabilità delle religioni e dei leader religiosi per la pace e la giustizia sociale nel mondo sta particolarmente a cuore a Bergoglio che, dopo la pubblicazione della prossima enciclica sui temi dell’ecologia e della salvaguardia del creato, desidera convocare una riunione dei leader religiosi sul tema come contributo agli appuntamenti internazionali, intergovernativi, programmati per il 2015 (Il Sismografo 13 novembre).

Questa intenzione è stata rivelata qualche giorno fa dal vescovo argentino Marcelo Sánchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e molto vicino a papa Francesco.

Obiettivo dell’appuntamento con i leader delle principali religioni del mondo è, secondo Sorondo, realizzare una riflessione condivisa sullo "stato del nostro clima e sul dramma dell'esclusione sociale", due problemi che non riguardano unicamente il "credo religioso", ma il bene e il futuro della nostra madre terra indipendentemente dalla fede di ciascuno. Il papa, ha sottolineato Sorondo “è molto consapevole del fatto che le conseguenze dei cambiamenti climatici colpiscono tutte le persone, ma soprattutto i poveri” e questa realtà ha delle conseguenze morali che non possono essere sottovalutate (Il Sismografo 13 novembre).

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