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La preghiera è la fonte: bevi!

Original shrine of Schoenstatt in Germany

© Public Domain

padre Carlos Padilla - pubblicato il 12/11/14

Se non mi fermo, la vita mi passa accanto. Ciascuno deve cercare il proprio momento di respiro, per ritirarsi a pregare, per fermarsi

Credo che sia importante che ci lasciamo del tempo di silenzio nella nostra vita, momenti per pregare davanti al Tabernacolo. Ci aiuta a cercare il nostro posto.

Il Santuario. Una cappella speciale. Quell'angolo di natura che mi parla di Dio. Questi luoghi parlano del sacro, di silenzio, del Signore della nostra vita, e sono momenti in cui l'anima respira e prende forza. Allora possiamo guardare al nostro giorno, alla nostra vita, con Lui. Magari ciascuno potesse cercare questi momenti.

Gesù fuggiva sulle montagne, al lago, nel deserto, e saliva anche a Gerusalemme, al tempio dei suoi antenati, per incontrare suo Padre, per parlargli e ascoltarlo, per unirsi a tanti che facevano lo stesso.

Qual è il mio luogo di preghiera? Lo cerco? Le chiese, il Santuario, sono terra sacra, ci parlano del cielo sulla terra, come secoli fa i chiostri dei monasteri custodivano quell'atmosfera di paradiso.

Dio viene nella mia vita, mi viene incontro nella mia routine. Ma anche nell'Eucaristia, nel Tabernacolo, nel Santuario, mi aspetta per poter arrivare nel profondo della mia anima, per camminare insieme nel mio oceano interiore, per meditare la mia storia con Lui. Se non mi fermo, la vita mi passa accanto. Ciascuno deve cercare il proprio momento di respiro, per ritirarsi a pregare, per fermarsi, per pregare. Qual è il mio luogo santo?

Le acque che sgorgano dal Santuario arrivano al mare. Sono acque che guariscono, che abbelliscono, che consacrano. Mi piace molto l'immagine dell'acqua associata al tempio. Dalla roccia del tempio sgorga l'acqua. Dal tempio di Dio, dal cuore di Dio. L'immagine dell'acqua che scorre mi rallegra sempre.

Mi costa pensare alle acque stagnanti. L'acqua stagnante imputridisce. L'acqua che scorre dà vita. È il fiume, sempre mutevole, sempre nuovo. Il fiume che riposerà arrivando al mare. Non perderà mai la sua identità. Ma passerà a far parte di un mare immenso. È il fiume che guarisce il mare stesso. L'acqua del fiume rinnova il mare.

L'acqua la dà Dio, noi siamo solo l'alveo. Quanto più profondo, più vuoto, più acqua entra nell'alveo, nella mia anima. Quanto più è libero il mio alveo, più acqua scorrerà verso altri, senza ristagnare, perché la mia vita è per essere donata, perché io sono solo il ponte tra Dio e gli altri. Ciò che conta è Dio, non io, e l'acqua non è mia, e quanto più scorre, più si rinnoverà il mondo.

Nel misterodel Santuario, il mistero di Maria. È ciò che il papa ha detto a Roma alla famiglia di Schoenstatt. Ci ha invitati a donarci, a servire, con umiltà, perdendo tempo con chiunque, senza cercare adepti, senza cercare riconoscimenti. Donandoci lì dove l'acqua è più necessaria.

Mi piacerebbe essere alveo di Dio, suo fiume. La mia acqua non è sempre la migliore, la più chiara, la più pura, ma è quello che ho. Maria si incaricherà di purificarmi, di rendermi alveo profondo, se ricorro a Lei, se torno a Lei.

Il fiume esce dal Santuario, non entra. Esce con l'acqua di Dio, esce verso altri, incontro all'uomo, verso il mare, e guarisce e rende bello il luogo per il quale passa. Cresce la vita nuova.

È ciò che avviene nel Santuario. Ci riempiamo dell'acqua pura di Maria, dell'acqua che placa la nostra sete di appartenenza, di casa, di amore. E da lì andiamo verso gli altri, per guarire, per rallegrare la vita, per irrigare, per fecondare.

Senza cercare noi stessi. Con il nostro amore, con la nostra dedizione, con la nostra consolazione, con la nostra vita, a volte senza poter neanche parlare di Dio.

Prendiamo le forze, beviamo dalla fonte, ci purifichiamo, ci svuotiamo davanti a Dio e davanti a Maria. La nostra vocazione è verso la periferia, come ci ha detto il papa, verso l'uomo lì dove ha sete, dove c'è deserto.

Ciò che non si dà viene perso. La nostra missione è dare ciò che riceviamo, non restare comodamente nel nostro angolo protetto.

Il fiume esce dal Santuario, dal luogo sacro, da Dio. L'acqua è sempre Sua, non nostra. Ma Dio ha bisogno di noi, ha bisogno del nostro alveo per portarla ad altri. Questo mi colpisce. Le persone non vanno più al tempio, è vero. Il fiume unisce il santuario alla terra. È il ponte, il cammino. Cristo è l'acqua che guarisce il mondo al suo passaggio. Colui che porta vita, dà vita, risveglia vita.

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