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Il tempio, Gesù, luogo di incontro con Dio

How Protestants Saved Me From Leaving the Catholic Church Odysseus-Studio – it

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 11/11/14

Gesù è nel mondo il sacramento del Padre, il luogo del Padre, la casa del Padre

Questa domenica la Chiesa ha celebrato la consacrazione della prima chiesa cristiana, la madre di tutte le chiese, la basilica di San Giovanni in Laterano. È la prima chiesa in cui i cristiani hanno potuto celebrare senza essere perseguitati nel IV secolo. Nello stesso giorno, a Madrid (Spagna) si è celebrata Nostra Signora de la Almudena, la patrona della città.

Maria regna nella nostra cattedrale. Le letture di questa domenica parlavano del sacro. Di quei luoghi santi che ci parlano della nostra vocazione definitiva a stare con Dio, alla santità. Luoghi in cui Dio ci aspetta, in cui ci riunisce come farà in cielo. In cui il silenzio, la delicatezza e la tenerezza di Dio riempiono tutto e penetrano nell’anima quando attraversiamo la porta. La casa di Dio.

La luce perpetua che ci parla della sua presenza permanente, che veglia, aspetta, ama, sostiene il mondo in modo misterioso. Piccola luce nel mondo ma che non si spegne mai. Il tabernacolo in cui mi attende.

Un crocifisso dove Gesù con le braccia aperte ci accoglie quando arriviamo stanchi e sfiniti, ci sorride, ci chiama per nome, ci dice che ha bisogno di noi, che ci ama follemente, che sta lì per me. Lo sguardo di Maria con il Bambino in braccio, comprensiva, calorosa, materna.

Gesù sale al tempio a Gerusalemme. Sa che lo cercano per ucciderlo. Non si nasconde né cerca la morte. Fa le cose di sempre, va al tempio. È la Pasqua, la festa sacra. Gesù sale sempre al tempio, ha già percorso quel cammino molte volte, fin da piccolo, quando andava con Maria e Giuseppe.

Quel cammino è il suo. Quella salita a Gerusalemme. La prima volta è stata con i suoi genitori. Il Venerdì Santo è passato lì davanti mentre andava verso la croce. In quel luogo Gesù ha la sua storia, le sue esperienze. Quante cose si saranno detti Lui e Suo Padre in quel tempio!

Ci dice due cose apparentemente contraddittorie. Parla della sacralità del luogo, lo addolora che lo profanino con il commercio, che vogliano trarre profitto economico, che spezzino la pace del luogo per interessi umani. È la casa di Suo Padre.

Mi metto nei Suoi panni. Mi costerebbe molto vedere qualcuno che profana il mio luogo santo. Casa mia. A dodici anni Gesù già sapeva che apparteneva a quel posto.

Gesù, però, ci dice ancor più di Ezechiele, ancor più di Paolo. Il tempio reale è Lui. “Venite a me”. Egli è il luogo dell’incontro con Dio sulla terra.

Nelle Sue ferite c’è l’amore di Dio che ci guarisce. Nel Suo sangue si placa la sete d’amore di questo mondo in cui ciascuno guarda alle proprie cose. Nel Suo sguardo ci sono gli occhi di Dio che accolgono e comprendono tutti. Nella Sua voce c’è la chiamata di Dio a ciascuno, a partecipare alla Sua festa, ad avere il posto migliore accanto a Lui. Nei Suoi piedi feriti c’è Dio che calpesta la terra, camminando tra noi. Nelle Sue mani Dio benedice, accarezza, cura, abbraccia. Egli è il tempio vivo.

Era già tempio di Dio quando piangeva a Betlemme, quando cresceva a Nazareth con i Suoi genitori, quando camminava, quando mangiava con tutti, quando amava, quando guariva e suscitava sogni di infinito negli uomini. E il Suo tempio non si spezzerà con la croce. Si aprirà per sempre nella ferita del suo costato.

Gesù è nel mondo il sacramento del Padre, il luogo del Padre, la casa del Padre. È il volto misericordioso di Dio, la porta per Dio, il tempio di Dio. Il velo del tempio si squarcia con la Sua morte. La roccia del Golgota si incrina. È il nuovo tempio, il nuovo santuario che ci aspetta.

Coloro che hanno ascoltato quel giorno Gesù non lo hanno compreso. L’evangelista ci dice che lo hanno capito più tardi, dopo la Sua morte e resurrezione. Salta al futuro per dirci che lo hanno capito dopo, quando quel passo difficile si è illuminato con la luce della Pasqua.

Sul momento costa capire. Com’è possibile che il tempio santo si distrugga? A noi accade spesso. L’edificio della nostra vita perfettamente costruito si sgretola, i nostri progetti vanno in fumo. E non capiamo niente.

A volte deve cadere qualcosa per ricominciare, per costruire sulla roccia di Gesù. A volte dovremo aspettare per comprendere. Ci resta di confidare e donare la nostra pietra rotta. Dio vede sempre nella nostra pietra spezzata il bel tempio che può costruire, in cui Egli può abitare.

[Traduzione di Roberta Sciamplicotti]

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