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Nel nome del Padre

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© Peter Bernik

Il blog di Costanza Miriano - pubblicato il 09/11/14

Un diario di famiglia commovente, profondo, divertente e vero

di Daniela Corbellini

Verso la metà di settembre mi vedo recapitare a casa, “con i complimenti dell’autore” il libro “Nel nome del Padre”, di Andrea Torquato Giovanoli. In effetti da qualche parte nella memoria  ricordavo di doverlo recensire per il blog di Costanza. Con la puntualità e prontezza che mi contraddistinguono, eccomi qui a presentarlo a voi (diciamolo, se gli autori del blog volessero velocità e prontezza si sarebbero rivolti a una svizzera, non ad una brasiliana!).

Mi fiondo nella lettura e, con Andrea in sottofondo, continuo nell’attività più impegnativa che ci sia: quella di genitore.
Inizio delle medie, Prima Comunione e Cresima, la visita in casa di mia madre direttamente “do Brasil”, tutto ciò senza lasciare la mia attività di facciata, cioè, il mestiere di architetto. E proprio questo mio mestiere mi ha fatto capire che non esiste miglior modo di apprezzare un insegnamento che quello di confrontarlo con la realtà, di metterlo in pratica.
E quale sarebbe quest’insegnamento? Di sicuro il libro di Andrea non è un “manuale pratico del perfetto genitore”, perché i bambini, si sa, sono diversi gli uni dagli altri, unici e irrepetibili, come d’altronde lo siamo anche noi genitori, che cerchiamo di imparare il mestiere sul campo. E poi, diciamocelo, quanti genitori perfetti e figli perfetti conosciamo?

Andrea ci insegna un metodo, anzi, ci dimostra un metodo, perché il suo libro non è teoria, non ci informa degli studi della psicologia o della pedagogia: il suo libro è vita. Andrea ci comunica con la realtà di una vita cristiana, la Verità, ci prende per mano in un viaggio permeato da mille cose da fare, sgambettamenti, pannolini, mattoncini di Lego e supereroi Marvel e ci insegna ad innalzare lo sguardo a “Colui che è il Solo e Unico Genitore”. Ed in questo mondo, nel quale certe idee arrivano persino a falsificare la realtà, una verità che ci si svela davanti agli occhi è così prorompente che fa cadere ogni falsità. Andrea, con la sua vita, in perfetta sintonia con il primo Papa gesuita, ci insegna ad essere “contemplativi in azione”.

Dal punto di vista letterario “Nel nome del Padre” è un diario di famiglia commovente, profondo, divertente e vero. Ognuno può riconoscersi nei quadretti di vita quotidiana che l’autore descrive. La grandezza del libro sta nel riuscire ogni volta a trasformare il più banale degli episodi casalinghi in una profonda e toccante riflessione sul Creatore. Come faccia poi una persona a portarci a riflettere sul peccato partendo dal cambio pannolino o a parlare della gestione del creato a partire dalla fornitura del materiale scolastico, questo me lo sto ancora domandando. Probabilmente non lo capirò mai fino in fondo, perché questa chiarezza di obbiettivo nonostante la contingenza non poteva che venire da una penna maschile.
L’autore, nelle sue pagine, ci riporta alla luce il concetto stesso di essere padre, ricordandoci la responsabilità enorme che deriva dal fatto di essere, per i figli, modello di “quella figura divina a cui richiama”. Questa consapevolezza da sola dovrebbe riportare un diverso ordine nelle priorità di ogni uomo. Pensata così, la paternità diventa dovere primario di ogni uomo, priorità assoluta, strada maestra della propria salvezza perché “chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” e “chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me…”, ecco, se ci pensi seriamente c’è da fare molto sul serio.

Il libro di Andrea ci riporta potentemente al Vero, sono i fatti che prendono a pugni la menzogna, come il miglior supereroe dei fumetti.

QUI L’ORIGINALE

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