Un rescriptum precisa le procedure previste da Paolo VI e Giovanni Paolo II sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei cardinali di CuriaL’episcopato non è “un’onorificenza, ma un servizio”: nello stesso giorno in cui papa Francesco è tornato a precisare, durante l’udienza generale in piazza S. Pietro, il ruolo del vescovo, è stato diffuso un documento contenente le disposizioni sulla rinuncia dei vescovi diocesani e dei titolari di uffici di nomina pontificia.
Il rescriptum firmato dal segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin, ma redatto “ex audientia SS.mi” – in pratica da una disposizione arrivata dal papa – è entrato in vigore il 5 novembre con la pubblicazione su L’Osservatore romano. La nota diffusa dalla Segreteria di Stato precisa, infatti, che “il Santo Padre ha stabilito che quanto è stato deliberato abbia ferma e stabile validità, nonostante qualsiasi cosa contraria anche degna di particolare menzione”.
Bergoglio precisa alcune norme già fissate da Paolo VI e Giovanni Paolo II e rende obbligatorie per i cardinali di Curia le dimissioni a 75 anni.
“Il grave peso del ministero ordinato, da intendersi come servizio (diakonia) al Popolo santo di Dio – si legge nel documento – richiede, a coloro che sono incaricati di svolgerlo, di impegnarvi tutte le proprie energie. In particolare, il ruolo di Vescovo, posto di fronte alle sfide della società moderna, rende necessari una grande competenza, abilità e doti umane e spirituali”. Per questo motivo viene confermata la necessità della rinuncia al compimento dei 75 anni, ma la rinuncia stessa deve essere accettata dal Papa per diventare operante, per cui rimane la possibilità per i vescovi diocesani di essere prorogati. I vescovi che rinunciano al loro ufficio pastorale “decadono anche da qualunque altro ufficio a livello nazionale”. Ciò significa, ad esempio, che non si potrà più riproporre il caso dell'arcivescovo Robert Zollitsch, rimasto ancora per qualche mese presidente della Conferenza episcopale tedesca anche dopo aver lasciato la guida della diocesi di Friburgo (Famiglia cristiana 5 novembre).
Si sottolinea anche che “degno di apprezzamento ecclesiale” è il gesto di chi “spinto dall’amore e dal desiderio di un miglior servizio alla comunità”, per gravi motivi o per infermità, rinunci al ministero pastorale prima dell’età fissata.
La novità forse più importante è che “in alcune circostanze particolari” possono essere richieste al vescovo le dimissioni anticipate “dopo avergli fatto conoscere i motivi di tale richiesta” e aver “ascoltate attentamente le sue ragioni in fraterno dialogo”. E’ la prima volta che questa disposizione viene messa formalmente per iscritto. Prima era una prassi che interveniva quando il vescovo non accettava di mettersi da parte. E’ accaduto di recente con il paraguayano monsignor Rogelio Ricardo Livieres, è accaduto diverse volte durante il pontificato di Benedetto XVI, ma ora viene reso ancora più esplicito (Vatican Insider 5 novembre).
Una “stretta” arriva per la Curia, primo passo di quella riforma richiesta già durante le congregazioni che hanno preceduto l’ultimo conclave. “Si ha la sensazione che l'intenzione di Papa Bergoglio sia quella di essere meno elastici con le proroghe per gli ultrasettantancinquenni” (Vatican Insider 5 novembre). La costituzione apostolica Pastor Bonus, che regola attualmente l'organigramma della Curia romana, prevede che compiuto il settantacinquesimo anno di età, i cardinali preposti siano “pregati” di presentare le loro dimissioni al pontefice. Ora, invece,per quanto riguarda i cardinali capi-dicastero si afferma che essi sono “tenuti”, a presentare la rinuncia al Papa. Per quanto riguarda i capi dicastero della Curia “non cardinali, i segretari ed i vescovi che svolgono altri uffici di nomina pontificia” questi, come già avviene, decadono dal loro incarico compiuto il settantacinquesimo anno di età.