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Gli evangelisti e il ricordo delle parole di Gesù

Jesus Christ (statue) – it

Midiman / Flickr / CC

don Antonio Rizzolo - Credere - pubblicato il 06/11/14

Come hanno fatto a scrivere fedelmente quello che aveva detto il loro Maestro?

Caro padre, i quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni secondo molti esegeti sono stati scritti diversi anni dopo la morte di Gesù. Ma a quell’epoca non esisteva la stenografia: come facevano gli evangelisti a ricordarsi tutte le frasi che aveva detto nostro Signore? Con quale criterio sono stati scelti questi quattro Vangeli e non altri?

Claudio B.

All’epoca di Gesù non c’erano la stenografia o i registratori, ma la memoria, che era ben allenata. Quasi tutto, infatti, veniva trasmesso oralmente, anche perché pochi sapevano scrivere e i supporti erano costosi. C’erano anche dei metodi per facilitare l’apprendimento, come la ripetizione, usata dai rabbini. Lo usava certamente anche Gesù nelle istruzioni date ai discepoli e agli apostoli (“in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”, Marco 4,34). Gesù, inoltre, ha predicato molte volte alle folle, ripetendo le stesse cose a uditori diversi: i discepoli hanno così avuto modo di ascoltare bene il suo insegnamento; inoltre sono stati testimoni oculari dei fatti avvenuti.

Questa è la prima fase della formazione dei Vangeli: la predicazione di Gesù. La seconda è la tradizione orale: gli apostoli e i discepoli di Gesù annunciano a tutti il lieto messaggio della salvezza e trasmettono ai fedeli quanto hanno ascoltato e visto. Come scrive san Pietro: “Non siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma siamo stati testimoni oculari della sua grandezza” (cfr. 2Pietro 1,16).

In questa fase i detti e i fatti su Gesù sono organizzati e scelti in base alle esigenze delle varie comunità. Si formano così dei nuclei tematici, come i racconti della Passione, le parabole, i miracoli, i detti sulla sequela, ecc. San Paolo così scrive sulla risurrezione di Cristo: “A voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto” (1Corinzi 15,3). Si tratta, appunto, della trasmissione orale della predicazione degli apostoli.

La terza fase è la stesura scritta di questo materiale. Gli evangelisti vi hanno attinto organizzando il loro racconto in maniera completa e strutturata, avendo in mente le comunità a cui si rivolgevano. Lo testimonia l’evangelista Luca: “Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto” (1,1-4).

Queste tre fasi che hanno portato alla nascita dei Vangeli spiegano anche le diversità che esistono fra loro. Come sono stati scelti, però i quattro Vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni? Infatti c’erano anche altri testi, che oggi chiamiamo apocrifi, dei quali non è stata riconosciuta l’ispirazione divina. I criteri sono sostanzialmente due. L’antichità e il legame diretto con la predicazione degli apostoli. La formazione del canone è stata un processo lungo, tuttavia dobbiamo avere fiducia che lo Spirito Santo ha guidato in questo la sua Chiesa.  

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