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Il risveglio dei consumatori per “abbattere” Moncler?

Oca pazza

© Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 04/11/14

Bruni: le grandi aziende e i loro manager badano a profitti ad ogni costo, impariamo a boicottarli

Polemiche senza fine dopo che Report ha svelato come vengono confezionati e realizzati i piumini d’oca come i celebri Moncler. L’inchiesta dell’inviata Sabina Giannini ha evidenziato che le oche – ma non solo, anche altre specie di volatili, come le anatre – vengono spiumate vive e non si segue una procedura standard per ottenere il piumaggio (Il Sussidiario.net, 3 novembre)

Elusi i controlli
Inoltre si va appositamente nei paesi che non controllano queste procedure, come in Ungheria, per importare il piumaggio a costi, peraltro bassissimi rispetto a quelli del prodotto finito. Basta pensare che il piumaggio necessario per un giubbino costa 25 euro, mentre il giubbone stesso circa 1200 euro. La trasmissione condotta da Milena Gabanelli ha rivelato anche che i lavoratori all’interno dell’azienda vengano sfruttati per un compenso che non è assolutamente adeguato al prezzo con il quale viene messo in commercio il capo (Repubblica, 3 novembre).

Crollo in borsa
L’indice di borsa relativo a Moncler ha segnato -3.28 e sul sito ufficiale della casa di produzione è apparso questo messaggio, in difesa a quanto emerso ieri sera e in risposta alle polemiche: “Moncler utilizza solo piuma acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali” (La Stampa, 4 novembre).

Risveglio dal letargo
«Il caso Moncler è l’ennesimo in cui noi italiani ci svegliamo dal letargo e iniziamo a renderci conto di come il capitalismo mondiale si base su forme di schiavitù sempre più diffuse», sentenzia l’economista Luigino Bruni, docente di Economia Politica presso l’Università Lumsa di Roma.

Solo profitto
Bruni è durissimo: «Le grandi aziende hanno perso ogni forma di contatto con le proprietà che gli avevano assegnato i loro fondatori. Oggi vanno solo in cerca di vincoli legislativi meno stringenti perché il loro unico obiettivo è di massimizzare i profitti. Se ciò non accade cambiano i manager e tornano all’attacco».

Etica come optional
L’economista è schietto: «Personalmente non credo più nei bilanci sociali, perché la maggior parte delle imprese che li praticano è perché sono costrette dalla legge, ma l’obiettivo resta fermamente il profitto ad ogni costo e per fare questo non badano a spellare vive oche o a trattare come schiavi i lavoratori come sta avvenendo in India, Bangladesh e in altri paesi asiatici. Altro che etica, l’attenzione è tutta a fare soldi».

Manager spietati
Da qui una considerazione amara. «Mentre noi parliamo di economia sociale, civile, dal volto umano, di comunione, il capitalismo sta andando in una direzione diversa, mascherata da tanti bei discorsi dei manager, che invece appena possono, si tuffano in paradisi fiscali o dimenticano l’esistenza dei diritti umani. La globalizzazione ha notevolmente amplificato questa capitalismo malato».

Riscatto dei consumatori
La denuncia di Report è così utile, ma «non sufficiente». «Io credo quasi unicamente nei consumatori, nella società civile – osserva Bruni – e noi dovremmo essere più capaci, più critici, più consapevoli del nostro potere di consumatori ragionando in questi termini: noi non vogliamo più che accadano queste cose, e non compriamo più questi prodotti. Il calo in borsa di Moncler, pari quasi al -4% è frutto proprio di una risposta negativa dei consumatori rispetto a ciò che hanno visto»

Boicottaggio collettivo
La soluzione è nel ricreare «una maggiore rete tra i consumatori, mettendo in moto dei processi di boicottaggio dei prodotti. Inutile attendere le leggi dei parlamenti che spesso sono collusi e corrotti. Dopo 20 anni che mi occupo di queste cose – conclude l’economista – i discorsi morali, dei buoni sentimenti a queste imprese non interessano. Nè tanto meno può influenzarle una Enciclica del Papa. Ma il mio non è un pessimismo, è piuttosto un grande ottimismo nei confronti delle persone, sfruttando finalmente il potere immenso che abbiamo come consumatori».  

Tags:
economia giustaetica
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