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Il femminismo distrugge la famiglia? O lo fa piuttosto il machismo?

Matryoshkas – it

© Jeff Belmonte

Humanitas.cl - pubblicato il 29/10/14

La giusta promozione della donna passa dal fatto che sia l'uomo che la donna siano accettati nel loro essere persona

di Jutta Burggraf

Esiste una promozione della donna del tutto ragionevole e conveniente: consiste nel fatto che sia l’uomo che la donna siano accettati nel loro essere persona. Dall’altra parte, però, c’è un femminismo radicale che ha giocato un ruolo decisivo nella distruzione della famiglia tradizionale.

È sorprendente che un fatto ontologico elementare come la possibilità di essere padre o madre e le capacità che derivano da questo abbia provocato tanti disguidi. Dal punto di vista cristiano, proprio a causa della maternità, alla donna spetta una “specifica precedenza sull’uomo” (Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem).

Poco tempo fa leggevo un articolo in cui si pretendeva di spiegare con grande profusione di parole perché il femminismo distrugge la famiglia. Sono rimasta un po’ sorpresa e ho iniziato a pensarci. Davvero il femminismo distrugge la famiglia? Mi è tornato alla mente un episodio che mi è accaduto un po’ di tempo fa in Sudamerica.

A Santiago del Cile, mi avevano detto che una persona, nota come un’energica femminista, voleva discutere con me sul tema della donna. Si trattava della fondatrice e Rettrice di un’università privata. Avevamo fissato un appuntamento.

Mi sono preparata a un’intensa discussione, e dopo qualche giorno sono andata all’appuntamento intenzionata ad andare all’offensiva. Quando sono arrivata al rettorato, mi ha sorpreso vedere che sul muro era attaccata una grande immagine della Madonna. La Rettrice era una signora molto gentile.

“Io lavoro con tutte le mie forze perché le donne possano studiare e ottengano posti di lavoro”, mi ha detto. “Sogno uno stipendio per tutte le casalinghe e la soppressione della pornografia. Mi chiamano femminista perché restituisco tutte le lettere che ricevo indirizzate al Rettore, perché questa università non ha un rettore, ma una Rettrice”. E poi ha detto, sorridendo: “Non ho niente contro gli uomini. Sono sposata da molto tempo e amo mio marito da oltre trent’anni”.

È evidente che un femminismo di questo tipo non distrugge la famiglia. Penso anzi che sia estremamente favorevole alla comunione degli sposi e alla famiglia stessa, visto che restituisce alla donna la dignità che in certe epoche e culture, e parzialmente anche oggi, le è stata e le viene negata.

Sì, avviene anche oggi, non è ideologia né esagerazione. Non abbiamo bisogno di pensare alle donne coperte da un velo, come in Arabia Saudita, né a quei popoli africani che ritengono le donne la parte più importante dell’eredità; allo stesso modo, non possiamo giudicare con alterigia il rapimento delle ragazze nell’agguerrita Sparta o lamentarci del cosiddetto Medioevo oscuro, che sicuramente non è stato un’epoca tanto ostile per la donna.

Non è necessario andare tanto lontano. Basta guardare all’Europa. Si rispetta la donna nella società, nelle famiglie? Anche al giorno d’oggi viene considerata in innumerevoli pubblicità, nel cinema, nelle riviste e in tante conversazioni come un essere non particolarmente dotato a livello intellettivo, un elemento di decoro e di esibizione, un mero oggetto di desiderio maschile.

La sua dedizione alla casa e alla famiglia non viene valorizzata, né viene sostenuta come si dovrebbe. Non accade con una certa frequenza che un figlio, solo perché è maschio, dopo un succulento pasto domenicale si sieda davanti alla televisione insieme al padre mentre le figlie “scompaiono” insieme alla madre in direzione della cucina?

O che una giovane madre che lavora fuori casa debba arrangiarsi da sola con i lavori domestici e sia giudicata perché non si preoccuperebbe abbastanza del marito – che lavora part-time – e dei figli, e che venga pure criticata perché non tiene la casa pulita?

Quante donne sposate che non hanno entrate proprie devono mendicare dai mariti un po’ di denaro e non hanno accesso al conto bancario, né partecipano alle decisioni economiche che riguardano la loro famiglia!

Ammetto che questi problemi possono essere superficiali, ma dimostrano quanta – o quanto poca – comprensione e considerazione ricevono spesso le donne in una situazione difficile.

Esiste quindi una promozione della donna che è del tutto ragionevole e conveniente. La sua finalità consiste nel fatto che i diritti umani siano non solo diritti degli uomini, ma che entrambi, sia l’uomo che la donna, siano accettati nel loro essere persona.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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