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Cos’è la prudenza dal punto di vista cristiano?

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SIC - pubblicato il 29/10/14
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Non è cautela, non è guardare le cose da lontano, non è timore, e nemmeno indecisione
Oggi desidero parlare della prudenza, iniziando col dire ciò che non è, per evitare interpretazioni errate. Non è cautela, non è guardare le cose da lontano, non è timore. E non è nemmeno indecisione, come quella della favola dell’asino di Buridano, che per non decidere se era meglio prima mangiare avena o bere acqua alla fine morì di fame e di sete.

Vediamo invece cos’è: la prudenza ci porta a sapere cosa fare, a evitare i pericoli, ad aggirare gli ostacoli, a valutare le conseguenze delle nostre azioni e a prendere decisioni idonee. Per questo, prima di prendere decisioni che possono essere importanti, è necessario fermarsi a pensare e, se è il caso, chiedere consiglio per avere più elementi di giudizio. Giovanni Paolo II diceva che è prudente colui che costruisce la propria vita in base ai dettami della sua coscienza retta. Chi agisce dopo essersi informato e dopo aver riflettuto ha molte più possibilità di indovinare, e se si sbaglia saprà più facilmente riconoscere subito il suo errore.

Nella vita di un cristiano, la prudenza richiederà a volte di assumere dei rischi, di coinvolgersi in cause giuste. Il buon samaritano della parabola evangelica si è “complicato la vita” perché ha agito prudentemente: ha visto un uomo ferito sul ciglio della strada, l’ha preso, lo ha portato in una locanda e ha pagato il suo soggiorno perché venisse curato. Essere prudente non consiste quindi nel restare al margine delle responsabilità nei confronti dei più bisognosi, pensando che se ne occuperà un altro.

Come indovinare ciò che dobbiamo fare in ogni momento? La Bibbia ci offre l’esempio di Salomone, che non ha chiesto a Dio altri regni e ricchezze, né una vita più lunga, ma la saggezza, la capacità di indovinare nei suoi giudizi. E la vita di San Tommaso d’Aquino ci mostra un episodio che ricorda quel patriarca. Nella quiete di una chiesa di Napoli, il santo sentì che un Cristo scolpito, davanti al quale era inginocchiato, gli diceva: “Tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?” E Tommaso, alzando la testa, rispose: “Nient’altro che te, Signore”.

È nell’ambito della preghiera che indovineremo meglio la volontà di Dio per noi. Pregare è una manifestazione di prudenza. È nella preghiera che troveremo il senso della nostra vita e le azioni possibili a beneficio di quanti ci circondano.

Di monsignor Jaume Pujol Bacells, arcivescovo di Tarragona (Spagna)

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]