Siamo in Pakistan. Akram Masih e Maria Bibi sono due ragazzi innamorati. Lui cristiano, lei musulmana. Il giovane vuole sposarla e per farlo si converte all’islam e prende il nome musulmano di Muhammad Akram.
Ma dopo che i giovani pronunciano il loro "Sì" comincia il calvario. La famiglia di lei protesta, sostiene che la figlia sia stata obbligata a sposarsi. E così parte la denuncia alle autorità pakistane.
L’azione non si fa attendere: la polizia fa irruzione nell’abitazione della famiglia di Akram, sequestrandolo e percuotendo altri membri della famiglia, incluse le donne.
Aiuto dal vescovo
L’avvocato cristiano Mushtaq Gill, che difende il ragazzo arrestato, riferisce all’agenzia Fides che la famiglia ha chiesto aiuto al vescovo Asher Kamran, guida della Chiesa metodista del Pakistan a Multan. Il Vescovo ha scritto una missiva per contestare la falsa denuncia a carico di Masih.
Minaccia della famiglia
Secondo la famiglia di Akram, il ragazzo è del tutto innocente e i giovani si sono sposati liberamente. I due sono stati convocati davanti a un magistrato per confermare la loro libera volontà. In una brevissima comparizione, cui hanno partecipato i familiari e molti leader musulmani, la ragazza, su imposizione della sua famiglia di origine, ha firmato tra le lacrime una dichiarazione contro Akram. Questi ha detto che, se Maria non lo avesse fatto, avrebbero ucciso entrambi. Il matrimonio è stato dichiarato nullo. (Avvenire, 23 ottobre)
Estremismo religioso
Sempre l’agenzia Fides aveva segnalato di recente un altro caso simile, a Karachi. Secondo la legge islamica, una donna musulmana non può sposarsi con un uomo di un’altra religione. "In Pakistan, il livello di estremismo religioso è troppo alto per tollerare il matrimonio tra un uomo cristiano e una donna musulmana, anche se il cristiano si converte all’islam" nota l’avvocato Gill, affermando che "questa è una grave violazione dei diritti fondamentali".