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Responsabilità civile dei magistrati: cosa cambia per noi?

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 23/10/14

Tra le proteste della destra, il governo ha presentato una proposta timida, ma che va in una direzione europea

I talk show e i dibattiti pubblici ci hanno abituato a ritenere questo argomento un fatto soltanto politico. Ma se la faccia è politica la questione della responsabilità civile dei magistrati, cioè fino a che punto questi debbano essere ritenuti responsabili, e punibili, per le loro decisioni in sede di giudizio, nella sostanza riguarda i diritti di ognuno di noi, e il nostro modo di relazionarci con il sistema giustizia. Nei fatti, la questione è stata risollevata nel momento in cui ieri il governo, nella persona del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ha presentato due testi di modifica della legge Vassalli che Nuovo Centrodestra e Forza Italia hanno giudicato una “retrocessione” rispetto alla situazione attuale. Ma per capire cosa è successo davvero, Aleteia si è rivolta al prof. Fabio Macioce, presidente dei Giuristi Cattolici Italiani.

Cosa prevede la legge Vassalli in vigore?

Macioce: In Italia esiste la responsabilità civile dei magistrati. È stata introdotta dalla legge Vassalli a seguito del referendum tenutosi verso la fine degli Anni 80; soltanto, è una responsabilità molto difficile da un punto di vista procedimentale e limitata da un punto di vista sostanziale, dato che è limitata solo ad alcuni casi di violazione di legge, dolo o colpa grave. La negligenza imputabile al magistrato per la legge attuale deve essere gravissima ed evidente. In questo caso – questo è il sistema attuale – l’individuo danneggiato dalla colpa, dall’azione dolosa o gravemente colposa del magistrato può rivalersi, cioè può chiedere un risarcimento danni, ma contro lo Stato. È lo Stato poi che può rivalersi contro il magistrato anche in questo caso in modo molto limitato, cioè con una somma pari ad un terzo dello stipendio del magistrato stesso. Quella del magistrato dunque è una responsabilità indiretta, attualmente.

E cosa cambia con la proposta del governo?

Macioce: Ora succede che, sia per ottemperare ad alcune leggi europee, sia perché c’era una volontà politica almeno apparentemente concorde di Forza Italia e del governo Renzi, si era deciso di introdurre delle modifiche a questa legge che rendessero la responsabilità più facile, più estesa e più onerosa per il magistrato. Più estesa – ed è questo il punto che ha fatto scoppiare il pandemonio ieri al Senato – vuol dire che Forza Italia (FI), nella persona del suo responsabile Giustizia Nitto Palma, intendeva proporre un’ipotesi di responsabilità per quei casi in cui il magistrato, senza alcuna motivazione consistente, decidesse di discostarsi dall’orientamento consolidato delle giurisdizioni superiori. In poche parole, FI vuole che se il magistrato vuole emettere una sentenza fortemente innovativa rispetto alla giurisprudenza costante delle sezioni unite della Cassazione, lo deve fare motivando in modo molto approfondito. Se lo fa motivando poco o per nulla, questo dovrebbe comportare un’ipotesi di responsabilità. Il ministro Orlando ha scartato questa ipotesi scatenando le ire di Forza Italia. Già era stato stracciato un emendamento della Lega che aveva proposto di introdurre una responsabilità diretta per il magistrato, quindi senza dover passare per lo Stato. Quello che il governo ha fatto è stato ampliare leggermente i casi di responsabilità, quindi non limitandosi ai casi più eclatanti, e aumentare la percentuale di retribuzione che può essere aggredita dallo Stato in sede di rivalsa.

Ma la questione è solo politica?

Macioce: E’ assolutamente politica, non è un problema tecnico. Si tratta di decidere quanto vogliamo far pesare sui magistrati le azioni di responsabilità per gli errori, le negligenze o le colpe commesse nell’esercizio delle loro funzioni. Si tratta di cercare un bilanciamento tra due principi. Da una parte c’è un sacrosanto principio di personalità personale per le proprie colpe: chiunque sbaglia è giusto che paghi, chiunque commetta qualcosa di riprovevole o cagioni un danno deve pagare la vittima per questo errore. Dall’altra parte c’è un principio che di fatto ha sempre limitato e limita in tutti i Paesi la responsabilità dei magistrati: la funzione giurisdizionale è talmente cruciale e delicata che va tutelata, e soprattutto va tutelata l’autonomia dei magistrati. Cioè noi dobbiamo garantire che i magistrati, nel momento in cui operano, si sentano liberi in scienza e coscienza di prendere la decisione che ritengono più giusta e conforme all’ordinamento.

Che succede se non c’è equilibrio tra i due principi?

Macioce: Se calchiamo troppo la mano sulla garanzia dell’autonomia decisionale dei magistrati, questi diventano dei soggetti “irresponsabili” per cui per qualunque decisione prendano, anche la più aberrante o discutibile, anche se sarà riformata nei gradi superiori, non verranno mai giudicati responsabili. Se si calca invece troppo sul principio della responsabilità il rischio è che i magistrati siano paralizzati nella loro azione perché intimoriti dal rischio di essere esposti a giudizi di responsabilità. Indurli ad un atteggiamento pavido e non libero non è qualcosa di auspicabile in un Paese libero. Che questo timore sia sensato è provato da quello che è successo ai medici: aver dato la stura alle azioni di responsabilità contro i medici, che oggi sono veramente pane quotidiano per gli avvocati, spinge questi o a “ipermedicalizzare” il paziente, cioè ad un accanimento terapeutico non perché lo ritenga giusto ma perché ha paura di essere citato in giudizio, oppure a distorcere la propria prassi, non perché la ritenga utile alla salute del paziente ma perché ha paura di essere esposto ad azioni di risarcimento. Ormai l’assicurazione che un medico si deve fare per esercitare è talmente elevata che in alcune branche della medicina è insostenibile: oggi le scuole di ospedalizzazione in ginecologia ed ostetricia rischiano di andare deserte perché i premi assicurativi che un ginecologo deve pagare sono i più alti in assoluto. Tutto questo inoltre manda i prezzi delle prestazioni private alle stelle, perché i medici devono caricare nella loro parcella la quota che loro devono all’assicurazione per esercitare. Questo è solo un esempio per dire che quando si difende l’autonomia del giudice non lo si fa per tutelare una casta, come spesso i giornali dicono, ma per tutelare un ruolo delicatissimo che è interesse di tutti mantenere il più possibile libero ed esercitato in autonomia. Dove stia l’equilibrio tra i due principi è un fatto del tutto politico. Non c’è una soluzione assolutamente giusta: la proposta del governo mi sembra timida ma non irragionevole, le proposte di FI a loro volta mi sembrano molto aggressive ma non irragionevoli.

Com’è il bilanciamento italiano rispetto a quello di altri paesi?

Macioce: Ad oggi noi siamo in quel gruppo di paesi che limitano di più le azioni di responsabilità dei magistrati, cioè abbiamo una disciplina molto protettiva nei confronti dell’autonomia dei giudici. Ma primo non siamo soli, e poi i paesi che sono più aperti all’idea dell’azione di responsabilità non è che non tutelino in assoluto l’autonomia. Non ci sono distanze abissali tra noi e gli altri paesi europei. La proposta del governo va in una direzione europea, perché tende ad ampliare l’azione di responsabilità, ma il panorama è molto vario.

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