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Il primo posto

From grief to hope

© kwest/SHUTTERSTOCK

Gilberto Borghi - Vinonuovo.it - pubblicato il 23/10/14

Vanessa mostra come il desiderio profondo, che anche i post cristiani si portano dentro, è quello di un Dio che sia l'inatteso, l'insperabile

È già la terza lezione consecutiva che Vanessa resta in classe. Una seconda. Non fa religione e l’anno scorso pure, senza aver dato nessun segnale di interesse. Chissà. O forse quest’anno è soltanto un caso, un momento. Ad ogni modo la sua intelligenza mostra tutti i segni di una sofferenza che le ha arato il cuore. Due occhi chiari e freddi nascondono una rabbia palpabile. E solo grazie ad una energia di base tosta, e una bella autoironia, non diventa troppo distruttiva.

Stiamo parlando di demonio. Tema ormai ineludibile, perché ritorna spesso in infinite loro domande. "Ok ragazzi, la parola "demonio" indica un essere intermedio tra Dio e l’uomo, divino, superiore all’uomo, ma inferiore a Dio. Nella classifica degli esseri più potenti al top c’è Dio, al secondo posto il demonio e al terzo gli umani". Ma Vanessa non ci sta. "No prof. al primo posto ci sono io". "Capisco la tua ironia Vanessa", le dico. "No prof. sono seria. Non credo che Dio esista e nemmeno il demonio. Sono solo idee che ci facciamo noi". "Beh se pensi così sei in buona compagnia. Un certo Ludwig Feuerbach attorno al 1840 lo aveva già detto: non è Dio che crea l’uomo, ma l’uomo che crea l’idea di Dio".

"No non intendevo in quel senso – ribatte lei – io voglio dire che Dio e demonio sono idee che ci facciamo per parlare del bene e del male che sentiamo dentro. Io credo che abbiamo un destino che ci guida e in quel destino il bene e il male si combattono, ma noi non sappiamo chi vincerà. E allora qualcuno può stare dalla parte del male e qualcuno da quella del bene". "Fammi capire Vanessa. Tu immagini che dentro di noi esistano due realtà, il bene e il male che sono in lotta continua. Noi non sappiamo l’esito di questa battaglia, che però il destino avrebbe già deciso, e così noi possiamo schierarci da una parte o dall’altra liberamente, ma in realtà la strada che sceglieremo è già decisa dal destino".

"Eh si prof. – fa lei – è così. Il primo della classifica del potere per me è quello che pensa a sé stesso e per questo sta bene più di tutti gli altri. Per questo penso di esserci io e non Dio, perché se Dio è il primo, Lui pensa a sé stesso. Invece io accetterei un Dio che mettesse me al primo posto". "Ah, Vanessa, mi piace molto quello che dici. Vediamo se ho capito. Tu non accetti che Dio esista perché se Lui ci fosse sarebbe al primo posto della classifica, visto che sarebbe bravissimo a pensare sempre e solo a sé stesso in modo da essere felicissimo. Ok?". "Esatto – mi ribatte lei". "E tu saresti al secondo posto – le dico – o anche più giù, e non potresti quindi essere felice al massimo. Ok? "Si è così – mi dice". Invece – continuo – accetteresti un Dio che pur esistendo metterebbe te al primo posto, cioè che si facesse in quattro per renderti felice. Ok?". "Esatto, ma Dio non è così, lui ci chiede sempre di stare dentro a quello che vuole lui e sembra fregarsene della mia felicità".

"Cavolo Vanessa, sono ammirato. Lo sai che hai centrato in pieno l’idea di Dio che Gesù Cristo ci ha mostrato che esiste?". "Cioè?", mi dice lei sorpresa. "Cioè che il Dio di Gesù Cristo è proprio così, si è fatto in quatro per renderci felici, smettendo di pensare solo a sé stesso nella sua eternità e decidendo di scendere al nostro livello, uomo uguale a noi, perché noi diventassimo come lui". "Ma non è mica questo quello che la Chiesa dice – ribatte con forza Vanessa -. La Chiesa dice che Dio ci comanda e che noi dobbiamo fare quello che vuole Lui. Così non mi mette mica al primo posto, ci resta lui". "Posso farti una domanda Vanessa? Come mai non riesci ad immaginare che il primo posto possa essere condiviso da Dio e da noi alla pari?". "Eh prof. sarebbe troppo bello. Questo risolverebbe tutto, è impossibile". "Allora Vanessa, sei tu che ti metti dei limiti e non vuoi immaginare che tu possa essere davvero felice del tutto. Chi ti ha detto che è impossibile?". "Lo so, prof., è impossibile".

Sono 28 anni che insegno, ma non mi era ancora capitato di trovare una studentessa così lucida e intuitiva, tanto da mostrare ad un tempo, quello che oggi siamo diventati e quello che il mondo vorrebbe vedere. Sì, perché, da un lato, le loro mille domande sul tema del demonio, annunciano una generazione che recupera una spiritualità selvaggiamente drammatica, in cui il sacro è colto solo come potenza assoluta, e si presenta alla loro esperienza essenzialmente come il "tremendo". Che se esiste rischia di annientare l’uomo, come Vanessa dice tra le righe e sente potentemente dentro di sé. Il Dio, cioè, colto sotto la categoria di "sacro primordiale". Che sembra essere il residuo di Dio, rimasto nella mente e nel cuore dei post cristiani.

Dall’altro lato invece Vanessa mostra come il desiderio profondo, che anche i post cristiani si portano dentro, è quello di un Dio colto sotto la categoria del "santo", cioè di colui che è diverso da ciò che si aspettano, che possono immaginare che esista. L’inatteso, l’insperabile. Un Dio che si fa in quattro per noi e ci mette, come lui al primo posto nel suo cuore.
Ma come mai Vanessa, e mille altri come lei, pensa che il Dio che la Chiesa racconta non sia quello che lei vorrebbe e che non osa sperare?

Qui l’originale

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