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Quanto mia suocera ha aiutato il mio matrimonio

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Revista Ser Persona - pubblicato il 21/10/14
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La migliore eredità, le lezioni di vita
Colei che ora è mia moglie, quando eravamo amici, mi invitò a cena a casa sua per conoscere la sua famiglia e far conoscere me ai suoi parenti. Si trattava della madre rimasta vedova di recente e di cinque fratelli tra sposati e single. Quella sera mi sono presentato ben vestito, con un dono per il mio piano di conquista e per mandare a tutti i presenti un segnale delle mie intenzioni. Arrivavo per motivi professionali in una piccola città, e anche se mi ritenevo un buon partito, ero, per così dire, secondo gli usi e i costumi, un perfetto estraneo; un tizio che chi lo sa che abitudini strane può avere.

È stata la mia futura suocera ad aprirmi la porta; alta, vestita in modo sobrio, espressione arcigna e gesti decisi. Mi sembra di vederla mentre mi squadra da capo a piedi con uno sguardo penetrante e inquisitore, come se non sapesse se farmi entrare. Nell’eternità di alcuni istanti, è sembrato che mi dicesse: “Ah, quindi sei tu che pretendi di avere la mia figlia adorata? Saprai che è un modello di virtù, buone abitudini e tutto ciò che questo significa”.

Mi sarebbe piaciuto dirle che lo sapevo, che conoscevo le buone abitudini e che oltre a un semplice mortale pieno di buone intenzioni potevo presentarmi come l’ingegnere Tal dei Tali, cercando di migliorare la prima impressione, ma intuii che il mio titolo non l’avrebbe colpita, per cui riuscii solo a dire un po’ titubante “Buonasera, c’è Sonia? Sono Gustavo”… Sentii che perdevo per knock out al primo round, senza riuscire a sentire nemmeno la campanella.

Durante la cena cercai di stare seduto ben dritto e di mangiare in modo educato, cercando allo stesso tempo di conversare in modo ameno e interessante, senza smettere per un istante di sentirmi soppesato e osservato dalla coda del suo occhio. Terminata la serata, mentre tornavo a casa pensavo: “La convincerò, perché ho più esperienza e cultura di lei, che alla fin fine non è che una signora rustica, senza istruzione, che ha educato e cura sua figlia. Dovrò sicuramente insegnarle qualche cosa”, mi dicevo.

A poco a poco fui accettato da lei e dal resto della famiglia. Sonia e io ci siamo sposati e sono arrivati i primi figli, che ho visto crescere in quel semplice contesto familiare di forti valori ed enorme ricchezza affettiva.

E quello che pensavo avrei dovuto insegnare a mia suocera?

È stato il contrario. Mia suocera, anche se effettivamente non aveva studiato molto, si è rivelata una persona di profonda cultura fatta vita in cui chiariva ciò che pensava dell’amore umano, del matrimonio e della famiglia. È stata lei a realizzare gli apporti più importanti al mio progetto di vita, come un faro con i suoi fermi atteggiamenti ornati sempre dai suoi detti e più che altro dai suoi fatti. Lo ha sempre fatto nel tempo che Dio le ha concesso di vivere, e se ne è andata lasciando un’eredità tale a tutta la famiglia che anche se è andata via è rimasta nelle nostre convinzioni.

Un’eredità che presento qui in poche parole e negli stessi termini che usava lei.

L’amore del buono è scelta libera e responsabile

Buone persone formano buoni matrimoni, per questo bisogna prima conoscere la persona, visto che il matrimonio, anche se si forma per amore, un sentimento buono, non è puro sentimento. È soprattutto decidere con buon giudizio, ed è per questo che può diventare una promessa del “per sempre”. Se fossero solo sentimenti, non potremmo giudicare che possa durare finché morte non ci separi, perché i sentimenti sono sentimenti, ed è necessaria la ragione per scegliere di continuare ad amare contro il vento e le maree. Nel matrimonio ci sono i problemi che vengono da fuori, come prove, ma alla fine quelli quotidiani sono i problemi che provochiamo con i nostri difetti nella convivenza, per cui bisogna imparare ad amare, non nonostante i difetti, ma con tutti i difetti. Cosa direbbe mio marito se mi sentisse… Che Dio lo abbia nella sua santa gloria.

L’amore va con tutto ciò che siamo

Come uomini e donne siamo molto diversi, e questo non serve solo a ballare insieme. Tutto ciò che abbiamo e che siamo – sentimenti, volontà, spirito e “altro” come maschio e femmina – è per amarci, aiutarci e avere figli perché Dio vuole così, e bisogna rendere grazie a Dio per questo amore, perché ci porta a Lui.

Nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore

Se l’amore implica tutto, include il fatto di essere fedeli, e ciò significa che dobbiamo sostenerci in tutte le circostanze della vita, amandoci sia in tempi di vacche magre che in tempi di vacche grasse, e se le vacche grasse portano al male sono meglio quelle magre. L’essere fedeli include, ovviamente, il “solo uno con una, e al contrario”. Non è da uomini né da donne degni fare i “farfalloni”, è peccato, non è giusto.

I figli sono il bene degli sposi

Per questo le persone si sposano, e non si tratta solo di averli, perché bisogna anche educarli con amore e buon esempio. Come dicevano ai miei tempi, tirare la corda quando è necessario e allentarla se si comportano bene…

La famiglia è per amarci molto

La famiglia è il posto migliore per nascere, crescere, vivere e morire, aiutandosi a vicenda ad essere migliori. Chiedete se non è così ai vagabondi, ai carcerati e a più di un single.

Mia suocera ha vissuto saggiamente la realtà dell’amore, del matrimonio e della famiglia. È stata molto felice e lo manifestava. Conoscendo la storia del suo matrimonio raccontata da lei stessa, so che il suo lavoro è costato e lei e al marito, perché l’amore prende la forma della croce e a loro non sono mancati malattie, problemi economici e perfino la perdita di un figlio. Alla fine hanno avuto i loro frutti: una solida famiglia di cinque figli “ben sistemati” e quindici nipoti. Tra le ultime cose che ha detto sorridendo c’è stato il fatto che se avesse avuto l’opportunità di tornare a vivere, l’unica cosa che avrebbe cambiato sarebbe stata sposarsi più giovane. E ha aggiunto, con un tenero sorriso come se stesse vedendo qualcuno, “Mio marito direbbe lo stesso”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]