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So chi sono e perché sto qui?

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padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 20/10/14

Scopriamo ogni giorno quel tesoro unico che Dio ha messo nella mia anima

Dio entra sempre nella nostra vita e la riempie di senso, non ce ne sottrae. Si ferma pieno d’amore e di rispetto e ci chiede con gli occhi aperti, in attesa, innamorato: “Cosa cerchi nel più profondo? Cosa ti fa soffrire? Perché non ti fermi e bevi? Perché non ti metti in cammino? Perché non vieni alla mia festa?”.

Sono le domande che ci pone Gesù nella vita, domande che cercano di dare un nome alla nostra sete più autentica.

Tante volte cerchiamo e andiamo a tentoni nell’oscurità lottando per trovare risposte: “Chi sono? Qual è la mia missione?” È questa la domanda più importante del cammino.

La sete che abbiamo, la vera sete, quella più profonda, quella che è inscritta nell’anima, ha a che vedere con ciò che siamo e con quello che possiamo diventare, con quello che scopriamo e con ciò che non riusciamo a svelare, con i passi già percorsi e le vie ancora da percorrere.

Sì, la nostra sete ha a che vedere con ciò che siamo, con l’immagine di Dio incisa nell’anima.

Gesù ci parla di sé, del senso della sua vita. Gesù ha trascorso la vita cercando, scoprendo. Con sete d’amore. Svelando il mistero del suo cammino. Si è spogliato della sua saggezza, si è mostrato debole, ferito, davanti ai suoi. Solo, spezzato, legato alla croce.

Ha camminato al nostro fianco aspettando, pieno di domande come noi. Ha dovuto decifrare segni, solcare mari, bere da bicchieri d’acqua. Ha avuto bisogno di sapere chi era, il senso di quel fuoco che gli ardeva nell’anima.

Voleva sapere il perché di quell’amore tanto forte per gli uomini, di quella necessità di raccogliersi in preghiera, di guarire tutti, di donarsi completamente. Gesù ha camminato, è andato nel deserto, ha pregato, ha chiesto al Padre cosa fosse quello che era nella sua anima di bambino. Ha scoperto il nome della sua sete. Ha saputo che era il figlio del Padre che organizza una festa. È il figlio amato, il prediletto.

Gesù ci svela la sua identità. Ci dice che Dio è quel padre pieno d’amore che vuole fare una festa per suo figlio. Il padre pieno di gioia che vuole condividere il suo amore con molti. E li invita a una festa.

Molti non hanno capito le parole di Gesù. Molti non hanno saputo di che festa parlava, di quale figlio, di quale padre. Gesù sapeva chi era. Era il fidanzato, era il figlio. Il motivo della gioia, il luogo stesso della festa.

Gesù è il volto del Padre, il sogno del Padre, la gioia del Padre. Gesù è la festa dell’incontro.

È il Figlio per il quale vale la pena di uccidere un vitello, di prendere il vino migliore dalla vigna e condividerlo con tutti. Il figlio sognato, quello che ha obbedito senza esitare, quello per il quale il Padre si rallegra e dona tutto.

Gesù ci mostra chi è e qual è la sua missione, la Sua parte più propria, il Suo ideale personale. Il Suo nome, quel nome inscritto nel cuore del Padre. E io? So chi sono? So qual è il mio nome, la mia missione?

Vale la pena di impegnare la vita a scoprire quel tesoro unico che Dio ha posto nella mia anima, quello che mi rende diverso da tutti, quel nome che Dio pronuncia ogni mattina e ripete ogni sera, che comporta una missione particolare. Quel dono per il quale vuole fare una festa e invitare tutti.

Sì, anch’io sono quel figlio. Sono il motivo della festa. Dio vuole fare una festa per me. Si rallegra per la mia vita e canta felice. Accoglie il mio dolore e organizza una festa. Quel dono che ho ricevuto è un compito. Il mio ideale personale. Il mio posto. Il mio carisma, il mio talento. Il nome della mia sete.

Gesù ha scoperto chi era pregando con suo Padre, guardando ciò che lo muoveva, i suoi sogni, la sua sete, ciò che lo faceva soffrire, il suo impulso a guarire, a toccare il cuore di ogni uomo, a perdonare.

Gesù ha avuto sete. Ha vissuto aspettando il “sì” dell’uomo. Dei suoi discepoli, dei malati guariti, dei suoi amici, della sua famiglia. Aveva sete d’amore. Sete di stare con i suoi. Sete dalla croce. Sete vedendo tanti uomini perduti, lontani, indolenti di fronte a un invito a vivere.

Sete di quel “sì” che è arrivato molte volte e di quel “sì” che forse non è arrivato mai. La sua sete di amare ciascuno, di dare la vita, di essere acqua per gli assetati e riposo per gli stanchi, mare e lago, pausa e cammino.

Ha scoperto il suo posto accanto al Padre. In una festa, in una vigna. La sua missione di donarsi totalmente per noi.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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