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Vedere l’acqua non placa la sete

Vaso de agua – it

© Antonio / Flickr / CC

padre Carlos Padilla - pubblicato il 17/10/14

La presenza di Gesù al nostro fianco ci calma, ci riempie, ci sostiene. È l'acqua, il problema è non vederla

L’altro giorno ho visto un quadro che ha richiamato la mia attenzione. Su uno sfondo bianco c’era un bicchiere con dell’acqua. Accanto al bicchiere c’era una rosa. La rosa stava marcendo visto che stava fuori dal bicchiere. Lo ha dipinto una monaca carmelitana, e il titolo era “La samaritana”.

Il bicchiere d’acqua è suggestivo. Il quadro parla di sete e di vita, di morte e di speranza, di oblio e di presenza, di distanza e di vicinanza. Parla del fatto di stare e di non sapere che stiamo. Di toccare senza arrivare a toccare. La rosa è fuori dal bicchiere e muore.

A volte nella vita siamo vicini all’acqua, molto vicini, ma non la tocchiamo. Ci sentiamo impotenti. Non riusciamo a bere dalla fonte. Ci secchiamo, marciamo, quasi senza rendercene conto. Ma il bicchiere d’acqua è pieno di luce e di vita. C’è ancora speranza.

Ascoltiamo: “Non temo alcun male, perché Tu sei con me”. Questa presenza di Gesù al nostro fianco ci calma, ci riempie, ci sostiene, è l’acqua. Il problema è non vederlo, passare oltre, essere occupati facendo altro. Non percepire la sua presenza misteriosa. Gesù è al nostro fianco. L’importanza di stare. Stare con senso. Stare nell’acqua e non accanto all’acqua.

Sotto una fonte, nascosto sotto la terra, c’è sempre un pozzo. Un pozzo profondo. Se non è così, la fonte non ha acqua. Dietro un bicchiere d’acqua c’è una fonte che riempie il bicchiere. Un bicchiere d’acqua ha senso solo se c’è qualcosa da cui esce l’acqua. Perché il bicchiere presto si vuota. Un bicchiere solo non placa la sete. Forse per un momento rimaniamo tranquilli, ma la sete è più profonda.

Il quadro ha molta luce, ma la rosa morendo ai piedi del bicchiere è desolante, oscura. Non possiamo fare niente.
Spesso mi capita di incontrare persone assetate, perdute, desiderose di trovare il senso nella propria vita. 

Mi piacerebbe placare la sete del mondo. Mi sento impotente. Diceva papa Francesco qualche tempo fa: “Noi guardiamo con indifferenza quando vediamo il nostro prossimo che ha fame”.

Ci sono molte persone assetate e senza direzione. Con sete d’amore, mendicando affetto. Gesù ha sete della nostra sete, della nostra acqua.

Madre Teresa diceva alle sue consorelle: “Dopo aver sperimentato la sete, l’amore di Gesù per voi, non avrete mai bisogno, non avrete più sete di queste cose che possono solo allontanarvi da Gesù, la vera Fonte vivente. Solo la sete di Gesù, sentendola, ascoltandola, rispondendovi con tutto il cuore, terrà vivo il vostro amore. Più vi avvicinate a Gesù e meglio conoscerete la Sua sete” (1).

Tanta gente assetata. Gesù assetato ci guarda perché diamo ad altri da bere. Ci piacerebbe mostrare il cammino a tanti uomini perduti, dire loro che c’è un pozzo, una fonte, un bicchiere. Far loro vedere che percorrono il cammino sbagliato, che stanno perdendo tempo.

Penso a ciò che provano molti genitori quando i loro figli sono perduti, quando non sanno dove andare, quando percorrono cammini pericolosi.

Perché nella vita ci sono vie che conducono alla vita e altre che conducono alla morte. Ci sono circoli da cui è molto difficile uscire una volta che ci si è entrati. Quando iniziamo a cercare ossessivamente ciò che pensiamo placherà la nostra sete, possiamo arrivare a giustificare tutto ciò che facciamo. Una menzogna porta a un’altra menzogna. Un po’ di violenza genera altra violenza. Un gesto di rabbia produce più rabbia.

Quando Dio ci guarda deve provare molta impotenza. Ci vede disprezzare le sue vie e seguirne altre. Ci vede bere dalle pozzanghere quando la sua acqua è cristallina. Ci vede lontani dalla festa che ha sognato per noi. Perché non amiamo, perché abbiamo altri desideri.

(1) J. Langford, Il fuoco segreto di Madre Teresa

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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