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Chiesa ufficiale vs missionari: una grande bugia

Misionera OMP – it

© OMP España

Alvaro Real - Aleteia - pubblicato il 16/10/14

Spiegazione del percorso del denaro della DOMUND e della necessità di un'amministrazione centrale

Molte volte ci viene venduta l'idea di due “Chiese”. La prima è la “Chiesa dei vescovadi” o “Chiesa del primo mondo”. Ci viene mostrata antica e anchilosata, piena di burocrazia, oscura e che non smette di chiedere soldi. L'altra è la “Chiesa dei missionari”, o “Chiesa del terzo mondo”, una Chiesa gioiosa e che si dona agli altri, che aiuta e difende i più bisognosi. La proposta di mostrare due tipi di Chiesa in contrapposizione è falsa.

Come potrebbero esistere i missionari se non ci fosse dietro un'amministrazione? Come potrebbero rimanere in missione senza il sostegno di una Chiesa diocesana che destina i suoi fondi al loro sostentamento? Come potrebbero svolgere il loro lavoro senza il denaro che la “Chiesa dei vescovadi” chiede ai fedeli?

In occasione della Campagna della Giornata Mondiale delle Missioni (DOMUND), che avrà luogo questa domenica, si è celebrato un seminario sul tema “La DOMUND allo scoperto”, nel quale si è spiegato come arriva e come viene usato il denaro che giunge attraverso le Pontificie Opere Missionarie.

Il vescovo del vicariato di Puerto Ayacucho (Venezuela), José Ángel Divassón, è stato l'incaricato di mostrare la realtà dell'apparente seconda Chiesa, quella “dei missionari”, e come compia “miracoli” con le poche risorse di cui dispone. Insieme a lui, due rappresentanti di quella che viene propagandata come “Chiesa dei vescovadi”, due amministratori del denaro della DOMUND in Spagna. Il loro lavoro non è escludente, ma complementare.

Un vicariato non si sostiene senza il sussidio della Santa Sede

José Ángel Divassón ha gettato alcune luci su come i missionari possano rimanere nelle zone in cui operano grazie all'aiuto della Santa Sede. Nel suo vicariato, i catechisti non riescono nemmeno a pagare la benzina, e il problema più grande sono gli spostamenti lungo il fiume. Ricevere denaro, i 70.000 dollari inviati dalla Santa Sede, è il primo passo, ma poi viene una buona gestione delle risorse.

Sono molti i problemi che incontra, da quelli organizzativi come l'assenza di un'entità bancaria a Puerto Ayacucho a quelli di mentalità – “la lotta contro l'assistenzialismo che ha prevalso nella mentalità indigena (la metà della popolazione) e dalla quale si inizia a uscire a poco a poco”.

Il presule ha voluto offrire la propria testimonianza per mostrare che si è “consapevoli dello sforzo di molta gente che ha offerto il proprio aiuto”.

Austerità, cura e controllo del denaro

Questa gente, che alcuni considerano la Chiesa ricca, è quella che offre l'aiuto; è la Chiesa “burocratica” o “amministrativa”, quella che lavora per raccogliere denaro attraverso le 70 delegazioni diocesane e che si sforza di essere austera e di prestare attenzione ai donatori.

Che percorso compie il denaro fino ad arrivare ai missionari? Lo hanno spiegato Josefa Ledo, dell'amministrazione delle Pontificie Opere Missionarie (POM) a Orense, e Isabel Santiago, dell'amministrazione della Direzione Nazionale delle POM.

“Sono soldi che odorano dell'umido delle sacrestie dei villaggi gallegos, che è come l'odore di incenso”, ha spiegato l'amministratrice di Orense, che ha anche sottolineato gli apporti delle scuole o le domiciliazioni periodiche di singoli.

Il suo lavoro è ringraziare i donatori, curare il trattamento personale, elaborare una ricevuta e creare uno scrupoloso piano di contabilità che arriverà alla Direzione Nazionale. È lì, ha spiegato Isabel Santiago, che si riuniscono le contabilità, si dà conto dell'imposta delle società e si effettua l'invio del denaro al Fondo Universale di Solidarietà di Roma. Si tratta di “rendere redditizio al massimo il denaro dei missionari”, senza assumere rischi e garantendo il capitale, hanno affermato dalla Direzione Nazionale.

Una volta a Roma, il denaro viene distribuito ai progetti in tutto il mondo: il 35% verrà destinato al mantenimento ordinario delle diocesi, il 55 % a progetti straordinari come la ricostruzione di una cappella o di un seminario e il 10% è riservato ad emergenze quasi sempre collegate a disastri naturali come le inondazioni.

Il denaro non va direttamente ai missionari, ma per motivi di sicurezza sono le nunziature a farlo giungere ai vescovi dei territori di missione, che a loro volta lo consegnano ai missionari. È molto importante seguire ogni euro destinato ai missionari.

Fernando Giménez Barriocanal, vicesegretario per le Questioni Economiche della Conferenza Episcopale Spagnola, ha concluso la tavola rotonda con una frase che riassume l'unità di queste due “Chiese” che alcuni vogliono rappresentare: “Nella Chiesa è più gratificante parlare del nostro ruolo che del denaro, ma grazie al denaro possiamo fare alcune cose, e senza denaro ci sono cose che non possiamo fare”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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