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Dio aspetta sempre

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 14/10/14

Perché aspetta tanto tempo impotente di fronte alla nostra libertà?

A volte ci dimentichiamo e accusiamo Dio di tutte le nostre disgrazie, dei desideri frustrati, dei progetti che non si trasformano in realtà, delle nostre debolezze e dei nostri limiti. Gli gettiamo in faccia la sfortuna, il destino crudele, la malattia e la morte, la perdita e l'oblio.

E allo stesso tempo, quando abbiamo sperimentato il nostro peccato, quando ci siamo chiusi al suo amore, alla sua compagnia, pensiamo che non vorrà più camminare al nostro fianco. Non crediamo del tutto alla sua misericordia.

Pensiamo come gli uomini, ma non come Dio. Vediamo un Dio giusto che ci castigherà per non aver fatto le cose giuste, per esserci confusi, per essere fuggiti. Pensiamo di non essere degni del suo amore e crediamo che Dio si sia dimenticato per sempre di noi. Ci accusiamo e ci condanniamo.

Quando Dio continua semplicemente ad aspettare, abbracciando la nostra vita, sostenendo le nostre decisioni. Il sì o il no fanno parte del cammino. L'errore e l'azzeccarci. Dio si mostra vulnerabile. Aspetta, ama.

Leggevo qualche giorno fa: “Dio desidera e decide di mostrarsi vulnerabile, tenero e sensibile di fronte alla nostra sofferenza, alla nostra ribellione, e in particolare di fronte al nostro amore o disamore”.

È un amore che aspetta e non si stanca di aspettare. Attende il momento della decisione importante della nostra vita in cui dubitiamo.

Cosa ci chiede davvero Dio? Cosa vuole da noi? Perché aspetta tanto tempo impotente di fronte alla nostra libertà? Perché non ci dice più chiaramente cosa desidera davvero e come e quando lo desidera?

Sorgono i dubbi. Il cielo aperto. Il mare davanti ai nostri occhi. Cammini nuovi e antichi. Solitudine. Dubitiamo. Vorremmo non dubitare mai, non doverci preoccupare per un futuro incerto. Decidere quasi per istinto. O che qualcuno decidesse per noi.

Ma non è questa la strada. La strada è quella che descriveva una persona nella sua preghiera: “Tu sei l'unico capace di trasformare un no in un sì, un'assenza in un cammino d'amore e di fedeltà. Tu sai tutto, Tu conosci il mio anelito a seguire le tue orme fino alla morte, fino al cielo. Insegnami a servire, Signore, a donarmi con semplicità, senza doppiezza, con nobiltà, con umiltà.

Insegnami anche a capire tutti, a non pensare male, a non criticare, a non giudicare né a credermi migliore, ad accogliere tutti. Ciò che vuoi da me è che mi preoccupi delle persone, di chiunque. Ciò che conta è sepolto sempre, in silenzio, alla base dell'anima. Ciò che conta sei Tu, Signore.

Voglio guardarti ogni giorno con le tue braccia aperte e mettere lì tutte le persone. Addolcisci con il tuo amore il mio cuore, addolcisci con il tuo amore la mia vita”.

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