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Cosa intende il Sinodo sulla famiglia per “gradualità”?

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ALESSIA GULIANI/CPP/CIRIC

Alice Heinzen - Aleteia - pubblicato il 14/10/14

Viaggio interiore di fede o accettazione di situazioni irregolari?

Il rapporto di metà Sinodo serve da punto centrale tra l’intenso ascolto della prima settimana e il raffinamento del dialogo della seconda. Questa “relatio” funge da sinossi abbozzata degli interventi e delle testimonianze che si sono susseguiti.

Come accade spesso, in queste bozze la terminologia può provocare confusione ed essere fraintesa facilmente. Un primo esempio è quello relativo all’uso del termine “gradualità”, menzionato per la prima volta nel rapporto all’apertura della seconda sezione, sottotitolata “Lo sguardo su Gesù e la gradualità nella storia della salvezza”.

Nel rapporto, il principio di gradualità è riferito al paragrafo 9 dell’esortazione apostolica Familiaris Consortio. Questo documento del 1981 descrive la gradualità e la sua importanza nella conversione personale in questo modo:

È richiesta una conversione continua, permanente, che, pur esigendo l’interiore distacco da ogni male e l’adesione al bene nella sua pienezza, si attua però concretamente in passi che conducono sempre oltre. Si sviluppa così un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio e delle esigenze del suo amore definitivo ed assoluto nell’intera vita personale e sociale dell’uomo.

È chiaro che la gradualità indica una via che si apre davanti a ciascuno di noi mentre procediamo verso Dio. Non è un salto di fede, quanto un processo passo dopo passo verso la santità personale. È un’ascesa, non un declino.

Quando ci è stata letta la “relatio”, ho temuto che il termine “gradualità” non sarebbe stato compreso dalla maggior parte dei lettori, perché sono pochi quelli che seguono il Sinodo e conoscono la piena spiegazione del termine della Familaris Consortio. La mia preoccupazione è che i lettori eguaglino “gradualità” e “relativismo”.

Il relativismo è del tutto diverso. È definito dal Merriam Webster come la convinzione che cose diverse siano vere, giuste, ecc., per persone diverse o in tempi diversi. In questo modo, il relativismo è la convinzione che tutti i punti di vista siano uguali; uno non è migliore dell’altro. La verità è condizionata dal tempo e dal luogo. Non è mai assoluta. La moralità dipende dalla valutazione individuale della situazione.

Nel contesto degli insegnamenti della Chiesa, la gradualità non è relativismo. La prima implica una via che porta tutti verso Cristo. È progressiva, il che vuol dire che ciò che una persona impara diventa un mattone su cui gettare il prossimo nuovo insegnamento e la prossima nuova esperienza. Il secondo suggerisce invece una varietà di passaggi più che una singola strada. Si riferisce a un insieme di esperienze e comprensioni che non costruiscono verso qualcosa o qualcuno. Sembra più un mucchio di pietre sparse a caso in un campo.

Il resoconto di metà Sinodo deve essere interpretato alla luce della terminologia corretta. Il principio di gradualità rivela un’unica via che ciascuno di noi sta percorrendo. Alcuni dei nostri sentieri sono dritti e stretti, altri si immergono in valli oscure e dirupi rocciosi. Ad ogni modo, tutte le vie vanno nella stessa direzione. Tutte portano a Dio, nostro Padre. Lentamente, passo dopo passo, siamo chiamati ad ascendere verso la nostra destinazione finale. È questo il messaggio della gradualità a cui si riferisce il documento.

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Alice Heinzen è la coordinatrice della Pianificazione Familiare Naturale presso l’Ufficio per il Matrimonio e la Famiglia della diocesi di LaCrosse, Wisconsin (Stati Uniti). Insieme al marito Jeff, che dirige l’Ufficio, è a Roma per assistere al Sinodo straordinario sulla famiglia come uditore su invito di papa Francesco.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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