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Carta dei diritti di internet, anonimato e libertà di pensiero i punti deboli

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 14/10/14

Si rischia di non tutelare le fasce deboli. Giaccardi: il documento va rivisto, positivo che il confronto avvenga in rete

Diritti su internet, si va alla consultazione pubblica. Il "sondaggio", come riporta Avvenire (13 ottobre), prenderà il via il 27 ottobre e fa parte di una iniziativa della Commissione di studio per i diritti e i doveri relativi a internet istituita dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha presentato una bozza di dichiarazione che potrà essere modificata e ridiscussa in base ai suggerimenti che arriveranno dai cittadini in 4 mesi di consultazione libera. 

DATI PERSONALI
La bozza è composta da un preambolo e da 14 articoli, ché propongono una serie lunghissima di diritti, da quello all’oblio a quello all’accesso ai propri dati personali. I temi sono tantissimi, prosegue il quotidiano dei vescovi, ognuno già oggetto di discussioni approfondite in sedi internazionali: ad esempio si stabilisce il diritto a chiedere la rettifica e la cancellazione dei propri dati personali, oltre al divieto di avere accesso ai dati personali presenti si dispositivi personali "senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria". 

ACCESSO A INTERNET
Nella bozza si dice però anche che, per salvaguardare le libertà civili e politiche, ognuno potrà comunicare elettronicamente "in forma anonima". Ci sono poi dichiarazioni di principio che si stenta però a vedere applicate, nel 2014, e in Italia: "Ogni persona ha eguale diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale", oppure: "Ogni persona ha diritto ad acquisire le capacità necessarie per utilizzare internet in modo consapevole ed attivo".

SPAZIO DI CONFRONTO
Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Antropologia dei Media all’Università Cattolica di Milano, commenta così ad Aleteia: «Il metodo è apprezzabile poiché è stata emessa una bozza, e l’idea di aver elaborato un documento e avviare una discussione in rete è molto positiva. La rete non è un medium, ma uno spazio pubblico e di discussione». In particolare uno spazio pubblico «richiede delle regole, non può essere anarchico, ed è importante che per esso ci siano norme condivise». 

LA NEUTRALITA’
E’ positivo che l’Italia «sia il primo paese dell’Unione Europea che elabora questo tipo di documento». Ed ancora, vi è «la consapevolezza che uno spazio nato in un contesto democratico può essere condizionato dai poteri forti». Ciò che nasce come contro-tendenza «rischia di essere strumentalizzato» nel sistema in cui si inserisce. Interessante che ci siano «alcuni diritti che ne consolidano alcuni esistenti, come quello relativo alla tutela dei dati personali, e poi ce ne sono nuovi, dall’accesso alla rete, alla neutralità, per garantire che tutti abbiano voce». 

AMBIGUITA’ SULL’ANONIMATO
Giaccardi evidenzia però delle criticità che vanno ridiscusse sin da ora. I punti deboli sono molteplici. A cominciare dall’anonimato: «Piattaforme come Facebook stanno facendo di tutto per far iscrivere gli utenti con nome e cognome reale. Qui l’anonimato viene agevolato, ma in una società democratica c’è il rischio che venga utilizzato non per il bene comune, ma per scatenare elementi problematici». La seconda questione è il diritto all’oblio: lo invocano i soggetti forti e bisogna delimitarne bene i confini. «Ad esempio si tutela chi ragiona in questo modo: "se ho inquinato il mare, poi nel tempo lo cancello"». 

GESTORI DELLE PIATTAFORME
Quindi l’articolo 11 che evidenzia la lealtà dei responsabili delle piattaforme. Essi sono tenuti alla lealtà nei confronti degli utenti, dei concorrenti e dei fornitori. «"Sono tenuti" che significa? Ci saranno sanzioni? Perché se non se ne prevedono, è privo di efficacia». Sempre l’articolo 11 definisce l’importanza della sicurezza della rete, «e tutti desiderano che ciò accada, ma in che modo? Non basta la dichiarazione, ma mettere in atto tutto ciò che può garantire l’obiettivo». 

IPOCRISIA SULLA LIBERTA’ DI PENSIERO
Infine l’articolo 12, altra criticità. "Non sono ammesse limitazioni della libertà di manifestazione del pensiero; deve essere garantita la tutela della dignità delle persone da abusi connessi a comportamenti negativi, quali l’incitamento all’odio, alla discriminazione e alla violenza". Questo il testo. «Dobbiamo darci o no dei limiti? E’ ipocrita mettere insieme le due frasi, perché sono due diversi modi di interpretare lo spazio pubblico. Si deve fare una scelta: o diciamo che lo spazio pubblico deve darsi dei limiti o la libertà di pensiero non va condizionata in alcun modo. O optiamo per una visione individualistica, ma il risultato non è desiderabile, oppure si stabiliscono dei freni al rigurgito di tutte le rabbie».   

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