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La Chiesa guarda al mondo con simpatia

Press Conference Synod of bishops – 13 Ottobre 2014 B Sabrina Fusco

© Sabrina Fusco / ALETEIA

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 13/10/14

Al Sinodo come al Concilio. Nella prima sintesi dei lavori attenzione a divorziati risposati e gay

Se, come ha affermato il presidente delegato, cardinale Luis Antonio Tagle, nel briefing con i giornalisti, la relatio post disceptationem è uno specchio attraverso il quale guardare il cammino compiuto, la prima sintesi del lavoro di confronto svolto all’interno del Sinodo straordinario sulla famiglia riflette una chiara volontà di apertura e di dialogo con il mondo da parte della Chiesa. Anche sui temi più difficili quali divorziati-risposati e coppie omosessuali. "Questo è lo spirito del Concilio Vaticano II – ha sottolineato mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e segretario speciale del Sinodo riportando l’opinione espressa da diversi padri sinodali -, lo spirito del testo conciliare Gaudium et spes con una Chiesa che guarda il mondo con simpatia e fa sue ‘le speranze, le gioie, le sofferenze degli uomini e le donne del suo tempo’".

Stamattina, nel corso dell’undicesima Congregazione generale del Sinodo, il relatore generale card. Peter Erdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest, ha presentato la relatio post disceptationem, una sorta di documento di lavoro intermedio, cui è seguita, ha riferito padre Federico Lombardi nel corso della conferenza stampa nella Sala stampa vaticana, una "ampia discussione, con 41 interventi che hanno occupato quasi due ore e hanno dato il senso di un cammino che continua".

"Work in progress" è la parola d’ordine, perchè la relatio è solo la sintesi della prima settimana dei lavori e, dopo l’approfondimento nei circoli minori, verrà redatto un documento conclusivo insieme a un messaggio per gli uomini di buona volontà. Tutto questo diventerà la base per la riflessione ulteriore che porterà all’Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi dal 4 al 25 ottobre 2015 con il titolo "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo" che oggi Papa Francesco ha convocato ufficialmente.

Alcuni orientamenti appaiono chiari. Intanto, ha rilevato mons. Forte, "l’attenzione alla legge della gradualità", contro il "rischio di voler tagliare le cose con l’accetta". Se è vero che "il linguaggio del Vangelo è ‘sì, sì no no’", tuttavia c’è una "logica del divenire, di progressività, di maturazione" di cui tenere conto. Esiste cioè "un modo articolato di partecipare al Mysterium Ecclesiae da parte dei battezzati" che risponde alla stessa logica del Concilio Vaticano II che 50 anni fa riconobbe "semi di verita’" nelle altre fedi rendendo possibile il dialogo interreligioso.

Per questo la relatio post disceptationem parla di un "accompagnamento pastorale che parta sempre dagli aspetti positivi" del matrimonio civile e "fatte le debite differenze, delle convivenze" cercando di trasformarle in "opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo". Il discorso comprende anche le convivenze tra omosessuali, persone che "hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana". "Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto – si legge ancora nella relatio – che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners". Inoltre, "la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli".

E, sollecitato dalle domande dei giornalisti, mons. Forte – che appare come l’estensore principale di questa parte del documento – ha precisato che "mi sembra evidente che le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze hanno dei diritti che debbono essere tutelati. Non equiparazione al matrimonio tra uomo e donna non significa non riconoscere diritti che vanno riconosciuti anche nella codificazione. E’ una questione di civiltà".

A proposito di riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati, i padri sinodali si sono espressi "per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze". In sostanza, afferma il documento intermedio del Sinodo, "non è saggio pensare a soluzioni uniche o ispirate alla logica del tutto o niente", ma "l’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale, sotto la responsabilità dal vescovo diocesano, e con un impegno chiaro in favore dei figli". "Si tratterebbe – dunque – di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti".

Ancora mons. Forte, a proposito dei modelli di cammino penitenziale proponibili, ha invitato a guardare alla storia della Chiesa: "Nei primi secoli si è discusso molto sulla possibilità per i vedovi di risposarsi". Alla fine la Chiesa disse sì ma sulla base di un "cammino penitenziale di preparazione". Sul modello della tradizione delle chiese orientali che ammettono nuove nozze anche se "il matrimonio vero resta il primo", si invita al "riconoscimento delle eventuali colpe nel fallimento del matrimonio" e si richiede "la disposizione a mettersi in ascolto di Dio per la conversione del cuore".

Il Sinodo straordinario sulla famiglia ha percorso più della metà del suo cammino ma, ha avvertito mons. Forte, "la discussione non è conclusa" e ancora molto lavoro attende il percorso fino all’Assemblea ordinaria del 2015. "Occorre ricordare – ha concluso il segretario speciale del Sinodo che ha studiato a fondo i docuementi e la storia del Concilio Vaticano II – che i punti di svolta del Concilio sono stati maturati proprio nei periodi tra le sessioni ufficiali dei lavori quando i vescovi tornavano nelle proprie comunità ed erano più vicini alla gente".

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