Anche il messaggio che emerge dai suoi film sulla famiglia non sempre ha trovato positiva accoglienza. Si è pentito delle scelte fatte come regista e produttore?
No affatto, si devono pentire semmai le persone che non hanno apprezzato le cose che ho fatto, si devono vergognare perché le loro critiche sono dettate da un piccolo personale egoismo”.
Di fondo c’è un equivoco, che non tutti si impegnano a chiarire: la famiglia intesa come sinonimo di sacrificio, rinuncia, fatica, abnegazione. Lei, che è sposato da più di 50 anni, ci può dire dove sta il bello del matrimonio?
Oltre a quello che ho già detto, il bello sta anche nella soddisfazione di aver generato dei figli che a loro volta hanno recepito e interpretato il messaggio in senso positivo e hanno costruito famiglie in cui i loro bambini non vivono con la cicatrice aperta dei figli dei separati. Io ne conosco tanti di ragazzi che vengono a lavorare con me, soprattutto come assistenti, e sono figli di coppie separate: nessuno al mondo potrà mai convincermi che il figlio di coppie separate è un figlio felice. Anche dopo 30 anni questo figlio desidera ancora che i genitori stiano assieme, perché è naturale pretendere di avere una mamma e un papà e di averli assieme. Quando metti al mondo un bambino, tu, papà o mamma, gli prometti di essere padre e madre per sempre, e questa è una promessa che è un vincolo e va rispettata.
Oggi i giovani che si sposano sono visti un po’ come degli eroi, o degli incoscienti. Cosa direbbe a coloro che sono spaventati dall’idea di un percorso che dura tutta la vita?
Le cose di cui si devono spaventare sono altre. Certo, l’amore nasce sempre dall’incoscienza, al contrario se la scelta della persona nasce dal calcolo è evidente che quella non è la persona giusta. Nella vita, qualunque cosa si faccia, ci deve essere una buona dose di incoscienza, la capacità di autoilludersi e di credere nei propri sogni. Se ho fatto questo tipo di mestiere, così improbabile e ad altissimo rischio, è perché sono stato incosciente quando l’ho pensato e immaginato, ma certamente non me ne sono pentito. Se avessi avuto paura di essere incosciente, e mi fossi ripiegato in una situazione lavorativa senza la possibilità di esprimere la mia creatività e di dire chi fossi, oggi non sarei quello che sono.