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Carlo Castagna e quel perdono “impossibile”

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Mirko Testa - pubblicato il 11/10/14
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Quasi otto anni fa l’agghiacciante strage di Erba, in cui morirono quattro persone
Ci sono storie esemplari che restano impresse nella memoria collettiva. Il perdono di Erba è una di queste. Un perdono così rapido da suscitare anche qualche perplessità. Un perdono autentico perché non frutto di improvvisazione, ma di una radicata scelta di vita cristiana.

Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto”, si legge nel Vangelo e Carlo Castagna aveva imparato a essere fedele alle parole di Gesù nelle piccole scelte della vita quotidiana. Ecco perché è stato in grado di farlo anche in quelle più difficili.

L’11 dicembre del 2006 la moglie Paola (57 anni), la figlia Raffaella (30 anni) e il nipotino Youssef (due anni e tre mesi), vengono sgozzati da Olindo Romano e Rosa Bazzi per futili liti di condominio. Viene uccisa anche la vicina Valeria Cherubini, mentre il marito di Raffaella era in Tunisia. Forse uno dei crimini più atroci della storia d’Italia, pianificato con almeno tre mesi e compiuto con una violenza terrificante.

Carlo Castagna, 72 anni, un uomo coriaceo, forte, di fronte a un bivio, ha fatto una scelta controcorrente, ha imboccato la scelta del perdono.

“Mia moglie e io – racconta in una chiacchierata con A Sua Immagine – avevamo sempre in mente una frase scritta sulla facciata di una chiesa di un paese vicino Erba, riferita alla croce: ‘Se mi accogli ti sorreggo, se mi rifiuti di schiaccio‘. Il perdono non è frutto del buonismo, né della mia bravura: è un dono che Dio ci dà perché la vita possa ricominciare”.

“Ogni giorno – continua – vivo la loro dipartita e la loro presenza. Nei giorni in cui si avvicina l’anniversario, poi, ricordo ogni dettaglio di come abbiamo vissuto i giorni precedenti, la preparazione del Natale, i presepi, ne abbiamo cinque e poi gli ultimi minuti di Paola. L’11 dicembre alle 20:05 avverto un brivido, il brivido della morte, della dipartita. Poi la vita continua con la certezza che loro mi sono sempre vicini. Quando entro nella mia stanza penso che Paola sia accanto a me, partecipi alle mie preghiere”.

Ma perché ha scelto di perdonare? “Non c’è alternativa a questo percorso – risponde –. In qualunque situazione si possa trovare, un cristiano deve opporre alla radicalità del male la radicalità del bene; anche in una situazione tragica come la mia che mi ha sconvolto l’esistenza. Come siamo amati da Dio, così dobbiamo amare i nostri nemici. ‘Che meriti avresti – dice il Vangelo – se ami solo coloro che ti amano?’”.

 

Insieme alla giornalista Lucia Bellaspiga, Carlo Castagna ha ricostruito la vicenda nel libro Il perdono di Erba (Ancora Editrice)