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Nobel per la Pace a Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi

Malala and Satyarthi

© AFP/Senado Federal

Aleteia - pubblicato il 10/10/14

Conosciamo da vicino le figure che hanno ricevuto il premio «per la loro lotta contro la repressione dei giovani e per i diritti dei bambini all’istruzione»

Il premio Nobel per la pace è stato assegnato congiuntamente all’attivista indiano per i diritti dei bambini Kailash Satyarthi ed alla pachistana Malala Yousafzay, che due anni fa fu ferita gravemente dai talebani per la sua lotta a favore dell’istruzione femminile.

Il comitato di Oslo ha dunque deciso di premiare una coppia di attivisti, per la loro lotta a favore dei bambini e del loro diritto all’istruzione. "I bambini – si legge sempre nel comunicato che accompagna il Premio – devono poter andare a scuola e non essere sfruttati per denaro."

Malala, la storia di una piccola grande donna
Malala ha 17 anni ed è la persona più giovane a essere stata mai insignita con un premio Nobel. 

«Nonostante la sua giovane età» si legge nella motivazione ufficiale «Malala Yousafzay ha già combattuto diversi anni per il diritto delle bambine all’istruzione ed ha mostrato con l’esempio che anche bambini e giovani possono contribuire a cambiare la loro situazione. Cosa che ha fatto nelle circostanze più pericolose». 

Nel libro "Asia Bibi, Malala e le altre. Storie di donne nella terra dei puri." Ed. San Paolo, si ripercorre per intero la vicenda della ragazzina pakistana che ha rischiato la vita per difendere il diritto all’istruzione per i bambini della sua terra. E non solo.

"La vicenda di Malala Yousafzai" si legge nel capitolo dedicato alla sua storia "è ormai nota al mondo intero anche grazie al suo libro autobiografico “I’m Malala” (“Io sono Malala”) scritto insieme alla giornalista britannica Christina Lamb."

Il fondamentalismo ha cercato di zittirla, ma la giovanissima attivista del diritto all’educazione è diventata il simbolo della resistenza culturale contro l’ignoranza. Contro la violenza e l’oscurantismo.

L’attentato talebano
"Lo scenario è la città d’origine di Malala, Mingora, nel distretto di Swat (nord del Pakistan). Dal 2007 al 2009 questa valle ai confini con l’Afghanistan è il regno incontrastato dei talebani. Fino al 2011 vengono distrutte o gravemente danneggiate circa quattrocento scuole, la maggior parte destinate all’educazione femminile."

"I talebani sostengono che queste scuole forniscono ai bambini – e soprattutto alle bambine – una formazione “occidentale” e “non islamica”. Dunque vanno punite. Così come vanno punite le ragazzine che reclamano il diritto di studiare."

"Il 9 ottobre 2012 Malala esce con le compagne dalla sua scuola, la Khushhal Secondary School. Deve tornare a casa. Si avvicinano alcuni uomini armati a bordo di una moto: le sparano alla testa e al torace. È un commando del Ttp: Tehrek- e-Pakistan Taliban."

Lotta per la vita
"La quattordicenne cade in una pozzanghera di sangue; comincia la sua lotta per la vita. I medici pachistani che la operano d’urgenza riescono a estrarre il proiettile che ha raggiunto la testa, ma successivamente la piccola viene trasportata in Gran Bretagna, a Birmingham, per essere operata di nuovo. Un altro intervento – si spera risolutivo – avviene nel febbraio 2013, quando i chirurghi inglesi le inseriscono una placca al cranio e un impianto per restituirle l’udito, compromesso dall’attacco. Il peggio sembra passato. Ma perché quella diligente alunna con gli occhi scuri e il capo coperto andava castigata? La violenza talebana l’ha travolta perché ha parlato. Ha osato alzare la voce e pronunciare quello che il terrore impedisce di dire a centinaia di migliaia di donne."

Il potere della parola
"Da quando aveva 11 anni, la studentessa ha tenuto un blog (sotto pseudonimo) per la BBC, raccontando l’incubo di Swat e le difficoltà di chi voleva, semplicemente, andare a scuola. L’occasione di questa esperienza le è stata offerta tramite il padre, preside in un’altra scuola. Un reporter pachistano che lavora per la BBC chiede al genitore se conosce una ragazza disposta a raccontare in un blog la vita quotidiana sotto il regime talebano. Vuole un punto di vista femminile. La bambina si entusiasma: vuole provare. Non ha paura, si nasconde solo dietro a uno pseudonimo e inizia a denunciare con candore l’orrore quotidiano. Scopre il potere della parola."

"Dopo l’operazione di ricostruzione del cranio, Malala assicura: «È grazie alle preghiere di tutti voi che Dio mi ha dato una seconda vita e la voglio utilizzare per servire la gente, per educare ogni ragazza e ogni ragazzo»"

Libertà di istruzione
"Malala è un simbolo di forza e coraggio: la teme chi odia la libertà di istruire ed essere istruiti. Ma con il suo fragile e triste volto, è anche la dimostrazione di ciò che non funziona in un Paese che ha bisogno di un’eroina bambina per riportare al centro del dibattito le esigenze reali della popolazione."

Satyarthi, un uomo sulle tracce di Gandhi
Satyarthi, 60 anni, meno conosciuto agli occhi dell’opinione pubblica, è un attivista indiano che dagli anni Novanta si occupa di difendere i diritti dei minori in particolare in India.

Satyarthi ha svolto delle campagne anche a livello mondiale: è stato coinvolto nelle attività del “Global march against child labor”, un grande e importante movimento che si occupa della difesa dei diritti dei minori e che ha come principali obiettivi la protezione dei diritti di tutti i bambini – specialmente il diritto di ricevere un livello minimo di istruzione – e l’eliminazione dello sfruttamento minorile sui luoghi di lavoro. (il Post, 10 ottobre)

Nella motivazione dell’assegnazione del premio si legge «Mostrando grande coraggio personale Kailash Satyarthi, continuando la tradizione di Gandhi, ha capeggiato diverse forme di protesta e dimostrazioni, tutte pacifiche, concentrandosi sul grave sfruttamento dei bambini per motivi economici».

La dedica ai bambini
Kailash Satyarthi, si legge sulle righe de La Stampa (10 ottobre) ha dedicato il Nobel per la Pace ai bambini che vivono in schiavitù. “È un onore per tutti quei bambini che soffrono in schiavitù, vittime del lavoro forzato e dei traffici”, ha dichiarato dall’India il 60enne attivista. “Conosco Malala personalmente e la inviterò a lavorare con me” ha poi aggiunto. 

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