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La pastorale si concentri sul vangelo della famiglia

Cardinal Kaspers Speech on DivorceRemarriage and Communion Marcin Mazur – it

Marcin Mazur/UK Catholic

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 10/10/14

Un libro esorta a metterlo al centro del Sinodo sulla famiglia in svolgimento in Vaticano

Il titolo del libro di Juan José Pérez-Soba e Stephan Kampowski, “Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale. Oltre la proposta del Cardinal Kasper” (Cantagalli), dice tutto: l'importanza del vangelo della famiglia nella Chiesa e nella sua vita e la necessità di non fermarsi solo alla questione della Comunione ai divorziati risposati e della loro posizione all'interno della realtà ecclesiale.

Per Pérez-Soba e Kampowski, la famiglia non è “una delle tante questioni umane”, ma “una parte essenziale della rivelazione divina”, perché “è imperniata nell’amore”.

Gli autori hanno preso come riferimento per il loro lavoro il testo del cardinale Walter Kasper “Il vangelo della famiglia”, che a loro avviso contiene “importanti riflessioni” ma anche “significative imprecisioni”, come il fatto di non essere stato in grado “di porre il vangelo della famiglia al centro delle sue riflessioni, a causa del suo essere troppo focalizzato su un punto, senz’altro importante, ma eccessivamente esiguo se assolutizzato”: la questione della Comunione ai divorziati risposati, di cui tratta il 30% del testo anche se il cardinale dice che non è l’argomento principale.

Anche il cardinale George Pell, arcivescovo emerito di Melbourne e Sydney e prefetto della Segreteria per l’Economia, affronta nella prefazione al libro la questione, indicando che la salute di un’organizzazione “si può misurare osservando la quantità di tempo e di energia dedicata alla discussione di vari argomenti. Le comunità sane non investono gran parte delle loro energie in questioni secondarie, e purtroppo il numero dei cattolici divorziati e risposati che ritengono di dover essere ammessi alla Comunione è molto ridotto”.

La questione dei divorziati risposati “è considerata sia dagli amici sia dai nemici della tradizione cattolica come un simbolo, una posta in palio nello scontro fra ciò che resta del cristianesimo in Europa e un neopaganesimo aggressivo”, osserva il cardinale. “Tutti gli avversari del cristianesimo vorrebbero che la Chiesa capitolasse su questo punto”. La dottrina e la prassi pastorale, però, “non possono essere in contraddizione fra loro”, e “non si può sostenere l’indissolubilità del matrimonio consentendo al tempo stesso ai 'risposati' di ricevere la Comunione”.

Pérez-Soba e Kampowski iniziano il loro testo affrontando la sfida culturale come chiave fondamentale per comprendere il ruolo della famiglia nel dialogo Chiesa-mondo, “un punto cardine per evitare le molte incomprensioni insufficienti del vangelo della famiglia”.

Proseguono scoprendo la centralità della famiglia nell’annuncio cristiano, “adottando la prospettiva di un Dio che si rivela come misericordia”, approccio che completano poi con una breve analisi di alcuni testi patristici che insegnano il modo in cui la Chiesa primitiva viveva la questione e passando quindi ad esaminare l’argomento dal punto di vista morale più attuale, considerando dunque “la strutturazione del soggetto morale mediante le sue azioni” e terminando col delineare quale potrebbe essere la pastorale adeguata alle sfide del nostro tempo.

“Dove si trova la bellezza della visione cristiana della famiglia?”, si chiedono gli autori. “Che cosa c’è di buono e che cosa c’è di nuovo nella buona novella che Cristo e la sua Chiesa hanno annunciato riguardo al matrimonio e alla famiglia?”

La vera novità portata da Cristo, spiegano, è il “per sempre”. “Il 'per sempre' è una buona novella. Chiunque abbia mai amato vuole che quest’amore duri per sempre. La questione è un’altra: non se lo vogliamo, ma se lo riteniamo possibile. E qui arriva la buona novella”. Ciò, riconoscono, va contro la cultura corrente, che come dice papa Francesco è una “cultura del provvisorio”.

La buona novella è che l'istante iniziale di un rapporto, la promessa dell'eros, può trovare il suo compimento nell'agape, che “la promessa dell'amore può essere mantenuta”, “l'amore può essere duraturo e fedele”. “Questa è la pietra angolare del magistero della Chiesa sulla sessualità umana e sul suo rapporto con l’amore”.

In questo contesto, “i requisiti dell’indissolubilità del matrimonio e dell’esclusività sessuale fra gli sposi non sono gravosi pesi che Cristo o la sua Chiesa addossano loro”, ma “i requisiti dell’amore stesso”, e l’insegnamento della Chiesa in materia di sessualità, matrimonio e famiglia come impartito lungo i secoli “non è affatto un ostacolo all’evangelizzazione, anzi”, come dimostra il declino delle adesioni a varie Chiese e realtà ecclesiali appartenenti alla tradizione anglicana e protestante che hanno rinunciato a insistere sugli aspetti moralmente più impegnativi del vangelo della famiglia – contraccezione, procreazione assistita, divorzio e secondo matrimonio, sesso prematrimoniale, benedizione delle unioni omosessuali – e il prosperare della Chiesa cattolica e di altre confessioni meno “indulgenti” al riguardo.

Per gli autori, il vangelo della famiglia va inteso come il punto di riferimento principale di tutta la pastorale, anche se “si tratta sicuramente di un desiderio piuttosto che di una realtà, poiché le nostre strutture pastorali sono ben lungi dal rispondere alle esigenze elementari della sfida culturale che la Chiesa deve affrontare”.

“Andare oltre Kasper significa precisamente invitare a compiere il passo che egli non ha compiuto, ovvero passare da una descrizione della bellezza del vangelo della famiglia alla sua capacità trasformatrice della pastorale della Chiesa, del soggetto morale e della cultura circostante”. “Voler risolvere un problema pastorale solo mediante il cambiamento di una norma è un errore e un legalismo non dichiarato”.

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