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Mettere recinti, non barriere

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© emp&isd / Flickr / CC

padre Carlos Padilla - pubblicato il 09/10/14

Quanto è difficile proteggere senza limitare la libertà! Ma il rispetto è sacro, Dio fa così con noi

Dio mette un recinto per evitare che ci allontaniamo. Ci tiene in un buon grado di sicurezza, ma permette che ce ne andiamo, che saltiamo il recinto. Non ci imprigiona. Rispetta la nostra libertà.

Dio ha bisogno di qualcuno che si faccia carico della vigna mentre Egli è assente. E manda una guardia e gli costruisce la casa. Egli ha cura della vigna, ma servono lavoratori e la affida a loro. Solo in seguito se ne va in viaggio tranquillo. Il padrone della vigna pianta, protegge, scava, costruisce, affida e se ne va.

Mi piace pensare a un uomo che lascia il cuore protetto. Manda noi. Siamo gli affittuari, i lavoratori. Il padrone ha un sogno, un tesoro, e se ne prende cura. Mette a guida della vigna persone nelle quali confida.

La vigna è il suo bene più prezioso. È il futuro assicurato con il vino. Tutta una vita. Chi ha un tesoro non teme nulla. Confida nel lavoro dei suoi.

Anche noi ci prendiamo cura di altri, di altre vigne. Quando amiamo la vita degli altri, quando ci appassioniamo per l’uomo, quando tocchiamo il cuore degli altri e ce ne prendiamo cura, quando godiamo delle piccole cose quotidiane, stiamo intonando un canto d’amore alla sua vigna.

A volte pensiamo che tutto ciò che ci allontana dal mondo, ciò che ci porta a Dio senza bisogno di intermediari, sia corretto.

Ci prendiamo cura anche di altre vigne. Mettiamo recinti, non barriere che impediscano i movimenti. Rispettiamo che seguano altri cammini. Sogniamo di proteggerle da tutti i pericoli e ci ossessiona ciò che può accadere loro, ma rispettiamo i loro passi come la cosa più sacra.

Quanto è difficile proteggere senza limitare la libertà! Quanto è difficile prendersi cura e lasciare che gli altri si espongano ai pericoli! Ma il rispetto è qualcosa di sacro. È quello che Dio fa con noi. Non ci incatena mai. Protegge la nostra vita. Se ne prende cura con amore. Si inginocchia davanti alla nostra libertà.

Magari intonassimo spesso un canto d’amore alla vigna di Dio nascosta nell’anima di coloro che sono al nostro fianco. Quella vigna unica, speciale, diversa da tutte, che Dio ha creato.

Quella vigna per la quale conta su di me. Mi chiede di amarla e di curarla, per poterne trarre il meglio, per aiutare a strappare le erbacce, con pazienza, con affetto, con speranza.

Ci sarà tempo per seminare e per raccogliere, tempo per aspettare e piantare, irrigare e scavare; tempo per strappare le erbacce e godere. Così fa Dio con ciascuno, con l’uomo. Siamo la sua vigna. La sua vigna amata. E ci chiede di amare altre vigne.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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