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L’Italia da salvare

Volontariato

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 09/10/14

Un libro edito da San Paolo racconta le piccole grandi storie di attivismo per dare centralità al patrimonio italiano

C’è un mondo che ha deciso di non girarsi dall’altra parte. E’ quello del cosiddetto “civismo”, quello delle piccole comunità che decidono di prendersi cura del proprio orticello non per chiusura, ma per senso di comunione. Credono fortemente che il modo migliore perché il piccolo museo, il parco, il castello, la piazza della loro città, grande o piccola, abbia un solo modo per restare al centro della loro comunità: agendo per essa. Se ne occupano per volontariato, nel tempo libero, una volta divenuti pensionati oppure nel dopo scuola. E’ una palestra di gratuità, lontana – purtroppo o per fortuna? – dal proscenio dei grandi giornali. Sono spesso vituperati da una certa “intelighenzia” che “sa”, che “ha le competenze”, per cui solo lo specialista può fare, può guidare, può sapere. E’ il dominio dello spezzettamento, sociale, culturale, politico. Il riflesso più grande è il dominio dei tecnici e della tecnocrazia. Una presenza necessaria, ma di supporto alle azioni della “polis”.

Di questa Italia attenta al bene comune, quello vero, quello vissuto sul territorio delle piazze e dei campanili, parla un piccolo e agile saggio di Luca Nannipieri “L’Italia da salvare. La fraternità attorno all’arte e alle bellezze dell’Italia” (San Paolo). Un libricino dicevamo, agile di circa 100 pagine in cui si raccontano storie ed esperienze, laboratori civici e di quartiere, progetti scolastici per capire e far capire e far uscire i tesori d’Italia dalla polvere dei libri degli specialisti e dare loro vita, un ruolo nella geografia urbana delle nostre città.

Il libro mette al centro non genericamente quindi i monumenti, ma gli sforzi personali di questi cittadini appassionati, che di giorno sono operai, tabaccai, pensionati, studenti, professionisti ma quando possono si riscoprono guide, custodi, restauratori, giardinieri. Vanno aiutati e supportati, secondo quel principio di sussidiarietà sempre evocato dalla politica italiana e raramente applicato, con la legge, con una guida preparata che non trasformi un atto di amore in un atto burocratico. Ce la faremo?

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