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Se Gesù ha assunto la natura umana perché non ha avuto moglie e figli?

Jesus – Child – Praying – it

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Toscana Oggi - pubblicato il 08/10/14

Non sarebbe stato più completo nella sua natura umana?

C’è una curiosità che ogni tanto mi torna in mente: si dice che Gesù ha assunto in tutto, tranne che nel peccato, la natura umana. Perché però non ha avuto una moglie, dei figli? Non sarebbe stato più completo nella sua natura umana? Magari è una sciocchezza, ma mi piacerebbe sapere come stanno esattamente le cose.
Lettera firmata

Gesù rivela indirettamente le ragioni del suo stato e del perché non si è sposato e non ha avuto figli, basta leggere Matteo 19,3-12, e specialmente il versetto 12, e lo fa in modo piuttosto chiaro.

L’annuncio, la missione, l’opera, la causa del «Regno dei cieli» è talmente prioritaria in lui e per gli uomini tutti, che richiede dedizione e donazione totale. L’attuazione e l’estensione dell’Amore di Dio, del suo Regno, della salvezza, della redenzione ha una priorità e un’urgenza su tutto che non può avere compromessi e mezze misure, richiede l’impegno e la consacrazione totale all’opera che è di Dio stesso: «vi sono alcuni che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli».

Lo stesso concetto Gesù lo ribadisce poco dopo, quando i discepoli impressionati gli chiedono: «E noi che abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo dato retta e seguito? … Chi ha lasciato tutto: moglie, figli, genitori, parenti, amici, riceverà il centuplo» (cfr. Mc 10,28; Mt 19,27; Lc 18,28).

È interessante come Gesù si metta proprio ad elencare con pignoleria cosa viene lasciato, e che cominci dalle persone e cose più importanti, proprio a sottolineare che per coloro, che vogliono lavorare per il Regno dei cieli, sono realtà che vanno abbandonate. In altri termini nella mente di Gesù non c’è nessuna opera così importante, imprescindibile e pressante come l’annuncio della Misericordia di Dio per l’umanità, e a questa opera chiede a se stesso e a chi lo segue di «abbandonare» tutto. Questo è il motivo del perché non si è sposato.

Altra cosa legata a questa è il fatto che la natura umana assunta dal Verbo, o dalla persona divina del Figlio, non può che essere individua. Ora la natura umana, che chiameremo Gesù, assunta dal Figlio Divino, poteva in effetti fare diversamente da quanto il Padre domandava: Gesù con insistenza asfissiante dice sempre che voleva fare solo e soltanto la volontà del Padre. È chiaro che il Figlio non può fare diversamente dal Padre essendo con lui un unico Dio, quindi: chi può agire diversamente, se non la natura umana di Gesù, come si evince dalle tentazioni (cf. Mt, 4)? E Gesù poteva perciò fare e vivere diversamente dal progetto del Padre e del Figlio, e sposarsi e avere figli, senza compromettere niente e nessuno perché era pienamente umano e quanto avrebbe fatto lo faceva come uomo. Se perciò Gesù, ossia l’umanità del Cristo, con caparbietà e costanza ha voluto realizzare quanto il Padre aveva progettato, significa che niente e nessuno può essere anteposto al Regno dei cieli, alla sua missione e alla sua attuazione. Dunque come è anche visibile nella vita e nell’opera di San Paolo non c’è posto per la famiglia e per gli amici e per beni materiali ecc. in coloro che lavorano per il Regno dei cieli.

Ultima questione: il non sposarsi e il non avere figli è una reale menomazione della natura umana? Di per sé no, perché quando si nasce veniamo individuati nella perfezione e pienezza della natura umana, o detto altrimenti un uomo o è tale o non lo è, nell’essenza delle cose non ci sono vie di mezzo: o si nasce esseri umani o non siamo esseri umani. E allora perché nella natura umana sono presenti due forme, maschile e femminile, di sessualità? Qui il discorso si fa complesso e difficile. Mi esprimo con un esempio banale e poco esemplificante: un albero è tale o non lo è, se lo è, esso è pienamente un albero anche quando non ha dato frutti e non ha messo le foglie. È vero che un uomo nella sua ampiezza d’essere è in relazione alla donna, e con la donna forma una sola carne, come dice Genesi: saranno un solo uomo (c. 2). Ma questo «mistero» umano è comprensibile alla luce della Trinità in cui ogni Persona divina è Dio e nello stesso tempo costituisce l’unità di Dio. Così l’uomo – chiaramente mutatis mutandis perché in Dio le persone divine non sono 3 individui ma 3 distinte relazioni che formano l’unico Dio – è umanità perfetta nella sua individuale persona, anche se la esprime pienamente nella relazione colla donna. Gesù ci vuol dire che la relazione che l’individuo umano pone con Dio, nella scelta di lavorare per il Regno dei cieli, è addirittura più importante e più qualificante che non la relazione, certamente perfettiva ed estensiva, che l’uomo può attuare in connubio colla donna.

In altri termini se un albero invece di produrre foglie e frutti producesse cardellini e rondini (si scusi l’esempiaccio), è vero che non esprimerebbe la sua «natura» coi frutti e colle foglie, ma non sarebbe menomato perché produrre uccellini sarebbe molto più qualificante delle foglie. Infatti chi opera per il Regno dei cieli prima di tutto genera «figli di Dio», e questo è più qualificante dei figli naturali.

Dunque dietro a quanto Gesù ci rivela nei Vangeli ci vediamo la chiara «logica» di Dio. Dio in Gesù Cristo sta attuando un progetto salvifico enorme: quello di rendere suoi figli tutti gli uomini, ora per «generare» questa nuova umanità ha bisogno di gente votata solo e soltanto a Lui, che non condivida con nessuno l’impegno esistenziale e vitale di quanto è peculiare della natura umana, proprio perché i figli prima che dal seno materno sono concepiti nella mente degli uomini. Così «l’operaio» di Dio bisogna che concepisca i figli, che Dio farà suoi, prima di tutto in sé stesso, nella sua mente, nel suo cuore. Senza questa «logica» il cristianesimo diventa una banalissima religione che sollecita ogni uomo al bene, mentre come primo compito deve generare «figli di Dio» e se non fa ciò rimane una fede senz’anima, svuotata del suo vero e fondamentale Spirito divino.

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