Intervista a Don Vittorio Fortini, autore di "Prima insieme e poi all'altare".
Convivenza, divorzio, matrimonio, figli..molti sono gli aspetti della famiglia su cui il Sinodo è chiamato a discutere. E sono gli stessi che molti sacerdoti affrontano quotidianamente nella loro attività Pastorale.
Convivenze. Chi convive desidera l’esperienza del “per sempre” insita nel matrimonio? C’è nella convivenza un fattore di paura di questa dimensione del per sempre e una crisi nella capacità di prendersi impegni e responsabilità, fare sacrifici?
Il “per sempre” non è una legge del matrimonio, ma dell’amore! Nel matrimonio diventa “per sempre” in forza dell’amore, considerato vita e natura stessa di Dio in noi. Il sacramento è opera di Dio che porta l’amore dell’uomo dentro l’eternità, che è la vita stessa di Dio.
La convivenza, decisione di vivere l’amore senza il sacramento, essenzialmente non è una povertà di amore, ma di fede! Vive l’amore come realtà terrena e umana, perciò priva di eternità. Spesso è anche un segno di crisi, frutto della paura, perché chi sceglie questa via considera di più la capacità e la volontà umana che non i doni della grazia. Se poi pensano e temono i sacrifici si può dire che questa scelta è anche segno di poco amore, perché per chi ama, i sacrifici non pesano.
Come la Chiesa è chiamata ad accompagnare le persone che scelgono questa strada anche qualora non decidessero per il matrimonio?
In quanto battezzati anche i conviventi appartengono alla Chiesa pur non partecipando pienamente alla comunione nella fede. La Chiesa non li giudica, semplicemente annuncia anche a loro la bellezza del matrimonio cristiano. Un annuncio ben fatto, con un linguaggio corrente e comprensibile, può aiutarli a capire cosa manca al loro amore. La Chiesa non può tacere o nascondere la bellezza di un amore che è riflesso di Dio e via di santità in quanto, essendo dono totale e fecondo, porta Dio all’uomo e l’uomo a Dio.
Divorziati. Forse per troppo tempo si è descritto il mondo come bianco e nero: da una parte i diritti civili dall’altra la chiesa “contro” il divorzio. Ascoltando il Papa si potrebbe dire che bisogna forse differenziare la posizione della chiesa rispetto al divorzio e quella rispetto ai divorziati. Qual è la sfida del sinodo rispetto a questo tema?
Per quanto riguarda i divorziati è importante precisare che la Chiesa parla di “divorzio” quando c’è stata la rottura di una relazione coniugale e si è avviato un altro legame. La rottura del legame nuziale senza nuovo legame è chiamata “separazione”.
Per la Chiesa chi è separato non è escluso dai sacramenti della confessione e della comunione perché considera tale stato di vita “provvisorio” e vede questi sacramenti come aiuto di Dio per una riconciliazione o revisione di vita perché riprendano ad amarsi ancora nel Signore.
Il divorziato invece è una persona che ha rotto la precedente relazione e ne ha costituito un’altra con una nuova persona, alla quale non può replicare la promessa solenne fatta precedentemente. Perciò il divorzio è una scelta libera e cosciente, fatta responsabilmente fuori dal patto stabilito davanti a Dio col sacramento del matrimonio.
La Chiesa non è padrona dei sacramenti, ma serva fedele del suo Signore, perciò non potrà mai accettare il divorzio, che a livello religioso non può esistere.