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Un Sinodo per parlare chiaro

Conferenza Stampa Sinodo dei vescovi – 6 Ottobre 2014

© Ary Waldir Ramos Diaz

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 06/10/14

Papa Francesco ha rivisto le regole per valorizzare il cammino comune della Chiesa

Il primo giorno del Sinodo reca forte l'impronta del cammino comune voluto da Papa Francesco. "Parlare con parresia, franchezza e ascoltare con umiltà" queste le coordinate indicate dal papa ai padri sinodali per il lavoro di questi giorni senza timore di dover piacere o non dispiacere al papa stesso. Per uno strumento, quello del Sinodo voluto da Paolo VI per esprimere l'ecclesiologia di comunione della Chiesa affermata dal Concilio Vaticano II, giunto a una nuova fase di maturazione.

Lo ha fatto rilevare il segretario speciale del Sinodo, mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, nella conferenza stampa che ha seguito la chiusura della prima mattinata di lavori della III Assemblea Generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi (5-19 ottobre "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione") occupata in gran parte dalla “Relazione prima della discussione” (Relatio ante disceptationem). "C'e' stata – ha detto Forte – una maturazione nella metodologia del Sinodo, che prima appariva forse troppo ingessato e lo stesso Benedetto XVI ha voluto introdurre gli interventi liberi che non costituiscono una aggiunta 'coreografica' ma permettono una discussione franca".

A partire da questo Sinodo Papa Francesco ha voluto che la relazione che introduce i lavori sia in italiano e non più in latino. Inoltre, come ha spiegato il Relatore generale, il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria), nel preparare la "relatio" egli ha potuto tenere conto degli interventi dei padri sinodali già inviati in Vaticano entro la fine di settembre. Di conseguenza il testo esposto stamattina "è già un lavoro sinodale", nel senso proprio del termine che significa "camminare insieme". D'altra parte lo stesso Instrumentum laboris cioè il documento di lavoro, era "il frutto dell'elaborazione delle risposte al questionario" inviato dal Vaticano a novembre scorso alle diocesi di tutto il mondo e che ha avuto un riscontro da parte dell'84% delle conferenze episcopali. "Il nostro lavoro, ora, – ha aggiunto Erdő – è consistito soprattutto nella sintetizzazione dei contributi giunti, o, per dirlo in modo poetico, nell'ascolto della voce della Chiesa".

Ascoltare la voce della Chiesa per rispondere alle esigenze pastorali poste del contesto odierno: questa la preoccupazione costante dell'assise convocata a Roma per parlare di famiglia. "L'aspetto innovativo più importante – ha spiegato mons. Forte – è che oggi c'è una inter-sessione tra il Sinodo straordinario e quello ordinario del 2015 che si svolgerà nelle Chiese locali e permetterà di coinvolgere i credenti e, perchè no, i non credenti, perchè la famiglia interessa tutti. Un'inter-sessione tra due tappe in cui coinvolgere la base della Chiesa, ma anche tutti coloro che potranno dare un contributo".

Il Sinodo che non si può assimilare a "un dibattito parlamentare con l'obiettivo di arrivare ad una maggioranza e una minoranza", è chiamato, secondo il Presidente delegato e arcivescovo di Parigi cardinale André Vingt-Trois, anch'egli presente al briefing, a "un lavoro di fondo per arrivare a costruire il consenso più ampio possibile" e "una volontà comune su obiettivi pastorali chiari". Per il Papa ha invitato alla franchezza e quindi non costituiscono nemmeno un problema le polemiche tra i cardinali sull'ipotesi di concedere la comunione ai divorziati risposati che hanno animato la vigilia del Sinodo: "Se non ci fosse la possibilità di riunirsi tra cardinali che hanno idee, teologie e paesi diversi, basterebbe dire ciò che si suppone sia l'idea del Papa e aspettare il bollettino vaticano, ma la Chiesa non è così e siamo liberi di esprimere idee diverse".

Di certo il tema della possibilità per i divorziati-risposati di accedere alla comunione è oggetto di grande aspettativa anche se il Sinodo ha un contenuto pastorale e non dottrinale o teologico. Il significa, come ha sottolineato mons. Forte, "non che gli aspetti dottrinali siano ignorati, ma non sono una clava da ribadire in ogni momento" ma bisogna avere "un approccio anche di 'tenerezza', perche' parlare in astratto di divorziati risposati può essere facile ma ci sono a volte bagagli di sofferenze… Se incontri queste persone, capisci le loro sofferenze e quindi servono tenerezza e misericordia nel dire la dottrina".

Sarà il Sinodo stesso a preparare la stesura del documento finale: il Papa – altra novità – non ha voluto riservarla a se stesso, come è sempre avvenuto finora, quando l'assemblea approvava delle 'propositiones' lasciando al Papa il compito di organizzarle e articolarle in una sua Esortazione Apostolica post-sinodale, pubblicata in genere due anni dopo l'assemblea.

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