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Perché sposarsi?

Marriage Sanctuary of Life Gabriel Li – it

Gabriel Li

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 05/10/14

Un libro aiuta il discernimento delle coppie che progettano il matrimonio

Perché sposarsi? Si tratta di una domanda sempre più frequente in una società in cui sono caduti tabù come la convivenza o le nascite fuori dal vincolo coniugale, e in cui quindi il matrimonio non è più una sorta di passo obbligato dal quale in passato erano esclusi solo soggetti emarginati.

Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese cercano di rispondere a questa delicata domanda in “Perché sposarsi? Viaggio tra obblighi, convenienze e scelte liberanti” (San Paolo), che mira a “riuscire a motivare l’importanza del matrimonio” “in senso sincronico e diacronico” “per dare spessore storico-antropologico, dal punto di vista umano, sociale e politico, a questa istituzione altrimenti recepita come imposizione”.

Le nuove generazioni, constatano gli autori, sono più demotivate nei confronti del matrimonio e “non tollerano una difesa dell’istituzione basata soltanto o prevalentemente sulla tradizione o sulla religione. Non sono disposte a sposarsi ad occhi chiusi come un tempo”. “Valutano la convenienza di una simile scelta di vita in relazione al miglioramento della qualità della loro esistenza e cercano di proteggersi dal rischio di peggiorarla o renderla insopportabile con paventati divorzi, separazioni e conflitti, di cui fanno esperienza quotidiana nella produzione letteraria, cinematografica, televisiva e all’interno delle famiglie allargate”.

Troppo spesso si riscontra “una prudente circospezione, che si trasforma in diffidenza e rinuncia al matrimonio sull’onda di una diffusa cultura del sospetto”. Appare “un’impresa” trovare la persona giusta, e si ritiene azzardato contare sulla tenuta della promessa d’amore nel tempo.

Non è facile per i giovani trovare chi li aiuti a “vederci più chiaro”, e del resto “non sarebbe possibile rispondere per procura, caricare sulle spalle degli altri la responsabilità. Ciascuno deve trovare dentro di sé la soluzione confacente e decidersi: sposarsi è giocare la propria vita, suppone una scelta personale, libera e responsabile, di cui ciascuno, in coscienza, si assume oneri e onori”.

In questo contesto, Di Nicola e Danese hanno scelto di trattare il tema declinando dieci ragioni fondamentali che fanno del matrimonio una risorsa indispensabile alla vita umana, anche indipendentemente dalla sua dimensione religiosa e sacramentale.

Non è escluso, osservano, che la crisi contemporanea del matrimonio possa “preparare in futuro coppie di coniugi più mature e motivate rispetto agli sposi 'tradizionali', regolarmente sposati in Comune e in Chiesa, che hanno conservato stabile il matrimonio, ma non di rado a prezzo di micro-violenze e sofferenze soffocate tra le mura domestiche”, così come al contrario non è raro constatare che convivenze giudicate “precarie e immorali” hanno “qualcosa da insegnare sul modo di impostare le relazioni interpersonali, per complicità e rispetto reciproco”.

Tra gli ostacoli che i giovani vedono oggi al matrimonio figurano il lavoro, spesso precario quando non inesistente, la casa, le spese per la festa, il costo di eventuali separazioni, divorzi e annullamenti, le difficoltà soggettive e culturali, la paura dell'altro.

Quanto all'ultimo aspetto, il tasso di incertezza implicito in ogni matrimonio viene moltiplicato da “una cultura individualistica, che esalta la libertà dell’io, facendo credere che è impossibile realizzarsi in due, senza la frustrazione di almeno una delle parti”.

La diffusione di modelli coniugali negativi, di dati sull’aumento di divorzi, separazioni, femminicidi e crisi matrimoniali ormai all’ordine del giorno, anche all’interno delle famiglie più tradizionalmente stabili e cattoliche, non fa che rincarare la dose.

“I mass media, strizzando l’occhio a femministe e maschilisti, esaltano la 'realizzazione dell’io' presentando donne lascive e infedeli, capricciose e dominanti, uomini che credono di poter fare ciò che vogliono con un essere umano, tanto più se è psicologicamente fragile o si prostituisce, aggiudicandosi per giunta il diritto di condannare e punire”.

Di fronte a tutto ciò, scrivono gli autori, “occorrono testimonianze positive, genitori fedeli e mondi vitali in cui ritrovare, vissuti e condivisi, i valori della famiglia per riattivare l’investimento fiduciario”.

“Un cambiamento di vita totale esige la vittoria della speranza nella riuscita del progetto di vita a due, il coraggio di entrambi gli sposi e una matura capacità di decidere sull’impegno da assumere, di prendersi serenamente la responsabilità di spendere la propria vita per qualcuno che si ritiene che meriti. Una forte carica di fiducia e di fede sono premesse fondamentali per poter trasformare la propria identità da single a consorte, ovvero coniuge nel suo senso etimologico (da cum= insieme e dalla radice jug ossia unire, da cui jungo, unisco e jugum, giogo, dunque, in senso figurato, un vincolo matrimoniale). Si tratta di una disposizione esigente a vivere nell’unità con un tu e camminare a due con lo stesso passo, come – figurativamente – nell’immagine di due buoi sotto un unico giogo”.

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