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Cosa c’è alla radice della crisi del matrimonio e della famiglia?

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Aleteia - pubblicato il 03/10/14
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La voce di Don Julián Carrón (CL) sui temi dell’imminente Sinodo dei vescovi sulla famiglia
«Il prossimo Sinodo dei vescovi possa aumentare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia e della sua bellezza nel progetto di Dio». E’ l’auspicio di Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, che ha invitato tutti gli aderenti al movimento a unirsi alla preghiera convocata per sabato 4 ottobre in piazza San Pietro e nelle rispettive città.

Crisi antropologica
In un’intervista comparsa su Avvenire (2 ottobre) Carrón va alla radice della crisi della famiglia sostenendo che "Siamo di fronte a una crisi che è anzitutto di natura antropologica. Prima ancora che un problema di rapporto tra uomo e donna, c’è il modo con cui ogni persona risponde alla domanda antica e sempre nuova: chi sono io? Quando c’è confusione sull’io, anche i legami diventano problematici. In un rapporto amoroso autentico, l’altro è vissuto come un bene talmente grande che viene percepito come qualcosa di divino."

Conviene sposarsi?
Si sofferma poi sull’indissolubilità del matrimonio aggiungendo che "Non è un problema solo dell’oggi. Duemila anni fa, quando Gesù disse «non è lecito separare ciò che Dio ha unito», i discepoli risposero: «Allora non conviene sposarsi». Perciò le difficoltà odierne non devono sorprenderci: anche loro pensavano che certe cose fossero umanamente impossibili. Cristo è venuto proprio per rendere possibile quello che all’uomo è impossibile. Per questo, al di fuori dell’esperienza cristiana l’indissolubilità del matrimonio o un amore "per sempre", che di per sé sono desiderabili per due che si amano, di fatto vengono percepiti come non possibili."

Lavoro educativo
L’intervista passa ai temi caldi del Sinodo e alla dialettica emersa negli ultimi mesi: forme di convivenza diverse dal matrimonio, unioni omosessuali, cambi di sesso, ecc. Don Carrón afferma che "Il punto di partenza è capire che dietro a molte richieste ci sono esigenze profondamente umane: il bisogno affettivo, il desiderio di maternità, la ricerca della propria identità. È a questo livello che bisogna rispondere, c’è un lavoro educativo da fare per aiutare le persone a cogliere la natura profonda delle esigenze che avvertono, e a capire che le ricette evocate sono inadeguate per rispondere a ciò che sta alla radice di quelle esigenze. Don Giussani diceva che «la soluzione dei problemi che la vita pone non avviene affrontando direttamente i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta». 

Nuove forme per comunicare il cristianesimo
Infine cita Papa Francesco nella Evangelii gaudium «non possiamo dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo e che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva». Per questo – continua il successore di Don Giussani – il Papa insiste che occorre trovare "forme o modi" nuovi «per comunicare con un linguaggio comprensibile la perenne novità del cristianesimo».