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Verso San Francesco: l’olio del Lazio farà brillare una speranza di pace

San Francesco d’Assisi

© Public Domain

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 02/10/14

Politici e francescani del Lazio rinnoveranno ad Assisi un rito che si compie da 75 anni

Il legame tra San Francesco ed il Lazio è forte ed antico. Come ha ricordato in una lettera il presidente della Conferenza episcopale regionale delle Chiese del Lazio, il cardinale Agostino Vallini, il suo itinerario spirituale ha condotto costantemente il poverello di Assisi ad attraversare la Sabina. Ciò è avvenuto sia nello svolgimento dei suoi viaggi a Roma, sia nelle soste nei paesi del reatino che oggi accolgono molti monasteri a lui dedicati, da Greccio, dove egli diede figura per la prima volta alla Natività, a Fonte Colombo, dove scrisse la regola con la quale sceglieva di vivere radicalmente il Vangelo. Per questo motivo il fatto che sia proprio il Lazio quest’anno – da tradizione questo pellegrinaggio è compiuto annualmente a turno da una regione italiana – a recare l’olio da far ardere nella lampada davanti alla tomba del Santo ad Assisi nel 75° anniversario della sua proclamazione a Santo Patrono è una circostanza che si riempie di significato. Le comunità francescane del Lazio stanno preparando questo appuntamento con grande cura e con molta emozione. Ne abbiamo parlato con il frate cappuccino Luca Casalicchio, segretario provinciale dei cappuccini del Movimento Francescano del Lazio, che è stato tra gli organizzatori della delegazione e ci ha spiegato il valore simbolico di questo evento.

Quali sono le tappe di avvicinamento alla festa di San Francesco?

Casalicchio: Il 1° ottobre è iniziato il triduo di preparazione a San Francesco, cioè i tre giorni che precedono la festa del santo. Tutte le comunità francescane vivono questi giorni con una particolare intensità, a seconda dei luoghi e delle abitudini. Soprattutto, nella serata del 3 settembre si celebrerà il Transito di San Francesco, ovvero si farà memoria del momento in cui il santo muore e va in cielo. Si tratterà di un attimo molto sentito, un’occasione di preghiera che sarà vissuta prima o dopo la messa, a seconda dei diversi contesti, in tutte le comunità francescane.

Come nasce la tradizione dell’olio e della lanterna?

Casalicchio: Questi simboli sono collegati alla proclamazione di San Francesco a Patrono d’Italia, avvenuta 75 anni fa quando era papa Pio XII. Quest’ultimo nel 1939 proclamò patroni d’Italia sia San Francesco d’Assisi che Caterina da Siena. Da quel momento è nata la tradizione che coinvolgeva le regione italiane di alternarsi nel portare ad Assisi l’olio da far ardere nella lampada accesa all’ingresso della cripta della tomba di San Francesco. Nel significato originale c’era il desiderio di affidare ad ogni regione a turno, a nome di tutte le altre regioni e dell’intero popolo italiano, l’intercessione presso il Patrono della nostra nazione. Quest’anno è toccato al Lazio, e sarà il presidente della Conferenza episcopale della regione a guidare la delegazione religiosa, mentre il sindaco del capoluogo di regione, e quindi Ignazio Marino sindaco di Roma, guiderà quella civile.

Da dove arriva l’olio che verrà offerto?

Casalicchio: L’olio verrà offerto dalle diocesi del Lazio. La lampada verrà accesa durante la celebrazione eucaristica che si svolgerà il 4 mattina (in diretta televisiva RAI) e sarà il sindaco di Roma ad accendere la lampada dopo aver offerto l’olio. La tradizione viene dal fatto che gran parte delle lampade al tempo in cui iniziò andava ad olio; ma il significato simbolico è quella di un’intercessione comune, fatta a turno ogni anno. L’olio è d’oliva ed è prodotto nel Lazio. Molte regioni hanno una produzione loro particolare e ci tengono ad offrire ciò che giunge dalle proprie terre. Per quanto riguarda la parte civile, parallelamente il sindaco di Assisi invita tutti i sindaci della regione che deve offrire l’olio e ognuno di essi reca il gonfalone del proprio comune. Allo stesso modo il vescovo di Assisi invita tutti i vescovi del Lazio e della regione interessata. Quindi la manifestazione è contemporaneamente civile e religiosa.

Qual è il rapporto tra un santo patrono e la sua comunità?

Casalicchio: Il rapporto tra il santo e la comunità è di intercessione, di protezione. Inoltre ci richiama alle radici comuni: se una particolare comunità nel corso dei secoli ha individuato in un santo il suo protettore è perché riconosce in costui o costei un legame storico, e quindi delle radici comuni della propria identità culturale.

La decisione di Pio XII fu la risposta a una richiesta?

Casalicchio: Credo siano confluiti insieme diversi elementi: da un lato c’era l’attenzione di Papa Pacelli all’Italia e al momento particolare che stava vivendo (era il 1939), dall’altro c’era il riconoscimento nei confronti di tutto il movimento francescano che aveva riacquistato una sua grande vitalità tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La stessa figura di Francesco era diventata molto popolare in quegli anni. Questa grande crescita fece sì che si sviluppasse anche l’ordine laico francescano, il Terzo Ordine, che oggi coinvolge tantissimi laici che vogliono vivere la spiritualità di Francesco d’Assisi. Francesco quindi divenne il punto di riferimento della nazione italiana. A quel tempo la sua figura era tornata ad essere popolare nella cultura e non solo. Anche il Fascismo si era richiamato a Francesco: il potestà di Assisi del tempo si era mosso molto in questo senso e aveva fatto ristrutturare la città in una certa ottica.

Con quale spirito quest’anno le comunità francescane si avvicinano al 4 ottobre?

Casalicchio: Da un lato l’impegno è quello della preghiera per la Pace. Anche papa Francesco ci ha richiamato più volte a questo impegno. Egli ci sta invitando a prenderci molti impegni di preghiera: pensiamo a quello del 4 ottobre in Piazza San Pietro alla vigilia del Sinodo. Dall’altro lato, il 4 ottobre per il movimento francescano significa fare il punto della situazione e rimettersi in cammino. Ricordiamo che Francesco stesso diceva: “io ho fatto la mia parte, ora sta a voi fare la vostra”.

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