L'arcivescovo Joseph Naumann parla delle sue aspettative in vista del Sinodo sulla famiglia
Joseph F. Naumann, arcivescovo di Kansas City (Stati Uniti), è un sostenitore deciso e innovativo del rafforzamento del matrimonio e delle famiglie. Come sacerdote e come vescovo da ormai 17 anni, ha sottolineato, tra le altre cose, la giusta preparazione al matrimonio, la formazione alla pianificazione familiare naturale (PFN) e l’arricchimento dei programmi per le coppie sposate, oltre ad aver predicato e scritto ampiamente sulla saggezza e la bellezza dell’insegnamento della Chiesa cattolica sull’apertura alla vita. In vista del Sinodo straordinario sulla famiglia (5-19 ottobre), l’arcivescovo Naumann ha acconsentito ad essere intervistato da Aleteia sullo stato del matrimonio e dei programmi di PFN a livello diocesano, su ciò che bisogna fare per rafforzare il matrimonio e le famiglie e sulle sue speranze per il Sinodo.
In generale, cosa stanno facendo le diocesi cattoliche negli Stati Uniti per preparare le coppie al matrimonio e formarle nei metodi di pianificazione familiare naturale basati sulla scienza moderna?
Quasi ogni diocesi ha compiuto uno sforzo concertato a livello di preparazione al matrimonio. La Chiesa cattolica investe più tempo, energia e risorse di qualsiasi altro gruppo di fede negli Stati Uniti per aiutare le coppie a prepararsi non solo alla cerimonia nuziale, ma a una vita in cui mettere in pratica i voti matrimoniali. Non possiamo ad ogni modo essere soddisfatti o compiaciuti dei nostri sforzi, perché vediamo troppi matrimoni cattolici fallire, soprattutto nei primi anni.
La cultura influenza i nostri giovani cattolici con un atteggiamento tossico nei confronti degli impegni per tutta la vita e dell’amore di sacrificio. Nella nostra cultura, l’amore è ritratto come l’altra persona che mi dà piacere o mi realizza più che come una lotta per sacrificare quotidianamente la propria vita per il bene del coniuge.
In particolare, bisogna rafforzare la nostra promozione della pianificazione familiare naturale. Sempre più diocesi stanno aumentando i propri sforzi in questo settore, ma l’insegnamento della Chiesa sulla generosità riguardo all’apertura alla vita è estremamente controcorrente. Dobbiamo motivare le coppie a sfidare le asserzioni e i pregiudizi culturali che dicono di rimandare il fatto di avere figli e/o di limitare il numero dei figli a un massimo di due. Sempre più diocesi stanno incrementando la componente della PFN per i loro programmi di preparazione al matrimonio. È essenziale che le coppie sposate che aiutano nei corsi di preparazione al matrimonio vivano l’insegnamento della Chiesa.
Può indicare qualche segno di speranza, qualche passo avanti compiuto negli ultimi anni?
Alcune diocesi hanno richiesto nella preparazione al matrimonio più che una semplice sessione introduttiva alla PFN. Qualche diocesi richiede che le coppie seguano un intero corso di PFN. Se è stata fatta resistenza di fronte a questo, le diocesi che hanno intrapreso questa via riferiscono che cinque anni dopo il matrimonio la grande maggioranza delle coppie pratica ancora la pianificazione familiare naturale. Nell’arcidiocesi di Kansas City, abbiamo la benedizione di avere una dottoressa che si è dedicata a diffondere la PFN. Ha una presentazione molto efficace sui più recenti dati scientifici sul cervello che riguardano l’impatto negativo della contraccezione su un rapporto di coppia. Un’alta percentuale di coppie di fidanzati, dopo aver assistito alla sua presentazione, intitolata “Una prescrizione per una vita lunga e felice”, ha scelto di seguire un corso di PFN completo.
Cos’altro deve essere fatto e perché?
La Chiesa deve incoraggiare e sostenere le coppie che si sforzano di vivere l’insegnamento della Chiesa sulla generosità nell’apertura alla vita. Le coppie che hanno più di due figli sono spesso derise, anche dai membri della loro parrocchia. Dobbiamo sottolineare nelle nostre comunicazioni la bellezza delle famiglie numerose, rimarcando la gioia di una vita familiare ben vissuta.