Ebrea ortodossa e araba cristiana raccontano il loro punto di vista sulla tragica estate di guerra in Israele e Gaza
Hedva Goldschmidt è un’ebrea ortodossa,
vive a Gerusalemme dove lavora nel settore della distribuzione cinematografica. Ha fondato
Go2Films, il cui scopo è quello di ampliare l’obiettivo sulla società israeliana attraverso i film, esplorando la pluralità della società israeliana, nei suoi aspetti umani, culturali e religiosi.
Jerusalem International Ymca, un’organizzazione conosciuta per il suo lavoro a favore della pace, della tolleranza e della convivenza tra comunità diverse a Gerusalemme (nel 1993 Ymca è stata candidata al Nobel per la Pace).
Popoli,
nel numero di maggio 2014. Qui abbiamo chiesto a Hedva e a Nuha di raccontarci il loro punto di vista sulla tragica estate di guerra in Israele e Gaza.
– Siamo tutti in guerra contro il terrore, rappresentato da Hamas, che è responsabile della distruzione e dell’uccisione dei cittadini di Gaza. Sono molto addolorata per i giovani soldati israeliani uccisi per difendere noi cittadini, lasciando giovani mogli incinte e bambini piccoli che non avranno più un padre. Sento lo stesso dolore per le donne e i bambini di Gaza, e per tutte le persone innocenti che sono stati uccise in queste settimane, e disprezzo Hamas perché spesso usa queste persone come scudi umani. Come credente ebrea credo che ogni essere umano è stato creato a immagine di Dio. Come madre, penso sia nostro compito formare entrambe le parti a rifiutare la violenza e l’uccisione di bambini innocenti, educare a comprendere e amare l’altro, non a odiare. Possono esserci conflitti, è normale, ma li possiamo risolvere con il dialogo.
Penso che ebrei ed arabi dovrebbero unirsi contro la violenza, contro il razzismo da entrambe le parti, e contro Hamas. Questo pur avendo opinioni politiche diverse e usando tutte le vie legali per un cambiamento. Dal momento che io non sono un politico, l’unico piccolo strumento che ho a disposizione è l’istruzione. Sto iniziando in casa mia, insegnando ai miei figli la tolleranza e l’amore per l’altro.
– Quando parlo della situazione in Terra santa, prendo in prestito da mio suocero questa analogia: mi sento come una bambina dilaniata da due genitori in lotta. L’israeliano è mio padre e il palestinese mia madre e io, come una bambina, posso solo sedermi in un angolo e piangere di dolore e di paura. So che c’è un’eco di disperazione e di impotenza in questa metafora; tuttavia, sinceramente io mi sento proprio così. Penso sia assurdo che le persone litighino pur sapendo che, alla fine della giornata, si incontreranno per parlare e cercare di risolvere le cose… È assurdo che così tanto denaro sia investito in guerra e in odio anziché nella pace… È un peccato che, piuttosto che guardare al positivo, siamo sempre costretti a concentrarci sul negativo.