Intervista al sociologo Mauro Magatti, ordinario presso l'Università Cattolica di Milano
La famiglia e soprattutto le sue “forme” sono spesso oggetto di discussione. Sembra che la liberalizzazione delle forme di convivenza sia la chiave per creare “più famiglia” nella società. Stiamo però assitendo ad una profonda crisi della scelta stessa di creare famiglia e, all’interno di queste, dell’impegno reciproco, delle responsabilità e della definizione dei ruoli.
Abbiamo chiesto al sociologo Mauro Magatti*, di spiegarci i tratti distintivi di questo fondamentale attore sociale, la sua evoluzione nel tempo e l’impatto di alcuni fattori culturali su di essa.
Ci può fare una sintesi delle tappe dei cambiamenti della famiglia in Europa?
La famiglia è stata un soggetto fondamentale della vicenda occidentale, e contraddistingue la sua storia: esistevano forme familiari prima del cristianesimo; quelle forme come la famiglia romana o le oikos greche sono poi diventate la famiglia, che è stata un soggetto plastico, cioè si è modificata pur mantenendo i due caratteri fondamentali ossia la intergenerazionalità e la eterosessualità. Fino a quando c’erano le città agricole le famiglie erano coloniche, poi con l’avvento della città si è creata la famiglia appunto cittadina sempre più nuclearizzata, fino al XXI secolo quando è cominicata la crisi che è ancora in corso.
Nei vari contesti culturali troviamo modelli di famiglia differenti. Esistono elementi comuni tra questi che permettono di delineare un modello?
I due aspetti fondamentali sono l’ intergenerazionalità – il legame tra generazioni ossia la capacità generativa e il legame figli-genitori – e l’eterosessualità, costituita nel suo nucleo centrale da un uomo e una donna. Nel contesto culturale di oggi ci sono contributi sicuramente diversi. La mia interpretazione è che per parlare di famiglia bisogna avere questi due assi.
Si dice che a favore delle differenze bisogna riconoscere tutti i tipi di famiglie e di convivenze. Questo crea davvero più famiglia? Se fosse così, come mai questa tendenza coincide con la crisi di cui accennava prima?
Da una parte la famiglia è in crisi perché si è nuclearizzata, quindi isolata da ciò che veniva prima, da ciò che viene dopo e da ciò che le sta intorno. Questo l'ha danneggiato e il nucleo si è spezzato. Bisogna riflettere su questo processo e capire che la famiglia è un contesto relazionale ed ha bisogno di stare essa stessa dentro ad un più ampio contesto relazionale. D’altra parte, a partire dalla combinazione di cambiamenti culturali come l’individualismo e la tecnologia – a partire dalla pillola, si è reso possibile creare forme di relazioni affettive e sessuali di diversa natura e genere. Credo che per un’esigenza prima di tutto di ecologia sia necessario definire la famiglia con le due caratteristiche che dicevo prima (intergenerazionalità ed eterosessualità).