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Don Di Noto (Meter): “Individuare le vittime dell’archivio pedopornografico di Wesoloski”

Josef Wesolowski

© Public Domain

Don Fortunato Di Noto - Associazione Meter - pubblicato il 26/09/14

Secondo il sacerdote da anni in campo contro la pedopornografia, dall'archivio è possibile riconoscere e salvare bambini

 “Ma perché gli investigatori vaticani non provano a individuare le vittime di Wesolowski contenute nelle «oltre 100 mila file a sfondo sessuale, ai quali si aggiungono più di 45 mila immagini cancellate» foto tratte dal suo archivio? E’ materiale importantissimo, di vitale importante per aiutare le vittime che hanno subito abusi, non solo dall’ex nunzio ma anche da altri probabili soggetti.”.

Così don Fortunato Di Noto, il sacerdote siciliano fondatore di Meter (www.associazionemeter.org) commenta il caso dell’ex nunzio a Santo Domingo, Josef Wesolowski, fatto arrestare da Papa Francesco a seguito delle pesanti accuse di pedofilia a suo carico.

IDENTIFICARE LE VITTIME. “Non si deve archiviare o distruggere il materiale trovato: possiamo, anzi dobbiamo provare a identificare almeno una delle vittime che sono in quelle foto. Chi salva una vita salva il mondo intero, e in quanto associazione cattolica che dal 2008 collabora con la Polizia Postale italiana, ha una esperienza nel campo unica nel suo genere da più di 20 anni, dice don Di Noto. Che precisa: “Voglio sottolineare che siamo qua per operare anche a livello internazionale. Questo materiale presumo proverrà da tutto il mondo: perché non passarlo in stretta collaborazione anche all’Interpol, dare il via ad un’operazione seria per la individuazione delle vittime? Il lavoro è immane, ma possibile – continua don Di Noto”.

Il materiale rinvenuto nel Personal Computer dell’ex nunzio potrebbe quindi essere una fonte importante da raffrontare con il data base dell’Interpol e/o della Polizia Postale italiana per cercare di individuare le vittime di questo mercimonio di bambini vittime della pedofilia e dello sfruttamento sessuale. Don Fortunato mette tutti in guardia su una cosa: “Non si riduca al fatto della ricerca di prove – importanti e vitali – per stabilire le responsabilità; ma siano messi a disposizione – nel rispetto del diritto – per dare risposta alle tante vittime. Se è vera la notizia di 100.000 file dell’orrore – così come titolano le prime pagine dei quotidiani – allora non possiamo non auspicare questa collaborazione. Lo studio delle immagini, la ricerca di elementi utili territoriali, particolari per risalire ai luoghi e alla fonte”. E inoltre: “La lotta alla pedofilia e alla pedopornografia arriverà ad una svolta seria ed efficace se la si considera un crimine contro l’umanità. Sono anni che chiediamo in questo senso un’intervento serio dell’Onu, magari con una convenzione internazionale. Una moratoria della pedofilia.”, conclude.

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